AAVV (a cura di Alireza Naser Eslami), Incontri di civiltà nel Mediterraneo. L’impero Ottomano e l’Italia nel Rinascimento. Storia, arte e architettura, Olschki, Firenze 2014, 190 pagine formato 17,5 x 24, 5, euro 25,00.
A parte l’attualità del tema, il testo scaturito dagli atti del convegno Incontri di civiltà nel Mediterraneo, tra l’Impero Ottomano e l’Italia nel Rinascimento (Genova, novembre 2013) ci è subito sembrato di grande interesse. Il curatore Alireza Naser Eslami, architetto, è docente presso l’Università di Genova e autore di numerose pubblicazioni sull’architettuta mediorientale e sui rapporti tra Medio Oriente e Occidente.
Affrontando la lettura, notiamo subito qualche imprecisione, non mancano errori di composizione del testo dovuti a un editing non proprio impeccabile e qualche refuso addirittura clamoroso come “Alfred” Dürer (p. 69). Diciamo quindi che la prima impressione non è del tutto positiva. Come quasi sempre nel caso di opere collettanee improntate a una dichiarata interdisciplinarietà, i saggi sono disomogenei in termini di stile e contenuto: tutti molto comprensibili, ma in qualche caso un po’ superficiali, forse per soddisfare intenti divulgativi.
Detto questo, le notizie e gli spunti offerti sono molteplici e la visione delle questioni è in molti casi originale, proprio secondo il proposito di fornire un punto di vista eccentrico rispetto a quello occidentale classico.
Tra i primi saggi, che sono di argomento storico, non delude certo quello di Franco Cardini sull’autunno delle crociate (1683-1718), ossia sulla stagione conclusiva delle lotte contro “il Turco” al termine della quale si apre “il tempo delle dolci, care, sorridenti turqueries”.
Abbastanza esaurienti i successivi saggi dedicati alla ceramica ottomana nel tardo Rinascimento e agli scambi tra Oriente e Occidente nel campo del decoro e dell’ornamentazione, mentre quello sulla presenza dei tappeti nella pittura alterna passaggi di grande interesse ad affermazioni discutibili (nel senso letterale del termine), come quella secondo la quale la presenza di un tappeto orientale ai piedi della Madonna ne sottolinea il carattere di “Donna di Palestina” (?), laddove il tappeto rappresenta un “… prodotto particolarmente riconoscibile di quella terra” (??).
Dopo un bel saggio di carattere botanico, si giunge alla parte dedicata all’architettura, i cui due capitoli soddisfano pienamente le aspettative, soprattutto quello di Naser Eslami che coinvolge direttamente, nel dialogo tra corti rinascimentali e la Sublime Porta, personaggi del calibro di Filarete, Leonardo e Michelangelo.