Gesú Cristo, Maria Vergine e, forse, la Maddalena. Ma chi è I.AR.MA.?

di Alessandro Ubertazzi

Rispetto agli ambienti artistici italiani e tedeschi, in Francia la produzione di placchette sembra essere stata relativamente limitata nei secoli; rari sono, peraltro, i testi che ne parlano (nota 1) e, per giunta, questi non sempre sono esaurienti o convincenti.
A questo ultimo proposito, un caso è costituito dalle grandi piastre ovali che rappresentano il busto di Cristo di profilo volto a destra, talvolta associato a quello della Vergine anch’essa di profilo ma volta a sinistra.
La più nota fra quelle coppie di rilievi è conservata presso il Museo di Belle Arti di Houston (Texas-U.S.A.) e viene descritta sul relativo catalogo [Figura 1, nota 2]. Entrambe le placchette sono confezionate entro un’identica cornice che potrebbe risalire alla bottega che le ha prodotte.

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Figura 1. Cristo e Maria, bronzo, mm. 120 x 160 (Cristo), mm. 118 x 155 (Maria), Francia (?), prima metà del XVII secolo.

Un’altra coppia di piastre consimili è apparsa in un’asta tenutasi a Londra nel 2008 [Figura 2, nota 3].

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Figura 2. Cristo e Maria, bronzo dorato, mm. 141 x 183, Francia (?), prima metà del XVII secolo, Morton & Eden, Londra, giugno 2008.

Una rappresentazione della Vergine dello stesso tipo di quelle citate si trova anche nella collezione di Mario Scaglia. Questa bella piastra dorata [Figura 3], non dispone però della complementare immagine del Cristo. Francesco Rossi (l’autore del catalogo) l’assegna, con relativa certezza, ad ambito francese: come autore egli propone dubitativamente Pierre Goret e addirittura azzarda la data (1628) nella quale essa dovrebbe essere stata realizzata (nota 4).

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Figura 3. Maria, bronzo dorato, mm. 148 x 199, Francia (?), prima metà del XVII secolo, Morton & Eden, Londra, giugno 2008, Collezione Scaglia (attribuita a Pierre Goret, 1628).

Tutto ciò premesso, dato che io stesso possiedo alcuni esemplari di questa tipologia e anche altre differenti immagini del Salvatore rispettivamente utili a circostanziarli, mi permetto di presentarli qui per contribuire attivamente alla discussione su una loro verosimile identità e collocazione. Le piastre in questione sono state da me acquisite nel tempo sul mercato antiquario francese.
Comincio con il dire che, rispetto alla coppia di placchette conservate presso il Museo di Houston, i miei esemplari sono tutti sensibilmente più grandi al punto da lasciar supporre che quelle siano state realizzate con uno sfondo rimpicciolito ovvero (ma meno probabilmente) possano semplicemente essere delle interpretazioni, ancorché piuttosto fedeli, di esemplari precedenti come, ad esempio, i miei.
Oltre a ciò, la placchetta P1.530 [Figura 4], anche sulla base di verifiche dimensionali da punto a punto rispetto ad alcuni ricorrenti dettagli della figura di Cristo, è comunque dimensionalmente più grande anche delle altre mie che risultano così essere, verosimilmente, versioni successive e/o derivate da quella. Analogamente, le placchette apparse a Londra appartengono anch’esse alla tipologia di quelle derivate.
A questo punto, occorre aggiungere che la placchetta P1.530 differisce da tutte per il fatto di recare elegantemente incisa (dopo la fusione), la scritta EGO·SVM·VIA·VERITAS·ET·VITA: in essa, le singole parole sono intervallate da una sorta di asterisco formato da quattro piccole cavità circolari disposte a croce e distanziate fra loro da una sorta di X.
L’elegante versione della composizione si differenzia dalle successive anche per il fatto che, vicino alla spalla sx, la folta capigliatura del Cristo presenta qualche ricciolo in più rispetto alle altre; la bordura del manto che avvolge il busto del Signore è piuttosto nitida ma anche più sintetica rispetto a quella degli altri esemplari. Per quanto concerne, infatti, le versioni progressivamente (anche se di poco) più ridotte, esse mostrano tutte una bordura “rinforzata” [Figura 4 bis].

