Discesa dalla Croce su vetro da un Raffaello perduto

della Redazione di Antiqua

Questo dipinto su vetro raffigurante la Discesa dalla Croce [Figura 1] trae origine da un soggetto attribuito a Raffaello, noto attraverso la riproduzione di stampe.

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Figura 1. Ignoto artefice, Discesa dalla Croce, dipinto su vetro, cm.34 x 29, Veneto, XVII secolo, Gazzada (Va), Collezione Cagnola.

La più celebre è certamente quella eseguita da Marcantonio Raimondi (1480-1534) con la tecnica del bulino attorno al 1520 o poco più tardi [Figura 2]. La scena è in controparte rispetto al dipinto su vetro.
Essendo Raffaello morto proprio nel 1520, è possibile che lo scopo dell’incisore fosse quello di tramandare un’invenzione del maestro che non era stata realizzata. Di questo soggetto non è infatti noto alcun disegno, tanto meno un dipinto.
Praticamente coeva è la stampa di Ugo da Carpi (1480 circa -1532), primo incisore in Italia a servirsi della tecnica della xilografia a colori, sperimentata in Germania agli inizi del Cinquecento. In particolare, la sua tecnica monocroma, definita chiaroscuro, presupponeva l’utilizzo di più matrici lignee, così da fornire un risultato simile a un disegno. In questo caso, diversamente dall’incisione di Raimondi, dipinto su vetro e stampa sono orientati nello stesso modo [Figura 3].

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Figura 2. Marcantonio Raimondi, Esposizione dalla Croce e svenimento della Madonna, 1520-1521, bulino, Roma, Palazzo Fontana di Trevi, Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini, inv. FC4896, proprietà dell’Accademia dei Lincei (vedi).

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Figura 3. Ugo da Carpi, Deposizione di Cristo dalla Croce, scritta alla base: RAPHAEL URBINAS, 1529 ca.-ante 1523, xilografia a colori (chiaroscuro), cm. 28,2 x 36,6, Pavia, Musei Civici (vedi).

Come già anticipato, non è nota l’opera di Raffaello da cui le stampe viste dichiarano di discendere, possiamo però trovare alcuni riferimenti in opere di Raffaello come la celebre Deposizione Borghese (già Pala Baglioni) del 1507 (nota 1) e, in particolare in alcuni dei tantissimi disegni preparatori.
Si veda, ad esempio, in basso a destra la Maria che si volge mostrando la nuca. Nel disegno di Raffaello [Figura 4], così come nella versione dipinta, la donna tende le braccia a una Madonna esanime, facendovi riconoscere, in questo caso, una citazione della Madonna del Tondo Doni (1503-1504) di Michelangelo (nota 2); oppure un’altra Maria in preghiera, in basso a sinistra, che compare in controparte in un disegno preparatorio [Figura 5], ma non nella versione finale della Deposizione Borghese.

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Figura 4. Particolare di un disegno preparatorio per la Deposizione Borghese, Londra, British Museum.

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Particolare di Figura 1.

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Figura 5. Particolare di un disegno preparatorio per la Deposizione Borghese, Londra, British Museum.

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Particolare di Figura 1.

È comunque innegabile che l’originalità del soggetto, da un punto di vista dell’invenzione iconografica, risieda soprattutto nel Cristo, del quale si intravede a mala pena il profilo del volto, ripiegato su san Giovanni che lo sorregge, con il braccio sinistro ancora inchiodato alla Croce e il braccio destro abbandonato sul fianco (nota 3).
Possiamo forse individuare un significativo precedente in una celebre incisione di Andrea Mantegna raffigurante la Discesa dalla Croce, che abbiamo mostrato di recente in relazione a una placchetta in bronzo con il medesimo soggetto (nota 4).
E’ simile il modo con il quale il corpo di Cristo si abbandona, anche se nell’incisione mantegnesca  il braccio sinistro è stato liberato dalla Croce e il Cristo non è trattenuto a braccia bensì con un lenzuolo. Allo stesso modo la Madonna, sebbene collocata in controparte, pare priva di  conoscenza tra le braccia delle pie donne.
Il soggetto incontra il favore di molti artisti che lo realizzano con le tecniche più varie. Il modenese Antonio Begarelli (1499-1565), ad esempio, esegue tra il 1530 e il 1531 un monumentale gruppo scultoreo che tutt’oggi si conserva nella chiesa di San Francesco di Modena [Figura 6, nota 5].

