Scene e personaggi intarsiati sui mobili neoclassici lombardi. Parte I

di Andrea Bardelli

Lo scorso febbraio 2021 ho intrattenuto una fitta corrispondenza con Anna Ranzi, conservatrice di Villa Monastero a Varenna, a proposito di cosa rappresentassero le scene intarsiate su due medaglioni intarsiati, collocati al centro della fronte di altrettanti cassettoni facenti parte del ricco arredo della villa. Su questi due specifici mobili torneremo a tempo debito.
Da tempo, dovendo descrivere l’apparato decorativo dei mobili neoclassici lombardi intarsiati, mi ponevo la questione della corretta interpretazione dei soggetti, non volendo fornire indicazioni errate e nemmeno pensando di cavarmela con un “scena mitologica” con cui è facile trarsi d’impaccio.
L’occasione mi ha quindi indotto ad affrontare il tema anche se acerbo e come tale insidioso.
Non intendo occuparmi dei repertori di immagini, soprattutto disegni, forniti a Maggiolini e ad altri importanti ebanisti da celebri artisti, tra cui Andrea Appiani, Giuseppe Levati e Giocondo Albertolli. Altri studiosi si sono già occupati egregiamente della questione.
Vorrei invece occuparmi di quelle produzioni “minori” i cui artefici, non avendo a disposizione i disegni di architetti e designer, tranne quelli “rimediati” dai rapporti con le botteghe maggiori, traevano i loro soggetti da fonti più facilmente accessibili, segnatamente le incisioni.
Questo articolo si muove quindi su due piani paralleli che solo in qualche caso convergono: la decifrazione del soggetto e l’identificazione della fonte da cui è tratto.
Lo scopo è quello di capire quali fossero i soggetti più popolari e quali repertori di immagini i nostri ebanisti potevano avere a disposizione.

Marte e Venere ovvero Enea e Didone
Il primo medaglione intarsiato di cui mi voglio occupare è estremamente diffuso e raffigura sulla sinistra, per chi guarda, una donna vestita con una tunica che regge una fiaccola e, sulla destra, un uomo armato di lancia [Figura 1 e 1 bis].

cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo
cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo

Figura 1 e 1 bis. Medaglione intarsiato e cassettone neoclassico lombardo di cui costituisce un particolare, Sotheby’s, Milano dicembre 2006 n. 491.

Viene spontaneo identificare i due personaggi come Venere e Marte, così come rappresentati nell’arte antica e durante il Rinascimento [Figure 2 e 3].

venere-marte-175-dc-roma-museo-nazionale-romani-terme-diocleziano

Figura 2. Venere e Marte (impersonati dall’imperatore Marco Aurelio e dalla moglie Faustina), marmo (ante restauro, 175 d.C., Roma, Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano.

andrea-mantegna-venere-marte-1497-parigi-louvre

Figura 3. Andrea Mantegna, Venere e Marte (particolare del Parnaso), 1497, tempera su tela, Parigi, Museo del Louvre.

Per quanto riguarda il personaggio femminile, la torcia “che desta amore” rientra tra gli attributi di Venere. Mostro in proposito un’incisione di Antonio Suntach il cui “audace” titolo si può tradurre liberamente come “Venere spiega a Cupido il tocco dell’imene” [Figura 4].

antonio-suntach-angelica-kauffman-venre-cupido-incisione-milano-bertarelli

Figura 4. Antonio Suntach (da Angelica Kauffman), Venus explaining to Cupid, the Tocch of Himen, 1792, acquaforte, cm. 29,7 x 22,9, Milano, Raccolta di Stampe Bertarelli (inv. Art. p. 25-46).

