AAVV (a cura di Valerio Terraroli), Scultura in Lombardia. Arti plastiche a Brescia e nel Bresciano, Skira, Milano 2011, 320 pagine formato 24 x 32, euro 80,00.

Un libro di cui si sentiva la mancanza … prima di averlo letto.
Quando uscì il catalogo della mostra di Palazzo Reale a Milano dedicata al Settecento lombardo (1991), il saggio che Terraroli dedicava alla scultura citava per la prima volta scultori come i Carra e i Calegari, facendo sperare che presto avremmo potuto disporre di studi più approfonditi.
Si pensava che l’occasione potesse essere fornita dal presente volume curato dallo stesso Terraroli, ma le aspettative sono andate completamente deluse.
Già dalla veste editoriale si è capito che qualcosa non andava: troppo sontuosa e a un prezzo relativamente troppo elevato. Abbiamo però pensato a un lodevole tentativo di avvicinare un pubblico più vasto a questo argomento, non proprio “di massa”, anzi decisamente di scarso appeal se non per bresciani o specialisti della materia. In effetti, nell’introduzione si presenta il volume come un “ricco repertorio di immagini” e una “sintesi storico-critica”.
Le foto sono effettivamente belle, ma i saggi che lo compongono sono ciò che di meno efficace si possa immaginare per attirare il grande pubblico, hanno la struttura formale dei testi scientifici col solo risultato di riuscire poco accessibili.
Non capiamo quindi, francamente, il senso di questa operazione: ci domandiamo, visto l’argomento e come è stato svolto, perché non si è optato per un’edizione più sobria, rivolta agli studiosi come suoi naturali destinatari. Insomma, un libro che, già in apparenza, non sembra disporre del giusto ritmo tra divulgazione e letteratura scientifica.
Questo già in premessa, perché se entriamo nel merito, le cose si complicano ulteriormente.
Il titolo risulta di per sé fuorviante; a parte quel “Scultura lombarda” sparato a chiare lettere, circoscritta a quella bresciana solo nel sottotitolo, qui si parla quasi esclusivamente di scultura lapidea, mentre quella lignea – che detto con spirito di parte è quella che ci interessa maggiormente – è analizzata in modo del tutto affrettato. Tanto per fare degli esempi, non viene nemmeno citato Giovanni Maria Piantavigna e non c’è un’intera riga su Rizzardo Carboni il più importante intagliatore e stuccatore bresciano del primo Settecento, per non parlare di altri “minori”; non mancano nemmeno gli errori, laddove i Caniana vengono annessi alla categoria degli “intagliatori”.
Giusto per non pensare che la disposizione dei saggi sia assolutamente casuale, supponiamo che a ogni autore sia stato assegnato come compito un certo periodo storico. Il risultato è uno svolgimento abbastanza diligente per quanto riguarda le specifiche conoscenze di ciascun autore, mentre il resto è a dir poco frettoloso, spesso affidato alla citazione di lavori (nemmeno sempre aggiornatissimi) di altri autori. Non comprendiamo poi la necessità di dedicare un intero capitolo alla scultura rinascimentale a Milano e Pavia, con un breve accenno iniziale a Brescia che suona alquanto pretestuoso. Questa disomogeneità è ancora più evidente per l’incapacità del curatore di fornire un adeguato inquadramenti iniziale; il suo saggio è in assoluto il peggiore.
Le foto sono messe a caso, quasi sempre sganciate dal testo; le opere di cui si parla sono spesso illustrate diverse pagine avanti o indietro, senza alcun rimando (oppure non raffigurate del tutto).  Non mancano inutili ripetizioni e persino veri e propri refusi, frutto di un editing non proprio impeccabile, tanto per usare un eufemismo.
Assolutamente imperdonabile è la mancanza di schede biografiche dei singoli artisti e artefici citati; non c’è nemmeno un indice dei nomi! Manca persino una bibliografia generale!! La bibliografia è dispersa nelle note, costringendo all’estenuante caccia alla op. cit. di turno.

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