Una consolle ligure neoclassica con piano in scagliola

della Redazione di Antiqua

Il mobile che ci apprestiamo ad esaminare è un tavolo da muro (consolle) in legno intagliato e dorato con piano in scagliola policroma figurata [Figura 1].

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Figura 1. Consolle intagliata e dorata con piano in scagliola figurata policroma, cm. 110 x 55, Liguria, fine del XVIII inizio del XIX secolo, collezione privata.

I rilievi non sono di qualità eccelsa, realizzati in legno intagliato; la doratura risulta essere stata eseguita in foglia d’oro stesa a guazzo; il piano in scagliola poggia su una base in pietra grigia [Figura 1 a].

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Figura 1a. Particolare della parte in pietra sottostante del piano, utilizzata come base a cui è stata sovrapposta la scagliola.

In base a diversi confronti, la consolle può essere definita di ambito ligure (nota 1), anche se la presenza di una serie di tre dentelli sotto il piano, inconsueta in Liguria [Figura 1b], è da considerare un “francesismo” più frequente in altri contesti come Torino, Parma e Napoli.

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Figura 1b. Particolare dei dentelli di gusto francese all’attacco della gamba nella mazzetta.

L’analisi tecnica, condotta sulla base di una documentazione fotografica, ha consentito di verificare che la struttura a vista è in legno di abete – anche in ciò compatibile con la Liguria – priva di tracce del cosiddetto “giallo dorè”, in genere diffuso nella seconda metà dell’Ottocento. La costruzione, infine, è anch’essa coerente con una datazione tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo [Figure 1c e 1d].

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Figure 1c e 1d. Particolari dello schienale (a destra) e della parte interna dove si può vedere sia il sottopiano in pietra sia l’innesto della gamba nella fascia anteriore e in una fascia laterale.

Abbiamo reperito due confronti abbastanza stringenti.
Il primo è con una coppia di consolle passata in asta da Farsetti nell’estate del 2023 come mobile ligure del XVIII secolo [Figura 2].

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Figura 2. Consolle intagliata e dorata con piano in marmo, cm. 124,5 x 61, altezza 92, Liguria, fine XVIII, Farsetti giugno-luglio 2023 n. 100.

Forma e decori sono assai simili a quelli del mobile di Figura 1, fatta eccezione per la mancanza dei dentelli sotto la mazzetta e per la serie di foglie, intagliate a rilievo sulla fronte, al posto dei racemi fogliati. Queste foglie non solo vengono richiamate alla base della gamba sia nella consolle di Figura 1, sia in questa, ma compaiono intarsiate su alcuni mobili appartenenti a una famiglia di cui si dibatte se sia ligure di influsso lombardo oppure lombarda tout court (nota 2).
Il motivo intagliato al centro della fronte mostra tre colombe che si abbeverano a una sorta di vaso, un decoro diverso, ma paragonabile a quello della consolle in discorso [Figura 2a, nota 3].

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Figura 2a. Particolare della consolle di Figura 2.

Il secondo confronto è con una consolle con specchiera, proposta sul mercato antiquario statunitense senza indicazione di provenienza (nota 4) e con una datazione al XIX secolo che però non impedisce la richiesta di una cifra ragguardevole (circa 28.000 $) [Figura 3].

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Figura 3. Consolle con specchiera, intagliata e dorata con piano in marmo di Trets, cm. 129 x 50,5, altezza 92, XIX secolo, mercato antiquario statunitense (Florida).

Quest’ultimo mobile, rispetto alla consolle di Figura 1 ha le gambe a tronco di cono, anziché di piramide e una diversa strozzatura tra mazzetta e la gamba medesima, ma gli intagli fitomorfi sulla fascia sono del tutto simili ed è pressoché identico l’intaglio al centro della stessa [Figure 1e e 3a].

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Figura 1e. Particolare dell’intaglio al centro della fascia della consolle di Figura 1.

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Figura 3a. Particolare dell’intaglio al centro della fascia della consolle di Figura 3.

