Un gruppo di mobili neoclassici lombardi e alcune similitudini con un tavolo firmato dai fratelli Cassina
di Manuela Sconti Carbone
Ancora una volta, proseguendo lungo una linea di ricerca precedentemente tracciata (nota 1), vorrei mettere in luce “una certa aria di famiglia” tra un gruppo di arredi.
Non riuscendo a trovare una risposta attraverso risultanze d’archivio, pongo attenzione a fatti stilistici e formali, che mi consentono di trattare un dato argomento anche in assenza di dati documentali. Come al solito, senza avere la pretesa di raggiungere conclusioni definitive, l’intenzione è quella di incuriosire il lettore e stimolare la riflessione degli studiosi.
Gli esemplari appartenenti al seguente corpus sono accomunati da alcuni dettagli decorativi e costruttivi.
Fra i principali elementi caratterizzanti troviamo un rosone, spesso avviluppato da racemi, ed una bordura fitomorfa; ricorrenti anche lesene e fregi [Figure A-G].
Figura A. particolare del cassettone di Figura 1.
Figura B. Particolare del cassettone di Figura 1.
Figura C. Particolare del cassettone di Figura 3.
Figura D. Particolare del cassettone di Figura 9.
Figura E. Particolare del cassettone di Figura 4.
Figura F. Particolare del cassettone di Figura 9.
In alcuni di questi arredi il programma iconografico, piuttosto curioso e sorprendente, si sviluppa sull’intero fronte. L’impianto strutturale presenta generalmente due cassetti sotto piano e, molto spesso, piedi a tronco di piramide rovesciata [Figure 1-26].
Figura 1. Cassettone neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 2. Cassettone neoclassico lombardo, Geri luglio 1884 n. 910.
Figura 3. Cassettone neoclassico lombardo, Christie’s Londra 12 dicembre 1991 n. 234.
Figura 4. Cassettone neoclassico lombardo, Finarte asta 1078 n.565.
Figura 5. Cassettone neoclassico lombardo, Cambi, asta 252 n. 119 (ivi definito emiliano).
Figura 6. Cassettone neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 7. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s 20 giugno 2006 n.380.
Figura 8. Cassettone neoclassico lombardo, Finarte 23 novembre 1994 n. 333.
Figura 9. Cassettone neoclassico lombardo, Sotheby’s 19 aprile 2016.
Figura 10. Cassettone neoclassico lombardo, pubblicato in Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, Milano 1938, n. 100-101 tav. 46.
Figura 11. Tavolo neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 12. Secretaire neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 13. Secretaire neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 14. Secretaire neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 15. Cassettone neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 16. Cassettone neoclassico lombardo, pubblicato in W. Terni de Gregory, Vecchi mobili italiani, Vallardi, Milano 1953, p. 194 n. 198 (ivi attribuito a Giuseppe Maggiolini).
Figura 17. Secretaire neoclassico lombardo, Vienna, Ambasciata italiana. Su questo mobile si rimanda all’articolo Mobili lombardi attribuiti ai Ravelli. Parte I [Leggi] in cui veniva attribuito all’ambito di Giovanni Maffezzoli.
Figura 18. Cassettone neoclassico lombardo, (fonte casa d’aste Wannenes).
Figura 19. Comodino neoclassico lombardo (fonte casa d’aste Wannenes).
Figura 20. Cassettone neoclassico lombardo, pubblicato in G. Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984, p. 186b.
Figura 21. Cassettone neoclassico lombardo, pubblicato in G. Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984, p. 168c.
Figura 22. Cassettone neoclassico lombardo, Babuino, 17 maggio 2006 n. 279.
Figura 23. Ribalta neoclassica lombarda, pubblicata in AAVV (a cura di E. Colle), Giuseppe Maggiolini un virtuoso dell’intarsio e la sua bottega a Parabiago, Parabiago (Mi) 2014, p. 92 (ivi pubblicata come “Bottega di Giuseppe Maggiolini).
Figura 24. Cassettone neoclassico lombardo, pubblicato in G. Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984, p. 174b.
Figura 25. Cassettone neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Figura 26. Ribalta neoclassica lombarda, mercato antiquario.
Alla famiglia qui presentata che ritengo coerente nel suo insieme si potrebbe aggiungere un ulteriore mobile, precisamente un importante tavolo che reca la scritta: “1796 li 26 gennaio/febbraio dalli fratelli Cassina in Milano” [Figura 27].
