Vetro dipinto inedito siglato VBL
di Andrea Bardelli
Si segnala presso il Museo Gianetti di Saronno (Mi), specializzato in ceramica, una lastrina di vetro dipinto raffigurante Giuditta e Oloferne siglata VBL [Figura 1 e 1 A].
Sulla sinistra si vede l’eroina biblica nell’atto di decollare Oloferne e sulla destra un gruppo di uomini in arme; sullo sfondo, le mura della città ebraica di Betulia e le tende dell’accampamento degli assedianti assiri con alcuni personaggi che agitano le braccia [Figure 1 B e 1 C].
Figure 1, 1 A, 1 B, 1 C, Monogrammista VBL, Giuditta e Oloferne, siglato, vetro dipinto, cm. 6 x 8,5 (8,5 x 31 con cornice), Museo Gianetti, Saronno (Va).
Sotto la sigla VBL si cela un artista attivo attorno alla metà del XVII secolo, non ancora identificato con precisione, specializzato nel dipingere piccole lastre di vetro che venivano utilizzate per decorare i cosiddetti “stipi monetieri” una tipologia di mobili a cassetti particolarmente in voga all’epoca.
La prima in ordine di tempo a scrivere del monogrammista VBL è stata Silvana Pettenati, a proposito di alcune opere che si conservano presso il Museo Civico di Palazzo Madama a Torino [Pettenati 1978, pp. 57-60, tav. XIV, nn. 127/131]. Prima di introdurre le opere torinesi, la studiosa cita due vetri di VBL conservati presso la Certosa di S. Martino a Napoli (inv. 105 a/b) [Figure 2 e 3], già ricondotti ad artefice veneziano della prima metà del Seicento da Marina Causa Picone [Causa Picone 1967].
Figura 2. Monogrammista VBL, Caino e Abele, vetro dipinto, Napoli, Museo della Certosa di san Martino.
Figura 3. Monogrammista VBL, Il pentimento di David, vetro dipinto, Napoli, Museo della Certosa di san Martino. Definita dalla Pettenati “scena di Giudizio non meglio identificata” e da Gonzales Palacios genericamente “Scena biblica” (1983, vol. II, p. 117 fig. 200), la scena mostra re David che si pente di fronte al profeta Natan dopo aver peccato di adulterio con Betsabea (Samuele, libro secondo, 12).
La stessa Pettenati considera le opere di VBL come il frutto “… di una cultura composita come si può configurare tra Venezia e Roma, nell’ambito di artisti tedeschi come Adam Elsheimer, Hans Rottenhammer, Johann König, non senza riferimenti tra gli italiani a Carlo Saraceni”.
Tra i pezzi del Museo Civico torinese, tutti datati all’inizio del XVII secolo, il più bello è sicuramente una Fuga in Egitto, siglato VBL sul tronco che si vede in basso a destra [Figura 4 e 4 A]. Come si può notare la sigla è identica a quella riscontrabile sul vetro del Museo Gianetti (confronta Figure 1 A e 3 A).
Figure 4 e 4 A. Monogrammista VBL, Fuga in Egitto, siglato, vetro dorato e dipinto, cm. 23,5 x 18,5, Torino, Museo Civico d’Arte Antica, inv. V.O. 75-2965.
Gli altri vetri di Palazzo Madama sono una coppia con Giochi di Amorini [Figure 5 e 5 A], un vetro raffigurante un Imbarco di armati, siglato VBL [Figura 6] e una Testa di imperatore romano [Figura 7].
Figure 5 e 5 A. Monogrammista VBL, Giochi di Amorini, siglati, vetro dorato e dipinto, cm. 11 x 15, Torino, Museo Civico d’Arte Antica, inv. V.O. 136-137, 3013 A/B.
Figura 6. Monogrammista VBL, Imbarco di armati, siglato, vetro dorato e dipinto, cm. 11,5 x 20,5, Torino, Museo Civico d’Arte Antica, inv. V.O. 140-3016.
Figura 7. Monogrammista VBL, Testa di imperatore romano, vetro dorato e dipinto, cm. 9 x 15,5, Torino, Museo Civico d’Arte Antica, inv. V.O. 193-3062.
Quest’ultimo vetro appartiene a una tipologia in cui VBL rappresenta figure, paesaggi all’interno di una sorta di cornice dorata con motivo floreali o a grottesche. L’attribuzione è stata fatta sulla base del riscontro con una serie di sei formelle in collezione privata torinese, facenti parte di uno stipo andato distrutto, dove quella raffigurante Vespasiano è firmata VBL [Figura 8].
Figura 8. Monogrammista VBL, Teste di imperatori romani, vetro dorato e dipinto, da uno stipo perduto, Torino, collezione privata.