È curioso notare che questa iconografia delle colombe che si baciano rimanda a un rilievo in pietra di epoca preromanica, all’interno di una lunetta che si trova proprio a Genova, più esattamente nella Chiesa di Santa Maria di Castello [Figura 4].

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Figura 4. Bacio tra tortore-colombe, pietra, epoca preromanica, Genova, Santa Maria di Castello (fonte stilearte.it).

Passiamo ora a considerare il piano in scagliola, decorato con un motivo neoclassico al centro di una riserva circolare su base in finto porfido all’interno di una bordura di colore nero con tralci color ocra. È evidente l’intento di riprodurre sia la pregiata pietra ampiamente utilizzata nel mondo classico, sia il cromatismo tipico della ceramica a figure rosse [Figure 1f e 1g].

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Figure 1f e 1g. Particolari del piano della consolle di Figura 1.

Suscita un certo stupore che una consolle ligure porti un piano in scagliola anziché in uno delle tante qualità di marmo che la Ligure ha esportato ovunque (nota 5) Per contro, non si conoscono botteghe liguri specializzate nella produzione di scagliole artistiche (nota 6).
La scagliola è di ottima fattura e alcuni degli esperti interpellati hanno suggerito che possa essere fiorentina o romana, mentre l’unico confronto plausibile è stato trovato in una coppia di scagliole passate in asta da Wannenes nel 2014 con una datazione all’ Ottocento [Figura 5, nota 7].

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Figura 5. Piano in scagliola (uno di una coppia), possibilmente Napoli, XIX secolo, Wannenes settembre 2014 n. 285.

Da qui si fa strada l’ipotesi che il piano, ancorché sostanzialmente coevo, non sia originariamente nato per la consolle, ma vi sia stato collocato successivamente. Questa eventualità sarebbe confortata dalla mancata sintonia tra l’intaglio delle colombe che si baciano al centro della fascia (vedi ancora Figura 1e) e la raffigurazione sul piano (vedi ancora Figura 1f).
Essa rappresenta il Carro di Diana o della Luna, particolare degli affreschi dipinti da Pietro Bonaccorsi, meglio noto come Perin del Vaga (1501-1547), per l’appartamento Borgia nei Palazzi Vaticani [Figura 6].

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Figura 6. Perin del Vaga, Carro di Diana o della Luna, affresco, Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamento Borgia (fonte Fototeca Zeri scheda n. 15621).

La stessa scena è stata incisa da diversi autori in varie epoche dal XVII al XIX secolo, quasi sempre dichiarandola tratta da un’invenzione di Raffaello, a lungo ritenuto l’autore degli affreschi dell’Appartamento Borgia (nota 8). Tra le tante stampe, abbiamo deciso di mostrare quella di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) che è quella che più si avvicina cronologicamente al piano in scagliola e che potrebbe quindi aver fatto da modello [Figura 7, nota 9].

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Figura 6. Giovanni Battista Piranesi, Char de la Lune or de Diane (Carro della Luna o di Diana), incisione, n. 1039.b 2.

NOTE

[1] La consolle ligure in stile Luigi XVI presenta, in genere, fronte è scandita da un decoro intagliato nella parte centrale, spesso all’interno di una cartella rettangolare, e da decori intagliati ai lati. La mazzetta è quasi sempre centrata da un fiore, segue talvolta una strozzatura a sezione circolare che si apre su un decoro fogliato; la gamba vera e propria, sia a tronco di cono, sia a tronco di piramide, è scanalata e presenta un terminale fogliato prima di un piccolo piede a cipolla [Figura A].

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Figura A. Consolle intagliata e dorata con piano in marmo, Liguria (Genova), fine del XVIII secolo, Boetto 14.12.2020 n. 39.

[2] Si rimanda all’articolo Milano o Genova … o l’anello di congiunzione (luglio 2019) [Leggi ], ivi, in particolare, la Figura 6.

[3] Questo particolare motivo si ispira probabilmente a un mosaico conservato a Roma nei Musei Capitolini [Figura B], oppure a quello celeberrimo che si trova a Ravenna nel Mausoleo di Galla Placidia [Figura C].

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Figura B. Colombe che si abbeverano (particolare), mosaico, provenienza: Villa Adriana a Tivoli (1737), Roma, Musei Capitolini, inv. MCO402.

