Ma perché ci sono così tante copie di opere d’arte nell’antichità?
di Andrea Paoli
Chi, appassionato di antiquariato come me, non si è fatto almeno una volta questa domanda?
Certo, nel passato, non esistevano i musei e per vedere un’opera d’arte bisognava sapere prima di tutto dov’era. All’occorrenza intraprendere un lungo viaggio nel luogo in cui era ubicata e chiedere poi l’accesso al proprietario dell’opera che ti doveva consentire l’ingresso.
Solo nelle chiese, nelle loro varie “cappelle”, l’ingresso e la visione delle “pale d’altare” o di affreschi erano visibili a tutti.
Ecco, quindi, che possedere una copia di un’opera ambita conferiva un significativo prestigio al collezionista. Da qui il lavoro delle così dette “botteghe”, dove il Maestro, con l’aiuto di più assistenti, realizzava lavori originali e anche numerose copie, secondo i desideri della committenza.
Specialmente nella pittura antica molti quadri hanno la loro bella copia, più o meno identica all’originale ed effettuata anche in epoche diverse. Ci sono quadri che sono la copia di opere famosissime, dipinte da pittori sublimi come, per esempio, Caravaggio o Leonardo da Vinci.
Del primo esistono, tra l’altro, due quadri del “ragazzo morso dal ramarro”, uno ubicato nella National Gallery di Londra e l’altro nella Fondazione Roberto Longhi a Firenze. Gli esperti attribuiscono entrambi i capolavori alla mano del maestro [Figura 1].
Figura 1. Caravaggio, Ragazzo morso dal ramarro, Londra, National Gallery (sinistra), Firenze, Fondazione Roberto Longhi (destra).
Di Leonardo clamoroso fu il caso della così detta Hekking Mona Lisa.
Il signor Raymond Hekking comprò il dipinto in un mercatino inglese pagandolo 3 sterline. Presto si convinse di avere in mano la “vera” Gioconda e fece esaminare l’opera da vari esperti che fornirono opinioni contrastanti, ma ciò non impedì al dipinto di essere presentato all’asta da Christie’s a Parigi il 18 giugno 2021 con stima di 200.000/300.000 euro, per essere poi aggiudicato a un anonimo collezionista per 2.900.000 di euro [Figura 2].
Figura 2. Leonardo (?), Hekking Mona Lisa, Christie’s, Parigi 18 giugno 2021.
Tutto ciò premesso, quando il 18 febbraio del 2013 un mio carissimo amico comprò da un antiquario di Brescia il dipinto che vi presento [Figura 3], tutto contento mi invitò a casa sua per vederlo. Aveva acquistato la sua prima opera d’arte, di pregevolissima fattura, eseguita a quattro mani da Guglielmo Courtois per le figure e da Abraham Brueghel per i frutti, come veniva certificato con perizia scritta da due eminenti studiosi: il Prof. Giancarlo Sestieri e la Dottoressa Mina Gregori.
Figura 3. Guglielmo Courtois e Abraham Brueghel (attr.), olio su tela cm. 110 x 80, collezione privata.
Iniziai a navigare su Internet per avere riscontri sulle quotazioni di questi due famosi pittori del barocco romano e trovai due quadri passati in asta il 4 dicembre 2002 da Christie’s a Roma – due dipinti molto belli e di buone dimensioni – venduti a euro 81.840 ciascuno [Figure 4 e 5].
Figura 4. Guglielmo Courtois e Abraham Brueghel (attr.), Christie’s Roma 4 dicembre 2012 n. 487. Stima: euro 75.000-100.000; venduto a euro 81.840.
Figura 4. Guglielmo Courtois e Abraham Brueghel (attr.), Christie’s Roma 4 dicembre 2012 n. 488. Stima: euro 75.000-100.000; venduto a euro 81.840.
Poi, trovai il dipinto di un soggetto simile a quello acquistato dal mio amico, passato in asta da Christie’s a Londra il 4 luglio 1997 [Figura 6], di notevoli dimensioni, esitato per 10.350 sterline che al tempo equivalevano a circa 15.500 euro.
Figura 6. Guglielmo Courtois e Abraham Brueghel (attr.), olio su tela cm. 118,2 x 94,3, Christie’s Londra 4 luglio 1997 n. 328. Stima: sterline 8.000-12.000; venduto a sterline 10.350.
Altro quadro trovato in rete simile al precedente, anch’esso passato in asta da Christie’s [Figura 7] e un altro ancora di cui non è possibile precisare la provenienza [Figura 8].
Figure 7 e 8. Altre rappresentazioni del soggetto di cui alla Figura 3.
