Un corpus di mobili neoclassici lombardi di raffinata fattura
di Manuela S. Carbone
Proseguendo lungo una linea già tracciata in un precedente articolo (nota 1), presenterò nel seguito una serie di mobili neoclassici lombardi che, utilizzando le parole di Alvar Gonzales Palacios, “presentano un così preciso carattere tipologico da risultare inconfondibile, per quanto non meglio documentato” (nota 2).
Considerato che lo stile neoclassico, con le sue linee rigorosamente geometriche, concede ben poco all’elaborazione formale, è sull’ornamentazione, prevalentemente di gusto archeologico, che punterò buona parte dell’attenzione. Il corpus è quindi composto da mobili di accurata fattura, con forme e decorazioni ricorrenti.
Ci sono però due elementi della struttura costruttiva, abbastanza insoliti nei mobili neoclassici lombardi, che meritano una menzione particolare.
Diversi esemplari del corpus sono accomunati da una cornice finemente intarsiata collocata attorno al bordo superiore per consentire l’incasso del piano, realizzato in marmo o in legno.
Altra caratteristica ricorrente è rappresentata dalla forma dei piedi [Figura A].
Figura A.
La pregevole fattura dei mobili del corpus mi induce ad ipotizzare che siano stati realizzati da uno dei raffinati ebanisti presenti a Milano nell’ultimo quarto del XVIII secolo. Nell’elenco dei possibili artefici inserirei Gaspare Bassani, Epifanio Moreschi, Giuseppe Cassina e Carlo Maltusio.
Sebbene molte loro opere siano ancora sconosciute, si tratta di artigiani rinomati, che ricevettero riconoscimenti pubblici.
Sappiamo, infatti, che nel 1793 la Società Patriottica premiò per “bellissimi saggi per la loro attività” due intarsiatori attivi nel Ducato di Milano: Gaspare Bassani ed Epifanio Moreschi. Sebbene non premiati, furono ritenuti meritevoli di menzione due altri ebanisti, Giuseppe Cassina e Carlo Maltusio.
Per completezza di analisi, sottolineo che alcuni dei mobili del corpus sono stati oggetto di diverse attribuzioni.
In un’asta di Sotheby’s a Londra nel luglio 2006, la commode di Figura 25 è stata attribuita con una certa probabilità a Giovanni Maffezzoli.
In un’asta organizzata da Il Ponte nell’ottobre 2013, la coppia di commodes di Figura 16 (vedi oltre; nella figura c’è solo uno dei due cassettoni) è ricondotta da Giuseppe Beretti a Gaspare Bassani, “il più celebrato e talentuoso pupillo del famoso Giuseppe Maggiolini” (nota 4). Beretti sottolinea però che, alla data dell’asta, era noto un solo mobile firmato dal Bassani, un tavolo da gioco del 1789, reso noto da González Palacio quando apparteneva alla collezione Meli Lupi di Soragna, considerato a pieno titolo uno dei migliori mobili neoclassici italiani.
In un’asta Cambi del novembre 2014 le coppie di cassettoni e di comodini en suite delle Figure 13 e 14 (vedi oltre), sono attribuite da Alvar Gonzales Palacios a Giuseppe Maggiolini (nota 5).
In un’asta londinese di Sotheby’s del 2016 viene battuto il mobile di Figura 12 (vedi oltre) che, per similitudine con quello messo all’asta da Il Ponte il 22 Ottobre 2013, viene attribuito allo stesso Gaspare Bassani (nota 6).
Alla luce di queste evidenze, cosa si può affermare?
Si possono esprimere, con un buon grado di certezza, giudizi sulla paternità dei mobili?
Purtroppo, con certezza si può affermare ben poco, innanzitutto per i limiti dell’analisi stilistica, per di più eseguita esclusivamente su immagini.
Inoltre, se anche si potesse disporre materialmente degli esemplari, l’assenza di un’adeguata documentazione non consentirebbe comunque conclusioni certe (nota 7).