La data dell’incisione ci porta nella stessa epoca in cui venivano eseguiti i mobili delle cui decorazioni stiamo trattando e Antonio Suntach, come vedremo, è l’autore di diversi soggetti utilizzati nella realizzazione di intarsi (nota 1).
Tuttavia, il personaggio femminile raffigurato nel medaglione intarsiato di Figura 1 tiene la torcia rivolta verso il basso che, nell’iconografia antica, indica la morte (nota 2).
Penso quindi di poter identificare l’uomo in arme in Enea e la donna in Didone, presaga del proprio suicidio.
E questo nonostante nel libro IV dell’Eneide (vv. 279-583), tra i due non avvenga un commiato “amichevole” come lascerebbe intendere il braccio della donna posato sulla spalla del compagno. La stessa incomunicabilità si verifica quando Enea la rincontra negli inferi (Eneide VI vv. 440-476).
A supporto dell’identificazione di Enea nell’intarsio di Figura 1 potrebbe essere recato l’argomento che il guerriero porta un elmo che ricorda un berretto frigio, ossia tipico della Frigia dove si trovava Troia. In realtà quello che in alcune versioni dell’intarsio può apparire come un berretto, a causa della perdita di definizione dell’incisione per usura, altro non è che un classico elmo greco senza una particolare connotazione (nota 3).

Marte e Venere ovvero le nozze di Alessandro
Nel secondo medaglione intarsiato, anch’esso tra i più adottati per decorare la fronte dei mobili neoclassici lombardi, si vedono tre personaggi. Il primo regge una lancia, porta un velo sulle spalle e ha parti intime coperte da una foglia, presumibilmente di fico; anche il secondo regge una lancia e ha i fianchi fasciati da un perizoma. Se il primo personaggio appare solo effeminato, questo secondo ha i seni che lo identificano come figura femminile. Nel terzo personaggio, un putto alato, è facilmente ravvisabile Cupido [Figure 5 e 5 bis].

cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo
cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo

Figura 5 e 5 bis. Medaglione intarsiato (foto di repertorio) e cassettone neoclassico lombardo con un intarsio simile al centro della fronte, Cambi giugno 2018 n. 28.

Si è sempre pensato che la scena raffigurasse Marte e Venere insieme a Cupido che spesso si accompagna a loro a dispetto dell’immagine poco virile del presunto Marte.
Penso invece che la scena riprodotta nell’intarsio di Figura 5 sia la ierogamia di Alessandro Magno e Rossane, ossia il loro matrimonio sacro ispirato all’unione tra Marte e Venere (nota 4).
Un riscontro sufficientemente preciso si può trovare in un affresco dalla Casa del Bracciale d’oro [Figura 6, nota 5]. Secondo alcuni studiosi, la moglie di Alessandro rappresentata sarebbe Statira, figlia del re persiano Dario III, ma questo poco cambia ai nostri fini.

nozze-alessandro-rossane-statira-60-79-dc-affresco-pompei-casa-bracciale-d’oro

Figura 6. Nozze di Alessandro Magno con Rossane o Statira, 60-79 d.C., affresco, Pompei, Casa del Bracciale d’oro.

Importa invece osservare come la casa venne esplorata già in epoca borbonica tra il 1758 e il 1763 e che quindi l’immagine dell’affresco, magari attraverso un disegno ed eventuale conseguente traduzione in stampa (che non mi è possibile documentare), avrebbe potuto far parte a fine Settecento delle fonti iconografiche da cui le arti decorative traevano spunto.

Ettore e Andromaca ovvero Educazione di Cupido
Nel terzo medaglione in esame si vede una donna seduta che riceve tra le braccia un infante portole da una figura maschile [Figure 7 e 7bis].

cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo
cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo

Figura 7 e 7 bis. Medaglione intarsiato e cassettone neoclassico lombardo di cui costituisce un particolare, Boetto novembre 2000 n. 396.

Equivocando sulla direzione del gesto, questa immagine viene spesso descritta come Ettore e Andromaca, riferendosi al passo del libro VI dell’Iliade in cui Andromaca cerca di trattenere Ettore dal raccogliere la sfida di Achille mostrandogli il figlio Astianatte.
Nel medaglione intarsiato, non solo è la donna a ricevere il bambino, non a porgerlo, ma il personaggio sulla destra è Mercurio, come si deduce in modo inequivocabile dalle ali ai piedi, anche ignorando che egli sia nudo e non in armi in partenza per la guerra e indossi un cappello alato anziché un elmo.
La presenza di Mercurio denota l’episodio come l’educazione di Bacco, riferito a quando il messaggero degli dei affida il piccolo Bacco alla cura di Ino (nota 6).
Questo soggetto, assai popolare proprio in epoca neoclassica, è stato rappresentato da vari artisti nelle tecniche più diverse. Tra le tante opere, ho scelto di mostrare quella che mi sembra la più affine, ossia un marmo di Bertel Thorvaldsen (1770-1844) conservato a Milano presso la Pinacoteca Ambrosiana [Figura 8].

