Maurizia Tazartes, Orazio Gentileschi “Astratto e superbo toscano”, Mauro Pagliai, Firenze 2016, 176 pagine formato 21 x 15 euro 16,00.

È uno dei migliori libri d’arte letti ultimamente. Il testo è scientificamente rigoroso, ma si avvale di uno stile narrativo che rivela come Maurizia Tazartes, storica e critica d’arte, sia anche una giornalista.
Ciò che credo contraddistingua in modo particolare un bravo giornalista è che si senta in dovere di approfondire, senza dar nulla per scontato, e si preoccupi allo stesso tempo di fare opera di divulgazione.
La struttura del libro è concepita come un incrocio riuscito tra sviluppo cronologico – rispecchiato nella successione delle illustrazioni che accompagnano il testo – e aspetti tematici (la tecnica, il rapporto con altri artisti, con i committenti, con l’ambiente).
Troviamo opportuna la scelta di dare uno spazio marginale ai rapporti con la figlia Artemisia e agli aspetti più scabrosi delle varie vicende che li hanno visti coinvolti.
Non si notano apporti originali in termini di ricerca, però l’autrice dimostra di aver svolto un lungo e diligente lavoro sulle fonti, comprese quelle documentarie, non rinunciando anche a una propria rilettura e interpretazione originale.
Ciascun dipinto viene esaminato con cura traendone numerose osservazioni.
Innanzi tutto, sul modo di dipingere e sugli influssi, iconografici e non solo, esercitati da Caravaggio, così come da altri artisti quali Annibale Carracci, Federico Barocci e Scipione Pulzone.
Colpisce inoltre l’attenzione dedicata ai soggetti dei dipinti, spiegati molto efficacemente con riferimenti alle fonti dalle quali sono tratti, siano le Sacre Scritture o altro.
La scelta costante di un approccio storico induce l’autrice a descrivere il contesto nel quale Gentileschi vive e opera, non solo il quadro politico generale, ma anche l’ambiente culturale caratterizzato dalla presenza di vari artisti nelle numerose piazze che il pittore ha frequentato come Genova, Parigi e Londra. È insomma possibile leggere il libro senza aver accanto un testo di storia (o di iconologia) per cercare riscontri.
Buona la sincronia, come già evidenziato tra testo e immagini, 51 figure in bianco e nero + 17 tavole a colori (in qualche caso la riproduzione delle prime) a documentare efficacemente il corpus di Gentileschi nella sua evoluzione. Manca solo, alla fine, un indice dei nomi.
Al di là del giudizio che si può dare oggi su Orazio Gentileschi, emerge il ritratto di un pittore molto apprezzato dai contemporanei e ricercato dalle corti italiane ed estere, non certo solo “il padre di …” o un artista mediocre e di dubbia moralità.

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