Cassettone padovano con stemma della famiglia bolognese Pepoli

della Redazione di Antiqua

Nel corso dell’edizione di Mercanteinfiera a Parma nel marzo 2025 è stato presentato un canterano a fronte spezzata, intarsiato con legni di varie essenze, avorio e madreperla [Figure 1, 1a e 1b].

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Figura 1. Cassettone intarsiato, Veneto (Padova), XVII-XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figure 1a e 1b. Particolari del mobile di Figura 1.

Il mobile appartiene a una tipologia che la letteratura riferisce pressoché concordemente a Padova, rilevandone l’evidente influenza fiamminga, senza però aver potuto stabilire con certezza la presenza in loco di maestranze nordiche (nota 1).
Del tutto inaspettatamente, scopriamo che lo stesso mobile di Figura 1 è stato pubblicato da Graziano Manni nel 1993 come modenese-bolognese, seppur riconoscendone la matrice veneta (nota 2).
Che cosa può aver indotto in errore uno studioso esperto come Manni?
Sicuramente la presenza sulla fronte del mobile, al centro dei cassetti, di uno stemma riconosciuto come quello della famiglia Pepoli di Bologna [Figure 1c e 2].

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Figura 1c. Stemma della famiglia Pepoli, particolare del mobile di Figura 1.

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Figura 2. Stemma della famiglia Pepoli sulla coperta di un volume relativo ad un processo del 1684 (BCABo, f.s. Pepoli, b. 136, vol. 6), fonte Fonte Badigit, Comune di Bologna.

Effettivamente, la nobile famiglia Pepoli governò Bologna nella prima metà del Trecento e legò a lungo le sue vicende a quelle della città.
Tuttavia, all’inizio del XVII secolo, parte della famiglia si trasferì a Venezia dove, in pieno XVIII troviamo Alessandro Ercole Pepoli (1757-1796) il quale dedico tutta la sua vita al teatro in qualità di autore, regista e attore. La famiglia aveva estesi interessi in tutto il veneto e, proprio a Padova, Alessandro fa erigere la statua del suo antenato Taddeo Pepoli (Bologna 1285-1347), commissionandola allo scultore Giovanni Ferrari detto il Torretto (1744-1826). A Taddeo Pepoli, banchiere, politico e giurista, il doge Francesco Dandolo aveva concesso cittadinanza e nobiltà veneta fin dal 1338.
Si spiega quindi la presenza di uno stemma gentilizio bolognese su un mobile indiscutibilmente veneto (nota 3).
Esaminando il mobile da un punto di vista tecnico, qualche dubbio sarebbe potuto derivare dalla forma del piede a mensola piatta e squadrata, lievemente aggettante rispetto alla fascia di base, assai diffuso proprio in Emilia. Tuttavia, lo si può riscontrare anche in Veneto, a Roma e, addirittura in Sicilia (nota 4), dove – lo diciamo a titolo di mera curiosità – – un ramo della famiglia Pepoli si era trasferito a Trapani (nota 5).
Un altro particolare tecnico che ci riporta al Veneto, segnatamente proprio a Padova, è la forma delle maniglie antropomorfe in bronzo che si possono considerare una creazione dei fonditori veneti del XVI secolo. Valga il confronto tra la maniglia del nostro mobile e quella di una maniglia di porta [Figure 1d e 3].

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Figura 1d. Maniglia di bronzo, particolare del mobile di Figura 1.

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Figura 3. Maniglia di bronzo, 1649, Candiana (Pd), chiesa di S. Michele Arcangelo (fonte ICCD2163821).

Ecco, quindi, un altro caso in cui i risultati dell’analisi stilistica prevalgono rispetto alle conclusioni che si possono trarre dall’araldica.

NOTE

[1] Si veda: Clelia Alberici, Il mobile veneto, Electa, Milano 1980, pp. 116-119, figg. 159-166; Clara Santini, Mille mobili veneti II (Vr, Pd, Ro), Artioli, Modena 2000, pp. 63-66, figg. 100-104.

[2] Graziano Manni, Mobili antichi in Emilia-Romagna, Artioli, Modena 1993, p. 131 n. 270.

[3] Sul tema del rapporto tra provenienza del mobile e stemma famigliare si rimanda agli articoli Cassoni stemmati, quando lo stemma è decisivo e quando fuorviante (dicembre 2023) [Leggi] e Cassettone neoclassico genovese (?) stemmato (giugno 2023) [Leggi].

[4] Vedi l’articolo Canterani con colonne tortili e intarsi in avorio: Veneto o Sicilia (maggio 2024) [Leggi].

[5] Il locale Museo Regionale d’arte antica è intitolato al letterato conte Agostino Sieri Pepoli (Trapani 1848-1910).

Aprile 2025

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