AAVV, Andrea Mantegna. Cristo morto, Skira, Milano 2013, 120 pagine formato 16,5 x 24, euro 24,00.
Ermanno Olmi può dire ciò che vuole e quando scrive si può permettere di sintetizzare il suo pensiero in poche frasi lapidarie. Ma nessuno pensi, nemmeno per un istante, che si tratti delle pontificazioni del “maestro” di turno che si esprime solo attraverso distillati di saggezza o presunta tale.
Si dice, tra l’altro, che Olmi abbia lavorato molto su questo progetto, ma questo non è il punto, ciò che conta è il risultato.
Mentre, come suol dirsi, infuriano le polemiche, noi pensiamo che il nuovo allestimento del Cristo Morto di Mantegna a Brera sia semplicemente perfetto e che l’emozione, anzi la commozione, sia fortissima.
La posizione della tela, collocata più in basso rispetto agli altri dipinti, dettata dalla presenza dei dolenti inginocchiati accanto al feretro, la teca trasparentissima senza alcuna cornice, il colore nero del fondale che avvolge tutto: sembra veramente di partecipare a una veglia funebre nella quale si viene profondamente coinvolti.
Per un dipinto caratterizzato da una “tale virtuosa capacità di trasformare una visione naturalistica in un’immagine al di fuori del tempo e dello spazio”, spiega la direttrice di Brera Sandrina Bandera, appariva quasi obbligata la scelta di Olmi, per il suo talento nel far scaturire pura poesia dal dato reale e, verrebbe da aggiungere, per la profonda religiosità che la sua storia personale e la sua filmografia testimoniano.
Il catalogo che accompagna la mostra è l’ennesimo (ottimo) frutto della collaborazione tra Brera e l’editore Skira. Troviamo la pagina di Olmi di cui abbiamo detto all’inizio, una riflessione di carattere filosofico di Giovanni Reale e un saggio di Sandrina Bandera nel quale si ipotizza, tra l’altro, che l’ultimo personaggio accanto al corpo di Cristo, di cui si intravedano le fattezze, non sia la Maddalena, ma un figlio di Mantegna, Federico, morto tra il 1480 e il 1484, il quale avrebbe dovuto seguire le orme paterne nel campo dell’arte.
Completano la serie dei contributi al catalogo i saggi di Antonio Giuliano su Mantegna, di Edoardo Rossetti sulle vicende collezionistiche legate all’opera, di Sandra Sicoli sul pervenimento della stessa a Milano, di Andrea Carini e Sara Scatragli sulla tecnica e sullo stato di conservazione.
Il catalogo è ben fatto e utilissimo, ma è lo stesso Olmi a farci riflettere che, prima di ogni altra cosa, bisogna vedere l’opera, accostandoci ad essa senza pre-giudizi, con “lo sguardo dei puri di cuore”. A questo proposito, durante la presentazione, ha detto: “Dobbiamo farci cogliere sguarniti da ogni preconcetto, solo così ci possiamo innamorare”.
E ancora, domandandosi perché l’arte e la poesia stessero riguadagnando degli spazi, ecco la risposta: “Perché impera la bugia, mentre la poesia non può mentire”. Meraviglioso.