bert-thorvaldsen-mercurio-bacco-ninfa-milano-pinacoteca-ambrosiana

Figura 8. Bertel Thorvaldsen, Mercurio affida Bacco a una ninfa, Milano, la Pinacoteca Ambrosiana.

Educazione di Cupido (ri)diventa Ettore e Andromaca
A dimostrazione della libertà con cui le fonti iconografiche venivano utilizzate e adattate, la scena raffigurante l’educazione di Cupido di cui sopra è stata modificata proprio per rappresentare il passo dell’Iliade sopra riferito in cui avviene il commiato tra Ettore e Andromaca.
La figura femminile e il bambino sono riprodotti nell’identica posizione – rendendo plausibile che la donna ceda il bambino, oppure lo riceva – mentre l’uomo, perse le ali ai piedi e indossato l’elmo, che ricorda tanto quello di Figura 1, si trasforma da Mercurio in Ettore [Figure 9 e 9 bis].

cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo
cassettone-intarsiato-neoclassico-lombardo

Figure 9 e 9 bis. Medaglione intarsiato e cassettone neoclassico lombardo di cui costituisce un particolare (mercato antiquario).

Conclusione
Seguiranno presto altri contributi sul medesimo argomento, ma, come si può comprendere si tratta di un primo approccio a questo tipo di ricerca che, si spera potrà svilupparsi e affinarsi anche grazie all’auspicabile contributo di qualche studioso.

NOTE

[1] Si veda la nota 1 contenuta nell’articolo Un tavolino neoclassico firmato Giuseppe Maroni (dicembre 2011) [Leggi].

[2] Si rimanda a quanto sostenuto, in un diverso contesto, a proposito di un putto che tiene una fiaccola verso il basso nell’articolo Medoro o Adone in una porcellana ottocentesca (novembre 2017) [Leggi].

[3] La presenza della torcia rivolta in basso avrebbe potuto far pensare a Enea accompagnato agli Inferi dalla Sibilla Cumana, ma quest’ultima è in genere raffigurata come una vecchia (non sempre) e come attributo prevarrebbe il ramoscello di mirto recato da Enea. Lo si esclude comunque perché la donna abbraccia il guerriero.
Escludiamo anche la possibilità che si tratti di Alessandro e Taide che incendiano il palazzo di Serse (vedi l’articolo Un modello iconografico di successo: Alessandro e Taide di Annibale Carracci (dicembre 2020) [Leggi]) perché la torcia viene brandita.
Infine, escludo anche che i due personaggi siano Era e Leandro, come riferito da qualche fonte e come riportato nel catalogo della celebre mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini del novembre-dicembre 1938 a proposito di una coppia di cassettoni di proprietà del nobile Ercole Durini di Monza (n. 121-122).

[4] Secondo la Mitologia, Venere era moglie di Vulcano e con Marte ebbe un’intensa relazione fedifraga. Sposò anche un mortale, Anchise, dal quale ebbe il figlio Enea. Rossane era una principessa persiana figlia di Ossiarte che si opponeva all’avanzata dell’esercito macedone in Persia.

[5] L’accostamento mi è stato suggerito dall’antiquario Robert Morrissey di Brentwood (Missouri) che ringrazio.

[6] Bacco-Dioniso nacque dall’amore tra Giove e Semele, figlia di Cadmo re di Tebe, la quale suscitò le ire di Giunone e fu incenerita da Zeus, ancorché a malincuore. Bacco fu messo in salvo da Mercurio, secondo alcune fonti consegnandolo a Ino, sorella di Semele, secondo altre affidandolo alle Ninfe del monte Nisa.

Settembre 2021

© Riproduzione riservata