Figura 4. Cristo, bronzo fuso a cera persa con ampie tracce di argentatura; due fori in alto, retro incuso, mm.142,8 x 191,5 mm, collezione dell’autore P1.530, inedita.

Figura 4. Cristo, bronzo fuso a cera persa con ampie tracce di argentatura; due fori in alto, retro incuso, mm.142,8 x 191,5 mm, collezione dell’autore P1.530, inedita.

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Figura 4 bis. Dettaglio di Figura 4.

Infine, la piastra in questione reca incisa, sul fianco della spalla sinistra di Cristo ed entro una cornice rettangolare, la sigla I.AR.MA., che sembra essere proprio la firma dell’autore. Peraltro, non sono ancora riuscito a identificare quale artista o quale fonderia si celi dietro a quell’acronimo [Figura 4 ter].

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Figura 4 ter. Dettaglio della firma della placchetta di Figura 4.

Così, fino a prova contraria, la suddetta placchetta P1.530 costituisce, molto verosimilmente, l’esemplare capostipite della serie di quelle fin qui conosciute.
Nonostante la diversa finitura della faccia superiore, tutte le mie placchette presentano un’analoga tecnica fusoria. L’esemplare maggiore presenta due fori in alto grazie ai quali poteva essere sospeso grazie a un filo; il secondo (P1.531), analogamente alla corrispondente figura femminile (P1.534) cui è abbinato [Figura 5 e 6], presenta un foro in alto con il quale poteva essere appeso; il terzo (P1.532), parzialmente dorato, presenta un appiccagnolo in lamierino d’ottone saldato sul retro [Figura 7]; l’esemplare più ridotto P1.533, infine, è inserito in una cornice di lamierino d’ottone, ribadita sul retro, che comprende anche un appiccagnolo ad anello [Figura 8].

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Figure 5. Cristo, bronzo fuso a cera persa con patina naturale; foro in alto, retro incuso, mm. 140 x 181, collezione dell’autore P1.531, inedita.

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Figura 6. Maria (Maria Maddalena?), bronzo fuso a cera persa con patina naturale, retro incuso, foro in alto, mm. 132,5, collezione dell’autore P1.534, inedita.

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Figura 7. Cristo, bronzo fuso a cera persa con sfondo dotato di ampie tracce di doratura; appiccagnolo saldato a piombo, retro incuso, mm. 133,5 x 179,18, collezione dell’autore P1.532, inedita.

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Figura 8. Cristo, bronzo fuso a cera persa con patina scura entro semplice cornice dorata dotata di appiccagnolo, retro incuso, mm. 133,5 x 179,18 (cornice compresa), collezione dell’autore P1.533, inedita.