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Figura 6. Antonio Begarelli (1499-1565), Deposizione dalla Croce (1530-1531), terracotta dipinta, Modena, chiesa di San Francesco.

Si può notare come venga riproposta la stessa messa in scena ideata da Raffaello e diffusa dal Raimondi, con il Cristo nella stessa posizione, collocato centralmente rispetto alle quattro figure arrampicate sulle due scale che lo stanno deponendo dalla Croce, una delle quali sta “sconficcando” il chiodo dalla mano sinistra. Il Begarelli denuncia una certa fedeltà al prototipo mantegnesco, che è probabile conoscesse molto bene, riprendendo il motivo del lenzuolo con il quale si aiuta la figura in cima alla scala di sinistra.
Qualche decennio più tardi, tocca a un membro della bottega del Luini riprodurre pressoché letteralmente il medesimo soggetto nell’Aula delle Monache del Monastero di San Maurizio a Milano [Figura 7, nota 6].

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Figura 7. Bottega di Bernardino Luini, Deposizione dalla Croce, affresco, Milano, Monastero di san Maurizio, Aula delle Monache.

Nel gruppo ai piedi della Croce, il posto della Maria che si torce celando il volto è preso da una donna che si mostra frontalmente nel medesimo atto di sorreggere la Madonna. Alle loro spalle non si vede più Gerusalemme, bensì una Milano abbastanza riconoscibile.
Anche dopo secoli, il soggetto continua ad essere riprodotto, come dimostra quest’incisione su rame realizzata da Éléonore Lingée (1753-post 1814) nella prima metà dell’Ottocento [Figura 8]. In calce all’incisione, oltre al titolo espresso in francese, inglese e tedesco, si legge: Raphael pinx.t e Éléonore Lingée sc. (nota 7).

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Figura 8. Thérèse Éléonore Lingée, La Descente de Croix (particolare), incisione su rame, Parigi 1844.

NOTE

[1] Vedi.

[2] L’opera completa di Raffaello, (presentazione di M. Prisco, apparati di P. De Vecchi), Rizzoli, Milano 1966, p. 97; sul Tondo Doni, vedi.

[3] Troviamo diversi casi in cui il Cristo viene calato dalla Croce con modalità simili nella pittura antica, ma vi è la Madonna ad accoglierlo tra le sue braccia. Senza poter mostrare le immagini per ragioni di spazio, citiamo a titolo puramente esemplificativo: un mosaico del Duomo di Monreale, Palermo (XII-XIII secolo), un particolare della Maestà di Duccio da Boninsegna (1308-1311) presso l’Opera del Duomo di Siena, la Deposizione di Pietro da Rimini (1325-1330) al Louvre, un’anta del Polittico Orsini di Simone Martini (1333-1337) al museo delle Belle Arti di Anversa e altri.

[4] Attilio Troncavini, La Deposizione dalla Croce del monogrammista MR (alias Maestro delle nubi a spiga), aprile 2016 (Leggi). Vedi anche l’articolo di approfondimento/rettifica, novembre 2016 (Leggi) anche se non riguarda la derivazione dall’incisione di Mantegna.

[5] Quest’opera di Begarelli fu quasi certamente vista da Michelangelo durante una sua visita a Modena. Lo riporta il Vasari, come segue: “Passando da Modena, [Michelangelo] vedde di mano di maestro Antonio Bigarino [sic] modanese, scultore, che aveva fatto molte figure belle di terra cotta e colorite di colore di marmo, le quali gli parsono una eccellente cosa;  e perché quello scultore non sapeva lavorare il marmo, disse: <<Se questa terra diventassi marmo, guai alle statue antiche>>” (Le Vite … Edizione Giuntina, Vol VI, p. 120).

[6] Secondo gli studi più recenti prevale la convinzione che l’autore sia Giovanni Pietro Luini (C. Battezzati-G. Agosti-J. Stoppa, San Maurizio al Monastero Maggiore, Officina Libraria, Milano 2016).

[7] L’incisione è proposta in rete da La Galerie Napoléon, antiquario parigino specializzato in stampe antiche, con la data del 1844. Thérèse Éléonore Lingée, conosciuta anche come Thérèse Eléonore Hémery era nata Lefèvre nel 1753 e non se ne conosce la data di morte (alcune fonti propongono il 1833), comunque posteriore al 1814 (data in cui evidentemente risultava ancora in vita). Nel 1844 la Lingée avrebbe avuto 91 anni quindi, se la data dell’incisione è stata riportata correttamente, potrebbe riferirsi a una edizione postuma.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, novembre 2016

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