Placchetta in bronzo raffigurante Compianto sul Cristo morto

di Attilio Troncavini

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Figura 1. Compianto, placchetta in bronzo cm. 10,5 x 7,6, Italia centrale, prima metà circa del XVI secolo, Milano collezione privata.

Doveva in origine far parte di una pace, come attesta l’esemplare conservato nelle collezioni dei Musei Civici di Brescia, completato da una lunetta con le Marie al Sepolcro, sul cui bordo esterno si legge HUMANI GENERIS SALVATORI ANDREAS CARDEVAL e sull’architrave PAX VOBIS [Figura 2].

Figura 2. Compianto, pace, bonzo, Brescia, Musei Civici.

La prima scritta è stata interpretata come una dedica ad Andrea Della Valle, cardinale di Sant’Agnese a Roma dal 1517 al 1534 e ciò collocherebbe la placchetta attorno al terzo decennio del XVI secolo con una provenienza dall’Italia centrale (Rossi 1974), contro diversi pareri, sia anteriori che posteriori, che la ritengono opera dell’Italia settentrionale (Lombardia o Emilia) e forse anche di epoca più tarda (nota 1).
Come riferimenti per la placchetta sono stati spesso citati (talvolta a supporto della provenienza lombarda) due rilievi bronzei con i quali la placchetta del nostro Compianto parrebbe presentare non poche affinità. Si tratta di due tondi che rappresentano L’Incredulità di S. Tommaso e La discesa di Cristo al Limbo [Figure 3 e 4], oggi conservati nell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano, eseguiti su disegni di Raffaello che si trovano a Firenze agli Uffizi [Figura 5] e a Cambridge (nota 2).

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Figure 3 e 4. Cesarino da Perugia, L’Incredulità di S. Tommaso e La discesa di Cristo al Limbo, bronzo, Abbazia di Chiaravalle (Mi) [vedi Post Scriptum in fondo, 26.1.2021 ndr].

Figura 5. Raffaello Sanzio, La discesa di Cristo al Limbo, disegno, Firenze, Uffizi.

Il secondo riferimento citato in letteratura è costituito dal Compianto del Perugino di Palazzo Pitti a Firenze [Figura 6], recante la data del 1495 e destinato a fare scuola nel primo Cinquecento.

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Figura 6. Pietro Perugino, Compianto, olio su tavola, 1495, Firenze, Palazzo Pitti (Galleria Palatina).

Il riferimento più stringente lo troviamo però forse in un disegno di Taddeo Zuccari (1529-1566), pittore nato a Sant’Angelo in Vado presso Urbino e molto influenzato da Raffaello. Il disegno nella sua versione più nota si trova a Firenze agli Uffizi (Inv. 7095F), ma ad esso si aggiunge quello conservato al National Museum di Stoccarda. Qui lo vediamo ripreso in una stampa eseguita nel 1567 da Cornelis Cort (1533-1578) [Figura 7]. Ciò potrebbe consentire di confermare l’ambito di provenienza della placchetta dall’Italia centrale (nota 3).

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Figura 7. Cornelis Cort (da Taddeo Zuccari), Compianto (1567), incisone a bulino, Bergamo, Accademia Carrara (Vedi).

Senonché, a testimonianza che la diffusione delle stampe non aveva confini, segnaliamo, a titolo puramente esemplificativo, un Compianto, tratto dall’incisione di Cornelis Cort, eseguito nel 1634 dal pittore friulano Girolamo Dal Zocco, detto Zigantello [Figura 8], per la chiesa di Santa Maria Nascente a Fonzaso vicino a Feltre in provincia di Belluno (nota 4).

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Figura 8. Girolamo Zingatello, Compianto, 1634, Fonzaso (Bl), Pieve di Santa Maria Nascente.