A un’altra tipologia appartengono invece i vetri illustrati in precedenza, che mostrano vere e proprie scene tratte in prevalenza dalle Sacre Scritture
Questa distinzione viene suggerita da Alvar Gonzales Palacios il quale, nel suo Il Gusto dei principi, riprende il lavoro della Pettenati, ipotizzando per la prima volta il monogrammista VBL fosse attivo nel Regno di Napoli [A. Gonzales Palacios, 1983, vol I, pp. 133-137, vol. II, fig. 194-198] (nota 1).
Per dimostrarlo, mostra uno stipo passato in asta da Christie’s (corredato da una scheda redatta da lui stesso) con placche raffiguranti teste di sovrani partenopei, la cui parentela con quelle torinesi è inequivocabile [Figura 9 e 9 A, nota 2].
Figura 9. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti raffiguranti teste di sovrani napoletani attribuiti al monogrammista VBL, Christie’s Roma 27 novembre 1989 n. 201 (Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 201).
Figura 9 A. Particolare dello stipo di Figura 9 dopo il suo approdo sul mercato antiquario milanese.
Più precisamente, Gonzales Palacios ipotizza che dietro il monogramma VBL si celi un certo Vittorio Billa, documentato a Napoli nel 1635 per aver dipinto alcuni cristalli per due “scrittori d’ebano” (Gonzales Palacios 1983, vol. I, p. 135-136).
Al corpus di VBL, Gonzales Palacios aggiunge altri esemplari, come un piccolo stipo decorato con teste di Imperatori romani e Sibille [Figura 10], già sul mercato antiquario parigino, che presenta forti analogie sia con lo stipo Christie’s, sia con le placchette torinesi e uno stipo, già sul mercato antiquario londinese, che presenta all’esterno raffinati ricami floreali in seta e argento [Figura 11] e, all’interno, lastrine di vetro decorate a fiori e uccelli [Figura 11 A].
Figura 10. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti raffiguranti teste di imperatori romani e sibille, attribuiti al monogrammista VBL, mercato antiquario parigino (Galleria Jaques Kugel) (Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 202).
Figura 11 e 11 A. Stipo in ebano rivestito esternamente in stoffa ricamata e decorato all’interno con vetri dorati e dipinti raffiguranti fiori e uccelli, attribuiti al monogrammista VBL, mercato antiquario londinese (Colnaghi) (Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 204-206).
In quest’ultimo stipo, le placchette vitree sono le meno figurative che si conoscono, ossia non mostrano né scene, né teste, ma riprendono i motivi stilizzati che spesso fanno da corredo alle prime.
Uno stipo con placche vitree raffiguranti scene della parabola del Figliol prodigo, già pubblicato da Gonzales Palacios nel 1985 in Furniture History (A. Gonzales Palacios, A Neapolitan cabinet decorated with painted glass panels, in Furniture History, XXI, 1985, pp. 11 e ss.), viene qui ripreso. Si tratta dello stesso passato nell’asta del Palazzo Visconti di Brignano organizzata da Gilberto Algranti e Franco Semenzato nel maggio del 1988 (numero lotto non indicato in catalogo) [Figura 12], che qui possiamo vedere raffigurato con “il suo piede originale”.
Figura 12. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti con scene della parabola del Figliol prodigo attribuiti al monogrammista VBL, cm. 141 x 43, altezza 234, collezione privata (foto catalogo Algranti-Semenzato; rif. Gonzales Palacios 1983, vol I, tav. XXI, vol. II, fig. 207-210).
Viene invece considerato di produzione romana per l’ampio impiego di pietre dure, uno stipo in collezione privata che però utilizza placchette di vetro dipinto, del tipo che caratterizza i lavori di VBL a cui sono attribuite. Si ipotizza ipotizzato che VBL possa aver lavorato anche a Roma, oppure che sul mobile siano state inserite placchette prodotta a Napoli [Figura 13].
Figura 13. Stipo in ebano di produzione romana, decorato con vetri dorati e dipinti con paesaggi e volatili attribuiti al monogrammista VBL, collezione privata (Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 211).
Sempre nel suo lavoro del 1983, Gonzales Palacios menziona due stipi, facenti parte della collezione del Museo Stibbert di Firenze, “in qualche misura collegati” ai Barberini, perché recanti entrambi uno stemma vescovile in cui compaiono le api, quindi probabilmente appartenuti a qualche dignitario ecclesiastico legato alla famiglia.
Il primo è decorato da lastrine in vetro a sfondo dorato raffiguranti sia volatili, sia paesaggi come tratti da incisioni [Figura 14].