Indubbiamente, la questione posta da questa famiglia di rilievi che mi incuriosisce maggiormente, consiste nella figura femminile della placchetta P1.534 che è stata trovata abbinata alla P1.530: se si prescinde, infatti, dagli esemplari finora noti di “Vergine pendant di Cristo”, le donne velate fin qui citate e quelle della mia collezione, sembrano mostrare un’età sensibilmente differente: piú giovane quella della placchetta in mio possesso (vedi ancora Figura 6), più mature quelle delle placchette già note (vedi ancora Figura 3).
Formalmente modellata con analoghe intenzioni plastiche e decorative della figura rappresentata dagli esemplari conosciuti e dello stesso Cristo, la giovane donna (velata e avvolta in una pregiata tunica con bordure riccamente ornate) della mia collezione, potrebbe costituire una ulteriore versione della Madonna o, ipotesi forse più intrigante, un’immagine di Maria di Magdala (la Maddalena): se così fosse, questa tipologia di placchette formerebbe, con le altre due, una sorta di trittico. Occorre comunque aggiungere che tutte le donne appartenenti a questa serie sono certamente concepite come complemento di quelle dedicate a Cristo ma, mentre queste ultime mostrano un’esplicita derivazione stilistica da modelli di scuola italiana, le prime sono di ispirazione meno evidente.
Per quanto concerne i riferimenti compositivi del Cristo rappresentato in questa famiglia di placchette viene naturale ricordare che, a partire dal secondo quarto del XVI secolo, circolarono in Europa diverse versioni di una placchetta la cui immagine rappresenta il busto di profilo del Salvatore con la testa raggiata, volto a sinistra, circondata anch’essa dalla scritta EGO SVM VIA VERITAS ET VITA. Questa tipologia di placchette, della quale la mia è un esemplare di elevata qualità [Figura 9], è stata variamente attribuita: Valentino Donati l’attribuisce a Giovanni Bernardi da Castel Bolognese (nota 5), Ulrich Middeldorf a Giovanni Antonio de Rossi. Più verosimilmente, come sostenuto da Francesco Rossi a proposito di una pace conservata ai Musei Civici di Brescia (nota 6), essa può essere stata concepita da un orefice italiano del settimo-ottavo decennio del Cinquecento.

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Figura 9. Cristo, bronzo fuso a cera persa con cornice seghettata d’argento che forma anche l’appiccagnolo, retro quasi piano, diametro mm. 88, secondo quarto del XVI secolo (Giovanni Bernardi da Castel Bolognese, Antonio Abbondio o Giovanni Antonio de Rossi?), collezione dell’autore P1.82, inedita.

Infine, desidero riportate qui anche la placchetta P1.428 di cui conosco solo questo esemplare in piombo di cultura barocca più spiccatamente francese e compositivamente più articolata nei modi [Figura 10]; rispetto al Cristo raggiato di cui sopra (vedi ancora figura 9), essa mostra una capigliatura ondulata stilisticamente affine a quella delle placchette presentate.

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Figura 10. Cristo, piombo, foro in alto con tracce di filo metallico attorcigliato, retro incuso, diametro mm. 126, Francia (?), XVII secolo, collezione dell’autore P1.428, inedita.

NOTE

[1] Ingrid Weber, Deutsche, Niederländicshe und Französische Renaissanceplaketten 1500-1600; Modelle für Reliefs an Kult-, Prunk- und Gebrauchsgegenständen (2 volumi), F. Bruckmann Graphische Kunstanstalten, München, 1975;
Bertrand Bergbauer e Catherine Chédeau, Images en relief; la collection de plaquettes du Musée National de la Renaissance (cahier n. 6), Edition de la Réunion des Musées nationaux, Paris, 2006.

[2] Jaques Fischer, Sculpture in miniature; the Andrew S. Ciechanowiecki Collection of gilt & cold medals and plaquettes, the Museum of Fine Arts. Houston, Texas, 10 december 1969-1 february 1970.

[3] James Morton e altri, Coins and medals, including Renaissance and later medals from the collection of dr. Charles Avery, etc., catalogo dell’asta tenuta da Morton & Eden a Londra, mercoledi 11 e giovedi 12 giugno 2008.

[4] Francesco Rossi, La collezione Mario Scaglia; placchette, 3 volumi, Lubrina Editore, Bergamo, 2011.

[5] Valentino Donati, Pietre dure e medaglie del Rinascimento; Giovanni Bernardi da Castel Bolognese, Belriguardo, Ferrara, 1989.

[6] Francesco Rossi (a cura di), Catalogo delle placchette sec. XV-XIX, Musei Civici di Brescia, Neri Pozza Editore per il Comune di Brescia, 1974. Sempre a Brescia si conserva anche un rilievo in argento sbalzato che riprende esplicitamente l’immagine della piastra ovale in questione dalle quali differisce soprattutto per l’aggiunta di un’aureola raggiata: Francesco Rossi la ritiene un’opera tarda seicentesca.

Settembre 2021

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