Bibliografia sulla placchetta
-E.Imbert-G.Morazzoni, Le placchette italiane. Secolo XV-XIX, Alfieri, Milano 1941, p. 44, tav. II n. 4 (scuola fiorentina XV-XVII secolo).
-F.Rossi, Musei Civici di Brescia. Placchette. Secoli XV-XIX, Neri Pozza, Vicenza 1974, p. 86 n. 118 fig. 62; p. 88 n. 119 fig. 63 (Italia centrale, prima metà XVI secolo)
-AAVV (a cura di C. Alberici), Capolavori di arte decorativa nel castello sforzesco, BPM Milano 1975 p. 125
-O.Zastrow, Museo d’Arti Applicate. Oreficerie, Electa, Milano 1993, p. 154-155 n. 103.
-Bronzi (a cura di A. Bardelli), ADV, Milano 2011, p. 41.

NOTE

[1] Lo stesso Rossi (Rossi 1974) rafforza la sua ipotesi, almeno per quanto riguarda la provenienza, citando un esemplare conservato nei Musei di Berlino e dedicato a Domenico Caffi, forse di origine lombarda, ma attivo come Protonotario Apostolico a Roma.

[2] I due tondi sono stati a lungo attribuiti a Lorenzo Lotti detto Lorenzetto, amico di Raffaello (vedi Rossi 1974 che trova riscontro in F. Reggiori, L’abbazia di Chiaravalle, BPM Milano 1970, ill. 103-104 e in A. M. Caccin, L’abbazia di Chiaravalle milanese, Moneta, Milano 1979, p. 52, ill. p. 53).
Risulta invece che i due tondi di Chiaravalle siano stati commissionati nel novembre 1510 all’orafo Cesarino da Perugia da parte di Agostino Chigi, da eseguirsi entro sei mesi su disegni di Raffaello (Roberto Bartalini, Le occasioni del Sodoma, Donzelli 1996, p. 59) [vedi Post Scriptum in fondo, 26.1.2021 ndr].

[3] Per quanto riguarda la datazione della placchetta, il riferimento a Taddeo Zuccari la collocherebbe alla fine degli anni Sessanta del Cinquecento. Tuttavia, la datazione fornita da Rossi tra il 1517 e il 1531, in relazione al cardinale Andrea Della Valle (Rossi 1974) appare tutt’oggi convincente.
Resta la possibilità che Taddeo Zuccari abbia desunto il suo Compianto da un’idea precedente, magari dello stesso Raffaello.

[4] Matteo Vieceli, I mercanti e il loro tempio. La pieve di Santa Maria Nascente nella Fonzaso del XVII secolo, in Rivista Feltrina n. 33 dicembre 2014, A. XLVII, p. 15 e ss.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, aprile 2015

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Post Scriptum
Nell’aprile 2017, veniva pubblicato un seguito al presente articolo, che abbiamo tuttavia deciso di non inserire in archivio nella sua interezza, ma di richiamarvi in questa sede alcuni contenuti.
In primo luogo, avendo sostenuto che lo Zuccari potesse aver tratto l’idea del suo Compianto da Raffaello (vedi sopra nota 3), grazie alla segnalazione di un visitatore del sito, pubblicavamo le immagini di due disegni di Raffello, l’uno conservato a Parigi e l’altro a Oxford, serviti insieme ad altri per la preparazione della cosiddetta Pala Baglioni, nonché di un’incisione di Marcantonio Raimondi fedele alla versione di Oxford (l’unica delle tre immagini che qui riproduciamo, Figura A).

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Figura A. Raffaello, Deposizione, disegno, Oxford, Ashmolean Museum.

In secondo luogo, coglievamo l’occasione per una precisazione contenente una rettifica.
Secondo Francesco Rossi la fonte iconografica della placchetta in questione sarebbe un’incisione di Agostino Veneziano del 1516 [Bartsch, XVI, p. 44 n. 39], poi replicata da Raimondi [Bartsch, XIV, p. 44 n. 37] (F. Rossi, La collezione Mario Scaglia. Placchette, Lubrina, Bergamo 2011, rif. VIII.9 p194 tav. LI). Nella stessa pubblicazione, Rossi, ha attribuito la placchetta all’orafo romano Antonio di San Marino (al secolo Antonio di Paolo Fabbri), sulla base della relazione, già evidenziata sopra, tra la placchetta e i due rilievi in bronzo conservati nell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano, da assegnare su base documentaria, come attesta Rossi, proprio ad Antonio da San Marino e non a Cesarino di Francesco come da noi pubblicato nell’aprile 2015 [26.1.2021, ndr].