Tuttavia, sebbene non si possano esprimere giudizi definitivi, è molto interessante riflettere sulle ipotesi che, in linea di principio, possono essere formulate:
1. Tutti i mobili del corpus sono stati realizzati dalla stessa bottega o dallo stesso artigiano.
2. I mobili del corpus sono realizzati da più botteghe. Questa ipotesi si basa sull’idea che alcuni apprendisti, dopo anni di lavoro nella bottega del maestro, riuscivano a procurarsi i disegni e li utilizzavano una volta messisi in proprio.
3. Il punto di contatto non va ricercato nella figura del realizzatore dei mobili ma in quella dei progettisti.
Personalmente propendo per quest’ultima ipotesi, cioè per l’idea che il progetto del decoro del mobile molto spesso nascesse nello studio di un professionista piuttosto che nella bottega di un artigiano.
A sostegno di questa tesi aggiungo che, secondo importanti studiosi (nota 8), ci sono seri dubbi sulle capacità artistiche di molti rinomati ebanisti, addirittura dello stesso Maggiolini.
Concludo quindi riportando quanto già scritto in un altro mio articolo (vedi ancora nota 1).
I mobili, sebbene realizzati da botteghe ed artefici diversi, hanno in comune il progettista, o, in maniera meno diretta, potrebbero ispirarsi ad una medesima origine.
Celebri erano infatti i progetti di ornato eseguiti, solo per citare i più famosi, da Levati, da Gerli, da Albertolli. Rilevanti esemplari di mobili, conservati in importanti musei e dimore storiche, furono infatti eseguiti basandosi su progetti firmati da questi personaggi. I loro ornati, pubblicati e quindi noti in tutta Europa, potevano facilmente essere fonte d’ispirazione per molti. Del resto, secondo Beretti e Palacios, “[…] è consentito davvero dubitare che Maggiolini fosse in grado di disegnare. Quando diciamo che non sapeva disegnare intendiamo proprio questo: sapeva ricalcare un foglio o bucherellare uno spolvero ma non aveva la fantasia di un creatore. Era un artigiano di genio ma non un vero artista. […] Molti grandi ebanisti non erano, a quanto sappiamo, capaci di disegnare in modo accurato né avevano idee originali sugli ornamenti di un mobile né tanto meno sul suo aspetto architettonico.” (vedi ancora nota 8).
Le decorazioni
Per meglio inquadrare il corpus si introduce l’elenco delle decorazioni che i mobili presentati hanno in comune [Figure B-O].
Figura B. Composizione con figure classiche danzanti attorno ad un candelabro fiammeggiante.
Figura C. Medaglione con figura maschile.
Figura D. Decoro con motivi fogliacei e animale fantastico.
Figura E. Decoro con amorino.
Figure F 1-4. Candelabre.
Figura G. Fregio con cornucopie e profili classici, riserva con anfora.
Figura H. Fregio con motivi vegetali e profili.
Figura I. Fregio con motivi vegetali e figure maschili.
Figura L. Fregio con motivi fogliacei.
Figura M. Fregio con girali e figure alate.
Figura N. Fregio con girali fogliate, amorini e anfora.
Figura O. Fregio con girali fogliate, delfini e amorini.
Corpus [Figure 1-30].
Figura 1. Coppia di cassettoni neoclassici lombardi, mercato antiquario (Phidias Antiques).
Figura 2. Coppia di comodini neoclassici lombardi (en suite con i cassettoni di Figura 1), mercato antiquario (Phidias Antiques).
Figura 3. Cassettone neoclassico lombardo, Finarte, 23 novembre 1994 n. 360.
Figura 4. Secretaire neoclassico lombardo (pubblicato in G.Wannenes, Mobili italiani del Settecento, Leonardo, Milano 1990, tav. LXX).
Figura 5. Cassettone neoclassico lombardo (archivio Giulio Imbert).
Figura 6. Comodino neoclassico lombardo (archivio Giulio Imbert).
Figura 7. Secretaire neoclassico lombardo (pubblicato in Giuseppe Maggiolini ebanista, catalogo della mostra Cosmit, Milano 1987, p. 17).
Figura 8. Secretaire neoclassico lombardo (archivio Giulio Imbert, foto Bazzechi, Firenze).
Figura 9. Secretaire neoclassico lombardo (collezione Roberti, pubblicato in G. Morazzoni, Il Mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Gorlich, Milano 1953).