Figura 27. Fratelli Cassina, Tavolo neoclassico lombardo, mercato antiquario.
Come si può notare dall’analisi delle immagini, tale lavoro, di fattura molto pregevole, ha diverse similitudini con i mobili fin qui ritrovati: partirei da un distintivo fiore in legno di bosso, più volte presente sul tavolo, sia sul piano sia all’attacco delle gambe con le fasce. Un fiore molto simile, sempre in bosso, è presente in molti esemplari del corpus. Ma è sugli elementi di contatto fra il tavolo e la ribalta di Figura 26 che vorrei attirare l’attenzione [Figure 26a, 26b, 27a, 27b].
Figura 26a. Dettaglio della ribalta di Figura 26.
Figura 27a. Dettaglio del tavolo di Figura 27.
Figura 26b. Dettaglio della ribalta di Figura 26.
Figura 27b. Dettaglio del tavolo di Figura 27.
I due arredi sono accomunati dall’uso di legni particolari, bois de rose, bois de violet e bosso, e da caratteristici decori: la fronte dell’una ed il piano dell’altro presentano un esagono al cui interno è posizionato un raffinato rosone; sul fronte e sui fianchi della ribalta ritroviamo la stessa ripartizione del piano del tavolo.
Non è specificato chi siano i fratelli Cassina, ma si ritiene che possa trattarsi di Francesco e Giuseppe, probabilmente con bottega a Meda ma operanti anche a Milano, come si evince dalle seguenti evidenze. Francesco firma una ribalta in stile tardo barocchetto in cui, sul fondo dell’ultimo cassetto, troviamo la scritta a inchiostro “1779, 10 febbraio – questo buro è stato fabricato di Francesco Cassina in Meda, detto il volpino” (nota 2).
Per quanto riguarda Giuseppe, ne abbiamo notizia attraverso la Società Patriottica, che nel 1793 lo ritenne intarsiatore meritevole di menzione insieme a un certo Carlo Maltusio. Si ricorda che la Società Patriottica era un istituto culturale fondato da Maria Teresa nel 1766 per promuovere “l’agricoltura, le buone arti e le manifatture”. Durata fino al 1796, tra i personaggi che ne fecero parte abbiamo alcuni famosi intellettuali del tempo, come Pietro Verri, Giuseppe Parini e Cesare Beccaria, per citarne alcuni. Tra la nobiltà, erano membri il duca Serbelloni, il marchese Litta e il conte Visconti di Saliceto.
I suddetti “presunti” fratelli non sono gli unici Cassina di cui ho notizia.
Nel corso dei miei studi sull’architetto Francesco Croce, studi ancora in fieri, mi sono infatti imbattuta in alcuni documenti che testimoniano che gli arredi per la sagrestia del Santuario della Beata Vergine di Vimercate furono realizzati su progetto del noto architetto nel 1770. I lavori furono affidati all’ebanista Luca Cassina di Meda. Il nome, il settore di attività e le date, mi portano ad ipotizzare l’esistenza di una famiglia attiva a Meda nell’ambito dei mobili, potendo Luca essere il padre di Francesco e Giuseppe, o un altro fratello (nota 3).
NOTE
[1] Milano o Genova … o l’anello di congiunzione (luglio 2019) [Leggi] e Un corpus di mobili neoclassici lombardi di raffinata fattura (dicembre 2020) [Leggi].
[2] Clelia Alberici, Il mobile lombardo, De Agostini-Gorlich, Novara 1996, p. 10.
[3] In attesa di approfondimenti, tra i Cassina attivi nel settore del legno durante il XVIII secolo, citiamo: Agostino Cassina, convocato in data 9 gennaio 1773 alla riunione relativa all’abolizione dell’università dei falegnami a cui non partecipa; risulta attivo a Milano in Porta Nuova [Leggi ] e Antonio Cassina, titolare di una ditta d’ebanisteria insieme ai fratelli attiva anche per i Borromeo, esegue vari interventi di restauro ai mobili delle sale di rappresentanza per il Palazzo Reale di Milano (E. Colle-F. Mazzocca, Palazzo Reale di Milano. La reggia ritrovata, Skira, Milano 2001 p. 214; nota 39 “… i fratelli Cassina potrebbero appartenere alla stessa famiglia di Giuseppe e Francesco”).
Luglio 2021
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