Figura 14. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti con paesaggi e volatili attribuiti al monogrammista VBL, Firenze Museo Stibbert (Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 212).
A proposito del secondo, decorato con lastrine vitree di varie misure illustranti scene dell’Antico Testamento, Gonzales Palacios scrive che una lastrina raffigurante Il Sogno di Giacobbe è siglata VBL [Figura 15].
Figura 15. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti con scene tratte dall’Antico Testamento eseguite dal monogrammista VBL, Firenze Museo Stibbert (foto Colle 1998, p. 35 n. 16; rif. Gonzales Palacios 1983, vol. II, fig. 207-210).
Gonzales Palacios conclude la carrellata delle opere di o attribuite al monogrammista VBL citando una lastra di vetro simulante una stampa, già a Parigi presso la Galleria Kugel [Figura 16].
Figura 16. Monogrammista VBL, Paesaggio, vetro dorato e dipinto, mercato antiquario parigino (Galleria Jaques Kugel) (Gonzales Palacios 1983, vol. I, tav. XX; vol. II, fig. 214).
Nel 1984, Gonzales Palacios non aggiunge nulla a quanto si sapeva (A. Gonzales Palacios 1984, p. 223, 230-231).
Diversi anni più tardi, nel 1996, Enrico Colle redige il catalogo dei mobili conservati nelle civiche raccolte del Castello Sforzesco di Milano e attribuisce al monogrammista VBL, seppur dubitativamente, uno stipo decorato con pannelli di vetro dipinti con animali e motivi floreali (Colle 1996 p. 206 n. 290) [Figura 17, nota 3].
Figura 17. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti con animali e motivi floreali attribuiti al monogrammista VBL, cm. 41 x 79,5 x 28,5, metà del XVII secolo, Milano, Musei Civici del Castello Sforzesco, inv. N. 621.
Uno stipo pressoché gemello di quello appena esaminato, corrispondente anche nelle misure, è passato diverse volte sul mercato delle aste, completamente ignorato dalla critica a quanto risulta [Figura 18].
Figura 18. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti con animali e motivi floreali (qui attribuiti al monogrammista VBL), metà del XVII secolo, cm. 41,5 x 80,5 x 28,5, Finarte 5 aprile 2006 n. 332.
Si veda il confronto tra due dettagli dei due stipi [Figure 17 A e 18 A].
Figura 17 A. Dettaglio dello stipo di Figura 17.
Figura 18 A. Dettaglio dello stipo di Figura 18.
In occasione del catalogo dei mobili del Castello Sforzesco di Milano, Colle aggiunge al corpus del monogrammista VBL, seppure con riserva e senza mostrarne l’immagine, anche uno stipo esposto nella villa medicea di Cerreto Guidi in provincia di Firenze.
Quest’ultimo, caratterizzato da lastrine di vetro dipinte a motivi vegetali, viene pubblicato nel 1998 nel catalogo degli scrigni e stipi della Collezione Mosca di Pesaro curato dallo stesso Colle [Figura 19], insieme a due pannelli conservati in un’altra villa medicea, quella di Poggio a Caiano, sempre in provincia di Firenze, rappresentanti una caccia al cervo e una caccia al cinghiale (Colle 1998, p. 56-57) [Figure 20 A e 20 B, nota 4].
Figura 19. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti a motivi vegetali attribuiti al monogrammista VBL, villa medicea di Cerreto Guidi (Fi).
Figure 20 A e 20 B. Monogrammista VBL, Scene di caccia, vetro dorato e dipinto, villa medicea di Poggio a Caiano (Fi).
L’anno successivo, nel 2000, Colle pubblica il suo volume per Electa sul mobile del Seicento in Italia dove redige la scheda relativa allo stipo del Museo Stibbert, firmato VBL (vedi sopra Figura 15) (Colle 2000 p. 68-69) (nota 5).
Oltre a citare alcuni dei lavori finora considerati (Milano, Cerreto Guidi, Poggio a Caiano), presenta una foto piccole in bianco e nero di uno stipo passato da Finarte nel 1993, che qui siamo in grado di mostrare in un’immagine tratta dal catalogo della casa d’asta [Figura 21, nota 6].
Figura 21. Stipo in ebano decorato con vetri dorati e dipinti raffiguranti teste di imperatori romani, qui attribuiti al monogrammista VBL, cm. 55 x 99 x 35, Finarte novembre 1993 n. 129.