Figura 10. Secretaire neoclassico lombardo, mercato antiquario (Gogna).
Figura 11. Tavolo neoclassico lombardo, Christie’s 23 aprile 1991 n. 192.
Figura 12. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s 8 marzo 2016 n. 141 (attribuito a Gaspare Bassani).
Figura 13. Cassettone neoclassico lombardo, Cambi 18 novembre 2014 n. 215 (attribuito a Gaspare Bassani).
Figura 14. Coppia di comodini neoclassici lombardi, Cambi 18 novembre 2014 n. 215 (attribuita a Gaspare Bassani).
Figura 15. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s New York, 3 gennaio 2007 n. 303.
Figura 16. Cassettone neoclassico lombardo, Il Ponte 22 ottobre 2013 n. 71 (attribuito a Gaspare Bassani).
Figura 17. Cassettone neoclassico lombardo, Wannenes 3-4 aprile 2015 n. 261.
Figura 18. Cassettone neoclassico lombardo (Semenzato).
Figura 19. Cassettone neoclassico lombardo (Semenzato).
Figura 20. Cassettone neoclassico lombardo, Semenzato ottobre 1985 n. 473.
Figura 21. Cassettone neoclassico lombardo (pubblicato in Giuseppe Maggiolini ebanista, catalogo della mostra Cosmit, Milano 1987, p. 25).
Figura 22. Cassettone neoclassico lombardo, Cambi asta 12 marzo 2014 n. 80.
Figura 23. Secretaire neoclassico lombardo (pubblicato in Giuseppe Maggiolini ebanista, catalogo della mostra Cosmit, Milano 1987, p. 16).
Figura 24. Cassettone neoclassico lombardo, fine del XVIII secolo, Sotheby’s novembre 1989 n.773.
Figura 25. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s Londra 5 luglio 2006 n. 200 (attribuito a Giovanni Maffezzoli).
Figura 26. Cassettone neoclassico lombardo, Finarte 25 ottobre 1989 n. 345 (pubblicato in Disertori-Necchi Disertori, Il Mobile Lombardo, De Vecchi, Milano, 1992, p. 203).
Figura 27. Cassettone neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 28. Comodino neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 29. Cassettone neoclassico lombardo, Semenzato settembre 1990 n. 700 (palazzo Visconti Brignano Gera d’Adda).
Figura 30. Cassettone neoclassico lombardo (Archivio De Agostini).
NOTE
[1] Milano o Genova… o l’anello di congiunzione (luglio 2019) [Leggi].
[2] Alvar Gonzalez Palacios, Il tempio del gusto, Il Grand Ducato di Toscana e gli Stati Settentrionali, Vol. 1, p. 275, Longanesi, Milano, 1986.
[3] La Società Patriottica istituto culturale era stata fondato da Maria Teresa del 1766 per promuovere “l’agricoltura, le buone arti e le manifatture. Durata fino al 1796 tra i personaggi che ne fecero parte ricordiamo alcuni famosi intellettuali del tempo come Pietro Verri, Giuseppe Parini, Cesare Beccaria. Tra la nobiltà ricordiamo il duca Serbelloni, il marchese Litta, il conte Visconti di Saliceto.
[4] Asta del 22 ottobre 2013, lotto 71 [ Vedi].
[5] Asta del 18 novembre 2014, lotto 148, Coppia di cassettoni a tre cassetti, e coppia di comodini en suite attribuiti a Giuseppe Maggiolini [Vedi].
[6] Asta dell’8 marzo 2016, lotto 141, An Italian Neoclassical rosewood, tulipwood, sycamore, amaranth, fruitwood and marquetry commode attributed to Gaspare Bassani, Milan, circa 1790 [Vedi].
[7] L’impossibilità di arrivare a conclusioni certe può sfociare anche in diversità di opinioni e di metodo di analisi fra studiosi. Si rimanda a Cassettoni attribuiti a Gaspare Bassani (marzo 2017) [Leggi].
[8] Giuseppe Beretti, Alvar Gonzalez-Palacios, Giuseppe Maggiolini, Catalogo Ragionato dei disegni, Inlimine edizioni, 2014, pp. xxi-xxiii.
Dicembre 2020
© Riproduzione riservata