Finché mi imbattei in un dipinto nella disponibilità di un noto antiquario di Roma, recante la firma di Abraham Brueghel, proposto al mercato internazionale a 51.593 sterline [Figura 9].
Figura 9. Abraham Brueghel, olio su tela cm. 137 x 117, firmato Abraham Brueghel.
In questo caso il pittore di Anversa non si sarebbe avvalso della collaborazione del Courtois per la rappresentazione delle figure. Forse si era già trasferito a Napoli, mentre il Courtois era restato a Roma dove trovò la morte nel 1679?
Anche in questa rappresentazione, come nelle altre opere – a eccezione del dipinto di Figura 8 dove al posto del putto c’è una colomba – compare l’amorino in alto a destra nell’atto di porgere un grappolo d’uva alla fanciulla ritratta nella nota postura, abbellita, elemento costante in tutti i dipinti esaminati, da un doppio filo di perle legate con un nastrino.
Da sottolineare che in quest’ultima opera il seno destro della fanciulla non è completamente nudo, come invece negli altri quadri, ma leggermente velato dalla camicetta.
Una committenza attenta a questo dettaglio?
Osservando il dipinto del mio amico dal vero avevo notato come fosse caratterizzato da due elementi che non apparivano nelle altre versioni viste finora: una costruzione architettonica che lo delimita a destra con una colonna sormontata da uno scorcio di capitello e, a sinistra, da una analoga colonna, non in piena luce, da cui inizia un arco che delimita tutta la scena.
Inoltre, il putto in alto appare in posizione quasi centrale e comunque alla sinistra del braccio proteso della fanciulla.
Questa sua posizione mi confortava nel pensare che ci trovassimo di fronte a un’opera certamente originale, dipinta sicuramente dai sopra menzionati maestri. Difficilmente, infatti, un allievo di bottega, se pur bravo, avrebbe avuto il permesso di dipingere un personaggio di un quadro in una posizione diversa rispetto a quella osservata nelle altre opere. Nonostante i tanti dipinti trovati in rete che potevano essere potenziali copie, potevo rassicurare il mio amico dicendogli che la sua era senz’altro un’opera originale, come del resto avevano confermato e certificato gli emeriti studiosi di cui sopra nelle loro perizie.
Quando però, qualche settimana dopo, trovai in rete un quadro praticamente uguale al “nostro” [Figura 10], mi trovai davvero in imbarazzo. Anche perché questo dipinto era stato aggiudicato in asta a Londra da Christie’s il 25 aprile del 2007 per 5.760,00 sterline.
Figura 10. Guglielmo Courtois e Abraham Brueghel (cerchia), Christie’s Londra 25 aprile del 2007 n. 254.
E non solo! Era descritto come un’opera della bottega (cerchia) dei due pittori stranieri operanti in Italia. Di fronte a questa “scoperta” il mio amico – che aveva pagato il quadro più di tre volte la sua aggiudicazione londinese del 2007, convinto che si trattasse dello stesso dipinto, si infuriò.
E le perizie allora? Non valevano niente?
Possibile che gli esperti di Christie’s avessero giudicato di “bottega” un quadro che invece due tra i nostri più stimati studiosi dell’arte attribuivano alla certa mano di Guillaume Courtois e Abraham Brueghel?
Poi però, guardando meglio e con più calma l’opera venduta in asta ci siamo resi conto che eravamo di fronte ad una ennesima copia del “nostro” quadro.
Intanto le dimensioni del dipinto di Figura 10 erano di qualche centimetro più piccole, sia in altezza che in larghezza. Ma questo voleva dire poco.
La differenza più evidente è che nell’opera “londinese” alla fanciulla è stato dipinto anche l’occhio sinistro [Figura 10A] che invece non c’è nella “nostra” opera [Figura 3A].
Figura 10A. Dettaglio della Figura 10.
Figura 3A. Dettaglio della Figura 3.
Inoltre, la frutta e la zucca in basso a destra sono appoggiati su un ripiano roccioso che, nell’opera dell’asta londinese, non è limitato da un contorno bianco di luce [Figure 10B e 3B].
Figura 10B. Dettaglio della Figura 10.
Figura 3B. Dettaglio della Figura 3.
Insomma, avevamo scoperto una copia quasi perfetta del “nostro” dipinto ma pur sempre una copia!
Il mio amico si rassicurò del tutto sulla validità del suo acquisto – fra l’altro particolarmente apprezzato dalla moglie – e del suo investimento quando un’esperta di “old masters” di una casa d’aste straniera, venuta in visita a casa sua a visionare altre opere, attribuì al dipinto in questione una stima di 25.000-30.000 euro.
Novembre 2024
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