La fucina di Vulcano del monogrammista AZ
di Attilio Troncavini (*)
Nel 1965 Roberto Paolo Ciardi, a proposito della placchetta in bronzo della Collezione Cagnola [Figura 1], che intitolava Vulcano forgia le armi per Enea, riteneva si trattasse di un esemplare unico eseguito da una bottega milanese del tardo Cinquecento nell’ambito degli scolari di Caradosso Foppa (Ciardi 1965, p. 216 n. 200).
Figura 1. Monogrammista AZ, Vulcano forgia le armi per Enea, Gazzada (Va), Collezione Cagnola, inv. PL.31 (foto Vivi Papi).
Una prima obiezione può essere mossa riguardo al titolo. Se è vero che sono i “Ciclopi etnei” orchestrati da Vulcano a forgiare le armi di Enea (Virgilio, Eneide, VIII, 439-453), nella placchetta Enea non compare, mentre vediamo Venere con Cupido. Sebbene sia proprio Venere la committente delle armi di Enea, un titolo più adeguato mi sembra possa essere Vulcano forgia le ali di Cupido (nota 1).
Lo stesso titolo, Vulcano forgia le armi per Enea, viene assegnato alla placchetta da Mario Scalini (Scalini 1999, p. 103 n. 82), il quale la attribuisce al Monogrammista AZ attivo ad Augsburg (Augusta), riferendo una serie di considerazioni interessanti sostenute in proposito da Ingrid Weber (Weber 1975, n. 475 p. 240-241). Innanzi tutto, che la placchetta è tratta da un’incisione di Cornelis Bos datata 1546 [Figura 2] che viene quindi a costituire un termine post quem (nota 2).
Figura 2. Cornelis Bos, Venus and Cupid at the Forge of Vulcan, Oberlin, Ohio, Allen Memorial Art Museum (dono di R. M. Light in memoria di W. Stechow, 1975.169) [http://www.oberlinlibstaff.com/omeka_cast202/items/show/56].
Inoltre, esistono altri esemplari, di qualità migliore, in due collezioni private, una a Monaco di Baviera e una a Cleveland, Ohio (collezione S.E. Lee), sui quali si trova il monogramma AZ e la data 1573.
Ancora, al British Museum, si conserva una coppa o alzata in argento, apparentemente composita, sul cui piede compare il marchio di Augusta e dell’orafo. Viene citato in proposito il catalogo The Weddesdon [sic] 1927 n. 98, riferendosi evidentemente a un pezzo del lascito Rothschild che viene così descritto: “The bowl is richly embossed and chased; in the bottom is a landscape, and in the foreground is the forge of Vulcan, at which four men are working, while Venus and Cupid stand at one side” (nota 3).
L’insieme di queste considerazioni consente a Scalini di formulare l’attribuzione della placchetta a un artefice di Augusta che si sigla AZ, attivo nella seconda metà del XVI secolo, aggiungendo di suo alcuni riferimenti a manufatti di Paul Hübner che si trovano a Firenze presso il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti,
Ciò premesso, desidero segnalare un dipinto di anonimo romano del XVIII che riprende, con qualche libertà, il soggetto dell’incisione di Cornelis Bos e della placchetta [Figura 3].
Figura 3. Anonimo romano, Fucina di Vulcano con Marte [sic] e Venere, dipinto su tela, XVIII secolo, ubicazione ignota (Bologna, Fondazione Zeri).
Si vede un Vulcano che osserva i Ciclopi al lavoro, mentre è Venere che sembra dare precise indicazioni. Questo e il fatto che Vulcano abbia in mano una freccia ci dovrebbe permettere di intitolare il dipinto La fucina di Vulcano forgia le frecce di Cupido.
Alcuni Ciclopi sono riprodotti nel dipinto nella stessa posizione, quello all’estrema destra sembra invece riprendere in controparte quello raffigurato nell’incisione e nella placchetta sull’estrema sinistra.
Sulla derivazione della placchetta del Monogrammista AZ dall’incisione non ci sono dubbi, ma non posso evitare di mettere in relazione la posizione di alcuni Ciclopi con quella di due personaggi coinvolti in una scena di sacrifico e collocati nella parte inferiore di una celebre placchetta [Figura 4], attualmente attribuita al Moderno (nota 4). Si veda il confronto tra due particolari ingranditi [Figure A e B].
Figura 4. Moderno, Cristo morto tra Maria e Giovanni, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo.
Figure A e B. Confronto tra particolari delle Figure 1 e 4.
NOTE
[1] Su questi aspetti definitori vedi: Iconografia della fucina di Vulcano, (gennaio 2018) [Leggi] e La Venere alata nelle placchette in bronzo del Rinascimento (maggio 2018) [Leggi].
[2] Precisiamo che l’incisione è a sua volta tratta da un disegno di Maarten van Heemskerck ed è nota con il titolo Venere e Cupido nella fucina di Vulcano. Nell’incisione si vede chiaramente che è proprio un’ala quella che Vulcano sta forgiando.
[3] Charles Hercules Rea, The Waddesdon bequest: catalogue of the works of art bequeathed to the British Museum by Baron Ferdinand Rothschild, 1898, The British Museum, Londra 1902 (non ho trovato riferimenti a un’edizione del 1927) [Vedi].
[4] Nel catalogo delle placchette dei Musei Civici di Brescia, Francesco Rossi ritiene la placchetta di ambito padovano sotto l’influsso di Donatello e la data al terzo quarto del XV secolo, quindi prima del Moderno al cui ambito è stata tradizionalmente attribuita [Rossi 1974, p. 11 n. 16, tav. 3, ivi riferimenti e bibliografia]. Non aggiunge nulla la scheda redatta da Gabriele Donati per il catalogo di una mostra tenutasi nel 2014 presso la Pinacoteca di Brera di Milano su Giovanni Bellini dove la placchetta è stata esposta (AAVV, Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica, Skira, Milano 2014, p. 47 n. 10). Nel 2012, invece, Davide Gasparotto aveva riproposto un’attribuzione al Moderno (AAVV, Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia di Brescia, Grafo, Brescia 2012, p. 259, n. VI/13).
Bibliografia
-R. P. Ciardi, La Raccolta Cagnola, Edizioni di Comunità, Cremona 1965.
-F. Rossi, Musei Civici di Brescia. Placchette. Secoli XV-XIX, Neri Pozza, Vicenza 1974.
-I. Weber, Deutsche, Niederländische und Französische Renaissance-plaketten 1500-1560, Munchen 1975.
-M. Scalini in AAVV, La collezione Cagnola. Le arti decorative, Nomos, Busto Arsizio (Va) 1999, p. 103 n. 82.
Ringrazio sentitamente Roberta D’Adda e Sonia Berardelli della Pinacoteca Tosio Martinengo e Piera Tabaglio dell’Archivio Forografico del Comune di Brescia.
(*) Prima pubblicazione: Antiqua.mi, maggio 2028, firmato Attilio Troncavini (Andrea Bardelli)
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