Gennaio 2025
Segnalazione 1
Ogni tanto capita di trovare in rete dei testi di grande utilità per gli studiosi.
È il caso di questo Suppellettile ecclesiastica I a cura di Benedetta Montevecchi e Sandra Vasco Rocca, Dizionari terminologici n. 4, edito da Centro Di, Firenze 1988 per conto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.
Lo si può scaricare all’indirizzo:
https://iccd.beniculturali.it/siti_tematici/pubblicazioni/ecclesiastiche1b.pdf
Archivio di Stato di Genova
Il progetto adotta un documento che chiude il suo percorso con un bilancio così positivo è un motivo di grande orgoglio per la Città di Genova, prima di tutto perché sono stati i Genovesi stessi a finanziare il restauro di 900 documenti di grande importanza senza che lo Stato, la Regione o il Comune dovessero erogare alcuna somma. Poi perché è ulteriore dimostrazione dell’importanza dell’Archivio di Stato che questi documenti custodisce e che è la diretta espressione del ruolo tanto peculiare quanto rilevante che la nostra Città e il suo territorio hanno rivestito nella storia. Il merito di tutto questo deve essere pubblicamente riconosciuto a colei che questo progetto ha ideato, diretto e curato con un impegno inimmaginabile, la dottoressa Giustina Olgiati, che meriterebbe di essere insignita del Grifo d’Oro, massima onorificenza della Città di Genova.
Dopo le battaglie sostenute da molti per evitare la chiusura dell’Archivio di Stato dopo le conseguenze del periodo pandemico, sembrava che l’Istituto fosse stato messo in sicurezza, pur senza quelle risorse necessarie e con un’apertura al pubblico regolare garantita anche se mai ritornata all’originaria fruibilità (il martedì la sala studio di Genova rimane chiusa per poter inviare il personale ad aprire la succursale di Genova-Campi in Val Polcevera, le giornate di apertura continuata anche al pomeriggio sono state ridotte da tre a due e il sabato l’Archivio è ormai sempre chiuso).
Oggi una riforma che non tento neppure di comprendere, arreca una offesa inaccettabile a Genova e un danno oggettivo al suo Archivio di Stato: l’istituto è stato declassato e non sarà più sede dirigenziale.
Detesto la burocrazia e poco mi importerebbe di questo fatto, che oltretutto avrà, se ho ben compreso, il vantaggio di riportare l’Archivio sotto la direzione dell’ottima dottoressa Francesca Imperiale, soprintendente archivistico e bibliografico della Liguria, che in passato ha più volte avuto la reggenza dell’istituto evitandone con il supporto dei funzionari la mortificazione. Ma il fatto mi risulta inaccettabile perché è un segno tangibile della scarsa considerazione che il Ministero della Cultura continua a dimostrare nei confronti di uno degli Archivi più importanti del mondo, che avrà sempre meno risorse rispetto a quelle già scarsissime.
Parlare di Archivio risulta sempre tema evanescente, ma vorrei porre all’attenzione di tutti coloro che non lo sapessero che quel sistema dei palazzi dei rolli destinati all’ospitalità dei personaggi pubblici riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e che porta a Genova un grande flusso di turisti e conseguenti risorse finanziarie per l’indotto turistico è stato riscoperto proprio grazie alle antiche carte recuperate nel nostro Archivio di Stato.
Molti sarebbero gli esempi dell’utilità concreta che la documentazione archivistica può rivelare, ma dovrebbe bastare alla nostra classe dirigente il sapere che questo bene culturale costituisce la memoria e l’identità dei nostri territori e quindi della nostra Nazione. Sappiamo tutti che se chiude un archivio non accade quasi nulla, mentre se chiude uno stadio scoppia una rivolta popolare, ma mi aspetterei che i ceti dirigenti sapessero andare oltre al semplice immediato consenso e comprendere il valore di una cultura che richiede studio e fatica, ma che può produrre risultati che se ben veicolati alimentano la coscienza civile nazionale.
Non è accettabile la declassazione di un Archivio che è oggetto dell’interesse di studiosi provenienti da tutto il mondo e che, considerati nei rispettivi ambiti culturali, ha un’importanza del tutto analoga a Pompei, al Colosseo e agli Uffizi.
Mi auguro che in molti indirizzino l’espressione del proprio sdegno alle istituzioni locali e nazionali, per una battaglia di civiltà che non ha etichette partitiche o di classe sociale, così come auspico che il governatore della Liguria e il sindaco di Genova si rivolgano al Ministro competente e magari anche al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica.
(estratto da una comunicazione di Andrea Lercari)
È anche possibile firmare una petizione: https://chng.it/HymXL67RwR
Mentre impaginavamo questo numero di Antiqua è giunta notizia di una visita del ministro della cultura Alessandro Giuli all’Archivio Storico di Genova. Ne dà conto un articolo di Bruno Viani sul Secolo XIX del 28 dicembre scorso. Speriamo bene.
Questioni terminologiche
Leggere le argomentazioni di chi contesta l’uso della parola “genocidio” per lo sterminio dei palestinesi potrebbe anche essere interessante, se fosse possibile considerarlo come un esercizio retorico che nulla a che fare con le vite umane di cui pretende di occuparsi.
Matteo Nucci (Il Manifesto 3 dicembre 2024).
Esperto Risponde
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