Bozzetto inedito in terracotta di Antonio Canova

della Redazione di Antiqua 

Vittoria aveva in casa un gesso di Canova? Così pare.
Chiara Valerio, Chi dice e chi tace, Sellerio 2020

Nel corso di un’intervista rilasciata a italiannetwork.it nel maggio 2023, C. D. Dickerson, uno dei curatori insieme a Emerson Bowyer dell’Art Institute di Chicago della mostra Canova: Sketching in Clay (National Gallery of Art di Washington, 11 giugno-9 ottobre 2023; Art Institute di Chicago, 19 novembre 2023-18 marzo 2024), ha dichiarato: “Canova considerava i bozzetti come qualcosa di molto personale ed era solito regalarli agli amici, alle persone che gli erano più vicine. E proprio per questo motivo la maggior parte di questi modelli sono andati dispersi. Riteniamo che ne abbia eseguiti centinaia, se non migliaia, ma ne sono arrivati a noi ben pochi”.
Uno di questi bozzetti “dispersi” ci è stato appena segnalato all’interno di una collezione privata. Si tratta di una terracotta raffigurante una figura femminile reclinata che si appoggia a un delfino [Figura 1].

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Figura 1. Antonio Canova (attribuito), Nereide (Anfitrite?), cm. 15 (altezza) x 21 x 10, collezione privata.

Il soggetto è una nereide, ninfa marina figlia di Nereo che potrebbe essere identificata con Anfitrite, moglie del dio del mare Poseidone e madre di Tritone. Quest’ultimo, in genere raffigurato con la parte superiore umana e la parte inferiore a forma di pesce potrebbe essere qui rappresentato con le sembianze di un delfino come in una scultura in marmo di Jacques Prou (1655-1706), conservata al Louvre [Figura 2].

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Figura 2. Jacques Prou, Anfitrite distesa con il figlio Tritone, 1705 circa, marmo, cm. 97 (altezza) x 173 x 64, Parigi, Museo del Louvre.

Quella dell’inedito bozzetto canoviano potrebbe però essere una delle tante Nereidi che si accompagnano a Venere in versione dea marina.
Mostriamo in proposito un’illustrazione de La favola di Amore e Psiche di Apuleio (125-180 circa d.C.), celebre capitolo dalle Metamorfosi dello stesso autore, stampata a Roma attorno al 1550 da Antonio Salamanca o Martinez da Salamanca (1479-1562) con le incisioni di Agostino Veneziano (1509-1536) e il Maestro del Dado (attivo a Roma, – 1560) [Figura 3].

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Figura 3. Agostino Veneziano e Maestro del Dado, Venere con e Nereidi e dei marini, incisione, edito da Antonio da Salamanca, Roma 1550 circa (fonte Alamy).

Amore e Psiche è il titolo di una celebre opera di Antonio Canova, la cui versione in marmo più nota si trova al Louvre [Figura 4].

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Figura 4. Antonio Canova, Amore e psiche, 1787-1793, marmo, Parigi, Museo del Louvre.

L’opera in marmo è la parte conclusiva di un percorso che parte, in genere, da un disegno che dovrebbe rappresentare l’idea originale per poi materializzarsi in forma tridimensionale con un bozzetto in terracotta. Talvolta, tuttavia, la prima intuizione può trovare espressione diretta in un manufatto in terracotta senza la mediazione del disegno. Si vedano due bozzetti, rispettivamente conservati al Museo Correr a Venezia e al Museo Gypsotheca di Possagno [Figura 5], a testimonianza della complessità dell’iter creativo (nota 1).

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Figura 5. Antonio Canova, Amore e psiche, 1787, terracotta, Possagno (Vi), Museo Gypsotheca Antonio Canova.

In qualche caso, il bozzetto in terracotta può rappresentare un’idea che non è poi stata tradotta in un’opera in marmo. Ad esempio, tornando al bozzetto di Figura 1, non è stata ancora identificata un’opera finità in cui lo si possa riconoscere, che essa sia andata perduta oppure mai realizzata.
Questo bozzetto, che ci preme segnalare proprio in quanto inedito, ha una storia che depone a favore di una sua autografia canoviana.
Infatti, proviene dalla famiglia di Giacomo Bussandri, noto antiquario attivo a Venezia dal 1911 e dal 1931 a Bassano del Grappa (Vi) – distante circa 18 chilometri da Possagno – dove l’azienda specializzata nella produzione di arredi antichi e classici ha tutt’oggi la sua sede. In particolare, il bozzetto potrebbe essere pervenuto ai Bussandri dall’amico Raimondo Stecchini, discendente da un’antica famiglia bassanese, un cui esponente, Pietro Stecchini, aveva lasciato al Museo Civico di Bassano, nel 1849, un corpus di monocromi eseguiti da Antonio Canova.

NOTE

[1] Sulla scultura Amore e Psiche di Canova si legga l’articolo Amore e Psiche giacenti: la storia del capolavoro di Antonio Canova di Federico Giannini e Ilaria Baratta su Finestre dull’Arte, scritto il 3.5.2017 [Leggi].

Luglio 2024
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