Lo stipo, giudicato nel 1993 un manufatto realizzato nelle Fiandre nel corso del XVII secolo, presenta una struttura in legno ebanizzato con cornici guillochet in ebano, come molti di quelli visti finora. Le lastrine in vetro dorato e dipinto con teste di imperatori romani che decorano la fronte dei tiretti rientrano nella tipologia caratteristica del monogrammista VBL, come dimostra il confronto con le placchette in collezione privata torinese (vedi sopra Figura 8), lo stipo presentato da Christie’s nel 1989 (vedi sopra Figura 9) e quello già Galleria Kugel (vedi sopra Figura 10).
La scoperta della lastrina di Saronno con Giuditta e Oloferne rappresenta quindi un piccolo, ma significativo contributo, dopo oltre vent’anni, alla riscoperta del misterioso monogrammista.
NOTE
[1] Gonzales Palacios sostiene che la sigla VBL compare su quattro di essi. La Pettenati scrive di aver potuto riunire una serie di esemplati “tutti siglati”, ma, nelle singole schede, segnala la sigla VBL solo per la Fuga in Egitto è siglata; riguardo ai Giochi di Amorini si legge che “finora non è stato notato lo stesso monogramma …” e la Testa di imperatore romano, viene espressamente attribuita. Sulla lastrina Imbarco di armati sembra si legga proprio la sigla VBL. Gonzales Palacios cita anche un non meglio identificato “Adamo ed Eva frammentario”.
[2] A ulteriore conferma dell’origine napoletana, Gonzales Palacios coinvolge nel confronto una coppia di stipi decorati con l’effige di re napoletani, eseguiti nella tradizionale combinazione di ebano con intarsi in avorio (A. Gonzales Palacios, 1983, p. 135, riferimento alla figura 203) [Figura].
Figura. Stipo decorato in ebano e avorio, Napoli, metà del XVII secolo.
[3] In una precedente catalogazione dei mobili del Castello Sforzesco, lo stipo era stato datato al XVII-XVIII secolo e dubitativamente attribuito all’Italia settentrionale (Gilda Rosa, I mobili nelle civiche raccolte artistiche di Milano, Martello, Milano1963, p. 63 n. 138).
[4]
In una scheda dove alla produzione del VBL viene accostato, senza troppa convinzione, una coppia di stipi della Collezione Mosca con vetri in parte dorati e dipinti con vedute di Roma, Colle pubblica anche un’immagine piccole e in bianco e nero dello stipo del Museo Stibbert, già reso noto da Gonzales Palacios (vedi qui Figura 14). L’altro stipo “Stibbert” (vedi qui Figura 15) viene pubblicato come repertorio di riferimento (ivi p. 34, fig. 16 a p. 35).
I due vetri di Poggio a Caiano potrebbero essere messi in relazione con la “lastra su vetro simulante una stampa”, già Kugel (vedi qui Figura 16), sia con uno dei due stipi dello Stibbert (vedi ancora Figura 15).
[5] È strano che Colle ignori il riferimento fatto fa Gonzales Palacios alla provenienza romana dello stipo, eppure non vi sono dubbi che si stia parlando dello stesso mobile perché le misure sono identiche e Gonzales Palacios viene citato puntualmente tra le fonti.
[6] Anche in questo caso, come in quello dei manufatti citati in nota 4, le attribuzioni a VBL sono accompagnate da un punto interrogativo, fatta ovviamente eccezione per lo stipo oggetto della scheda che è siglato.
Bibliografia
-M. Causa Picone, Vetri a S. Martino, Napoli 1967.
-S. Pettenati, I vetri dorati graffiti e i vetri dipinti, Torino, Museo Civico di Torino, Torino 1978.
-A. Gonzales Palacios, Il gusto dei Principi. Arte di Corte del XVII e del XVIII secolo, Longanesi, Milano 1983.
-A. Gonzales Palacios, Il tempio del gusto. Roma e Regno delle due Sicilie, Longanesi, Milano 1984
-E. Colle, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Electa, Milano 1996
-E. Colle (a cura di), I tesori della collezione Mosca. Scrigni e stipi, Fondazione Scavolini, Pesaro 1998.
-E. Colle, Il mobile barocco in Italia, Electa, Milano 2000.
Referenze fotografiche
Figure 1, 1A, 1B, 1C (fonte Antiquanuovaserie); Figure 2, 3, 9, 10, 11, 11A, 13, 14, 16 (fonte Gonzeles Palacios 1983); Figure 4, 4A, 5A, 5B, 6, 7, 8 (fonte Pettenati 1978); Figura 7A (fonte Antiquariato); Figura 12 (fonte Algranti-Semenzato); Figura 15 (fonte Colle 1998); Figura 17, 19, 20A, 20B (Colle 2000); Figura 17A (A. e V. Vaccari, Dentro il mobile, Neri Pozza 1992, p. 204; Figura 18 (fonte Semenzato); Figure 18A e 21 (fonte Finarte).
Luglio 2010
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