Susanna Pollack (a cura di), Il dolce potere delle corde. Orfeo, Apollo, Arione e Davide nella grafica tra Quattro e Cinquecento, Olschki, Firenze 2012, 183 pagine formato 21,5 x 29, euro 38,00.
Dal 21 giugno al 23 settembre 2012, presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (GDSU) di Firenze, si è svolta la mostra di cui il presente volume costituisce lo splendido catalogo.
La quasi totalità delle opere (poco più di 50 calcolando che alcune sono in serie contrassegnate da lettere) è appunto costituita da stampe e disegni, databili in prevalenza dal XV al XVII secolo. A essi si aggiungono poche opere in bronzo (un bronzetto e quattro placchette del XV secolo, più una placchetta del XVIII-XIX secolo) e uno strumento musicale.
Desideriamo in questa sede soffermarci sulla struttura del volume che, nonostante possa apparire il contrario, risulta piuttosto complessa.
Il lavoro è suddiviso in sezioni, riconducibili, senza un ordine e una sequenza precisi ai quattro protagonisti: Orfeo, Apollo, il poco noto Arione e Davide, l’unico tratto dall’Antico Testamento.
Non tutti i personaggi ricevono lo stesso spazio; a Orfeo, per esempio, sono dedicate varie sezioni e un saggio introduttivo, mentre ad Arione e Davide, una sezione piuttosto scarna, rispettivamente.
Ciascuna sezione è preceduta da uno o più saggi, mentre alcuni saggi di carattere più generale precedono il tutto; chiude la ricca e interdisciplinare bibliografia. Diciamo per inciso che le ultime due pagine ospitano l’elenco completo dei cataloghi finora pubblicati nell’ambito del GDSU, in grado di fornire un’idea dell’enorme sforzo prodotto a sostegno e divulgazione della cultura.
Tornando al nostro, contrariamente alla maggior parte dei cataloghi, l’analisi delle singole opere non viene effettuata all’interno di apposite schede (che ci sono, ma sono poco più che didascalie che si limitano a riportare, per ciascuna opera, i dati tecnici e i riferimenti bibliografici), ma nei vari saggi.
Le stesse immagini delle opere (numerate da 1 a 48) non sono collocate tutte insieme, bensì suddivise al termine di ogni sezione. A questo proposito, i saggi citano le immagini delle opere, ma anche immagini di opere non in mostra (raffigurate all’interno di ciascun saggio, con una propria numerazione) e solo in pochi casi rimandano a immagini non rappresentate. Il fatto che queste diverse illustrazioni siano richiamate più volte in vari contesti all’interno di più saggi costringe a un “andirivieni” tra le pagine del volume che può risultare faticoso quando i rimandi sono frequenti; questo è forse l’unico (veniale) difetto che abbiamo potuto riscontare nell’organizzazione del lavoro.
Per altro sorprende molto positivamente come le opere si inseriscano perfettamente nei discorsi sostenuti nei vari saggi, al punto da non capire se siano le opere in catalogo ad aver ispirato la stesura dei saggi o se siano stati i saggi a determinare la scelta delle opere da esporre.
È forse proprio questo il risultato migliore che un’operazione di questo genere (mostra e catalogo), con un grosso lavoro di preparazione alle spalle, può sperare di ottenere
Per quanto riguarda i contenuti, l’approccio prevalente è di tipo iconografico con particolare riferimento alla mitologia – basta pensare alla complessa rappresentazione di Orfeo nell’arte durante il Rinascimento e la sua evoluzione – ma grazie alla diversa estrazione degli autori, siamo in presenza di un testo veramente trasversale e polivalente dove, con uguale competenza, vengono affrontati temi di carattere letterario, filosofico, teologico e, ovviamente, temi espressamente dedicati alla musica.
Detto questo, ci si può semplicemente abbandonare al piacere delle immagini e a quello della lettura o rilettura delle storie che vi sono raccontate: tragiche, grottesche, drammatiche, spesso terribili.