Cassettone neoclassico romano e (ancora) Pierre-François Hugues d’Hancarville

di Andrea Bardelli

Percorrendo sistematicamente vari repertori di mobili raccolti negli anni, principalmente al fine di trovare una collocazione per quelli non classificati in modo certo, ho trovato un cassettone neoclassico che mi sento ora di attribuire all’ebanisteria romana tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del successivo. Il mobile era passato in asta da Wannenes nel marzo 2019 senza identificazione di provenienza, anche se, come vedremo tra breve, la didascalia conteneva un indizio importante in tal senso [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato, Roma, XVIII-XIX secolo, Wannenes marzo 2016 n. 899.

Il cassettone è collocabile a Roma in virtù del confronto con un cassettone pubblicato come romano da Enrico Colle nel 2005 (E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005, pp. 122-123 n. 20).
Quest’ultimo mobile aveva consentito di rimediare a un “pasticcio”, riconducendo in ambito romano una scrivania intarsiata passata in asta da Finarte nell’ottobre 2000 e da me attribuita a Cherubino Mezzanzanica, allievo di Maggiolini, sulla base del confronto con un secretaire firmato dallo stesso Mezzanzanica, firma ora ritenuta apocrifa (nota 1).
Il cassettone è stato riprodotto nel post-scriptum dell’articolo dell’ottobre 2023 appena citato nella nota 1 e ad esso rimandiamo, mostrandone qui solo un dettaglio, un decoro “a campanule” che troviamo anche nel mobile di Figura 1 [Figure 2 e 1a].

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Figura 2. Dettaglio del cassettone neoclassico romano pubblicato da Enrico Colle nel 2005.

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Figura 1a. Dettaglio del cassettone neoclassico romano di Figura 1.

Saremmo tentati di definire come tipico romano questo decoro – che compare anche sul secretaire e sulla scrivania citati sopra e in nota 1 – senonché, una ricerca condotta sulla sua origine induce a una certa prudenza.
Lo troviamo, infatti, a scontornare un’incisione – una delle più castigate – che illustra il volume Monumens de la vie privee des douze cesars, d’apres une suite de pierres et medailles, gravees sous leur regne (Monumenti della vita privata dei dodici Cesari, da una serie di pietre e medaglie, incise sotto i loro regni) di Pierre-François Hugues d’Hancarville [Figura 3, nota 2].

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Figura 3. Illustrazione tratta da Monumens de la vie privee des douze cesars di Pierre-François Hugues d’Hancarville, Tavola 15, tratta da un’edizione del 1782.

Pierre-François Hugues d’Hancarville D’Hancarville è già stato citato in due articoli pubblicati su Antiqua per dimostrare che ai suoi repertori attingono mobili di provenienze diverse (nota 3).
Vi sono però, semmai, altri elementi che contribuiscono a ricondurre il cassettone in discorso in ambito romano: le fonti iconografiche da cui sono tratte le scene intarsiate.
La didascalia a corredo del lotto nel catalogo Wannenes del 2016 parla di scene di combattimenti di animali “tratte quasi sempre da dipinti” (nota 4), utilizzate nel periodo neoclassico in varie espressioni d’arte decorativa tra cui i micromosaici (nota 5) e cita, tra i principali artefici di questa tecnica, Filippo Puglieschi, di cui si hanno scarse notizie, se non che fu attivo a Roma nella prima decade del XIX secolo Mostriamo una piccola scatola in diaspro che gli viene attribuita, passata in asta presso Coutau-Bérgaire [Figura 4] e ispirata a un dipinto di Johann Wenzel Peter (1745-1829) – pittore austriaco a lungo attivo a Roma – come quello proposto da Wannenes nel 2019 [Figura 5].

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Figura 4. Filippo Puglieschi (attr.), Scatola in diaspro, diametro cm. 8, altezza cm. 3, Coutau-Bérgaire & Ass. 7.5.2021 n. 32.

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Figura 5. Johann Wenzel Peter (attr.), olio su tela 30 x 38, Wannenes 7.3.2019 n. 745.

A questa composizione si avvicina la scena intarsiata sul fianco del cassettone (anche se a ruoli invertiti, con il leone soccombente al cane [?]) [Figura 1b].

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Figura 1b. Particolare (fianco) del cassettone di Figura 1.

Invece, la scena intarsiata sul medaglione al centro della fronte del cassettone [Figura 1c] ripropone fedelmente quella utilizzata dall’antiquario e micro-mosaicista romano, Ignazio Vescovali (1791-1838) per decorare, anche in questo caso, il coperchio di una piccola scatola di diaspro passata in asta da Christie’s nel 2019 [Figura 6].

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Figura 1c. Particolare (fronte) del cassettone di Figura 1.

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Figura 6. Ignazio Vescovali, Scatola in diaspro, diametro cm. 8, marcata Roma, 1800 circa, Christie 3.7.2019 n. 69.

Non è stato possibile accertare se anche questo soggetto sia riconducibile a un’invenzione di Johann Wenzel Peter e quale sia l’eventuale tramite (un’incisione?) tra queste invenzioni e la realizzazione sia dei micro-mosaici, sia degli intarsi.
Quasi certamente, però, tutto quanto precede conferma per la provenienza romana del cassettone sottoposto ad esame.

NOTE

[1] La vicenda si può così riassumere: nel maggio 2015 pubblicavo il secretaire firmato [Leggi] e nell’ottobre 2023 la scrivania attribuendola al Mezzanzanica [Leggi]. Accortomi quasi subito e incidentalmente dell’errore, abbiamo preferito lasciare entrambi gli articoli così come scritti in origine, corredandoli però di un post scriptum chiarificatore in data 13.10.2023.

[2] Pierre-François Hugues d’Hancarville, Monumens de la vie privee des douze cesars, d’apres une suite de pierres et medailles, gravees sous leur regne, Sabellius, Capri, 1782 [Vedi]. Sull’editore Sabellius non è stato ancora possibile reperire informazioni; numerose fonti bibliografiche segnalano anche un’edizione, presumibilmente coeva presso Le Clerc a Nancy.

[3] Vedi Cassettoni neoclassici di gusto “pompeiano”. Napoli o Milano? (giugno 2022) [Leggi] e Mobili neoclassici intarsiati “all’etrusca” (luglio 2023) [Leggi]. Vedi anche Mobili romani di gusto etrusco-pompeiano (luglio 2014) [Leggi].

[4] In realtà, il “prototipo” di immagini di questo tipo va ricercato nel Leone che azzanna un cavallo, gruppo in marmo romano di età ellenistica conservato a Roma presso i Musei Capitolini [Figura A].

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Figura A. Leone che azzanna un cavallo, marmo, m.1,42 (altezza) x m. 2,40, Roma, età ellenistica (con integrazioni di Ruggero Bascapè nel 1594), Roma, Musei Capitolini.

[5] Per completezza, riportiamo che la stessa didascalia riporta come fonte il volume: Roberto Grieco, Micromosaici romani, Gangeni, Roma 2008 (che non è stato possibile consultare).

Marzo 2025

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