Stipo calabrese? No è genovese. E se fosse spagnolo?

della Redazione di Antiqua

Nel sito dell’Antica Biblioteca di Corigliano-Rossano in provincia di Cosenza (Vedi) sono elencati alcuni lavori del prof. Giorgio Leone (1959-2016), storico dell’arte impegnato nella divulgazione del patrimonio artistico calabrese, che si possono acquisire in formato pdf.
Tra questi, segnalo Appunti per una storia (s)conosciuta, intaglio ligneo e maestri nella attuale provincia di Cosenza, saggio introduttivo del catalogo di una mostra curata da Anna Cipparrone dal titolo Il legno (disponibile in pdf).
Diciamo subito che si tratta di un lavoro di enorme interesse che concentra la sua attenzione su arredi intagliati (cori, confessionali, cornici, portali, ecc.) e sculture lignee nell’area cosentina, avvalendosi di belle immagini scattate da Giulio Archinà.
La nostra attenzione è stata attratta da un breve saggio di Annamaria Lico che chiude il volume, dedicato a un “forziere ligneo” di proprietà di un privato di Scalea (Cz), che viene così descritto:
Il forziere (m 0,80 x 0,80x 0,50 circa) è intagliato e ornato da una nutrita schiera di figurine scolpite, posizionate sui bordi degli spigoli superiori, inferiori, laterali e anche sul retro dove la severità della superficie centrale è ingentilita da due borchie a motivi curvilinei e un chiavistello a scudo sicuramente in metallo. Notevole opera lignea fra intaglio e scultura, nelle carte dell’archivio della Soprintendenza è datata al Seicento” [Figure 1 e 1bis].

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Figure 1 e 1 bis. Stipo, VII secolo, proveniente da Scalea (Cz), già attribuito a bottega calabrese.

Il mobile fu venduto a un antiquario fiorentino dopo essere stato offerto allo Stato nel 1911, vicenda che viene considerata emblematica dell’incapacità dello Stato di trattenere in mani pubbliche oggetti di rilevante interesse artistico. L’autrice stigmatizza la perdita di un oggetto “… esemplificativo della grande perizia tecnica raggiunta da botteghe locali di artigiani …” e più oltre “la perdita di un altro tassello della storia artistica calabrese”.
Guardando le immagini del forziere (vedi ancora figure 1 e 2) non possiamo non riscontrare sorprendenti affinità con gli stipi intagliati generalmente ricondotti all’ambito ligure [Figure 3, 4, 5 e 6].

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Figura 2. Stipo, Genova, XVII secolo, Finarte, maggio 2009.

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Figura 3. Stipo, Genova, XVII secolo, collezione privata.

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Figura 4. Stipo, Genova, XVII secolo, mercato antiquario.

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Figura 5. Stipo, Genova, XVII secolo, mercato antiquario.

Purtroppo, manca la documentazione – il mobile di Scalea viene definito un “… documento fisico (…) in assenza di qualsiasi documento cartaceo” – per cui potremmo essere autorizzati a ritenerlo genovese tout court, giunto in Calabria chissà in quale circostanza.
Avremmo la “consolazione” di concludere che il forziere “perduto” non fosse una testimonianza dell’artigianato artistico calabrese, ma semmai dei rapporti commerciali tra la Calabria e Genova.
Si aggiunga che questi mobili intagliati “a bambocci” vengono considerati tipici dell’ebanisteria genovese tra Cinque e Seicento, mentre non si riscontrano esemplari di altre provenienze con un’ipotetica eccezione messa in luce in un articolo pubblicato su Antiqua nell’agosto 2007, in cui si parlava di una possibile origine ispano-tedesca [Leggi].
Lo riteniamo poco probabile, ma esiste sempre l’eventualità che il forziere sia stato eseguito in Calabria sotto l’influsso spagnolo; resterebbe comunque un unicum.
Propendiamo decisamente sull’origine genovese dello stipo di Scalea, finora ignoto agli studi sul mobile ligure.

Sullo stesso argomento (oltre all’articolo del 2007 sopra citato): Uno stipo genovese “a bambocci” dalla collezione Coke (gennaio 2013) [Leggi ] e Gasparo Forlani e i mobili a bambocci (giugno 2013) [Leggi].

Gennaio 2022

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