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Figura C. Colombe che si abbeverano (particolare), mosaico, Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia.

La presenza di piano che si dichiara in marmo Trets – comune della Provenza – non sembra per ora sufficiente a spostare queste e le altre consolle fin qui esaminate in Francia, a meno di non considerarle un modello condiviso tra il Sud Est della Francia e la Liguria. La circostanza che si tratti effettivamente di un marmo di Trest non è, per altro, verificabile. Inoltre, nelle botteghe genovesi del XVII e XVIII secolo, sono stati inventariati anche marmi non liguri, tra cui, ad esempio, il rosso di Francia che si estraeva a Caunes-Minervois nella regione dell’Occitania (da una slide proiettata dal dott. Roberto Santamaria nel corso della conferenza Pietre “di diversi colori come l’arco celeste”: il marmo a Genova nell’Età moderna tenutasi presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze in data 25 gennaio 2023).

[5] Della diffusione del marmo ligure si è parlato nella conferenza citata nella nota precedente. Sullo stesso argomento è di prossima pubblicazione un volume dello stesso Roberto Santamaria dal titolo Marmor nostrum in Mare Nostrum. Genova e l’affermazione di una Repubblica del marmo nell’Età moderna.

[6] Micaela Mander, comunicazione del 1° agosto 2024. Sulla scagliola intarsiata, si rimanda all’articolo La scagliola intarsiata (14.2.2008) [Leggi]. Si veda anche: Silvia Botticelli-Modestino Romagnolo (a cura di), Alchimie di colori. L’arte della Scagliola. La collezione Bianco Bianchi di antiche scagliole dal XVII al XIX secolo, catalogo mostra ECRF Firenze 18 Ottobre 2012 – 6 Gennaio 2013, Polistampa, Firenze 2012 [Vedi].

[7] Per quanto riguarda le difficoltà di assegnare a un preciso ambito geografico alcuni mobili decorati con soggetti tratti dal repertorio classico si rimanda all’articolo Mobili romani di gusto etrusco-pompeiano (luglio 2024) [Leggi] e quelli che lo hanno preceduto, ivi richiamati.

[8] Ci si è interrogati su chi possano essere le due figure femminili che trainano il carro. Una ricerca effettuata sul LIMC (Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurigo e Monaco di B., 1981-1999) ha consentito di verificare che, in corrispondenza delle voci Artemide/Diana/Luna non viene segnalata l’iconografia di un carro trainato da due figure femminili, mentre compare in corrispondenza della voce Afrodite. Non si tratta quindi di un’invenzione rinascimentale, bensì di una sua ripresa. Quella che si ritiene una delle sue prime rappresentazioni in epoca rinascimentale è negli affreschi del Perugino (1446-1523) per la Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia [Figura D].

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Perugino, Luna, affresco (particolare),1496-1500, Perugia, Sala delle Udienze del Collegio del Cambio.

Nella monografia sul Perugino curata da Ettore Camesasca, pubblicata nel 1969, a proposito del tondo della Luna, si scrive che “Il carro è trainato da due ninfe” (E. Camisasca, L’ opera completa del Perugino, Rizzoli, Milano 1969, n. 71A).

[9] A titolo di mera curiosità, segnaliamo che, per restare in Liguria, lo stesso soggetto è stato affrontato anche da Valerio Castello (1624-1659) per la Villa Pallavicino detta Delle Peschiere a Genova, declinandolo però in modo diverso [Figura E].

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Figura E. Valerio Castello, Diana come dea Luna sul suo carro, Genova, Villa Pallavicino detta Delle Peschiere (fonte ICCD 13127421).

Ringraziamenti (in ordine di intervento)
Micaela Mander (studiosa della scagliola), Sauro Gonizzi (collezionista ed esperto del mobile parmigiano), Michele Subert (mercante d’arte in Milano), doratore già attivo a Roma il quale preferisce l’anonimato, Eugenia Fantone (filologa, studiosa del mondo classico), Roberto Santamaria (Archivio di Stato di Genova).

Novembre 2024

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