Un vaso in porcellana della Manifattura di Vienna artefatto

di Gianni Giancane

Qualche tempo fa, è stato proposto alla mia attenzione “… un vaso con marchio di Vienna, dipinto a temi floreali con bordature in oro zecchino …” [Figura 1].

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Figura 1. Vaso da tè (tea caddy, porcellana, cm. 15, fine XIX secolo. Collezione privata.

L’oggetto, dalla tipologia specifica dei tea caddy, pur gradevole nelle forme e nelle proporzioni, dipinto manualmente con un classico decoro floreale e realizzato verso la fine del XIX secolo, a mio parere, non è ascrivibile, purtroppo, alla manifattura di Vienna come supposto.
Diverse sono le motivazioni che mi portano a tale conclusione.
Innanzitutto, non convincono né la pittura, di tipo scolastico, né le dorature, poco definite, piuttosto irregolari ed elementari. Queste ultime appaiono caratterizzate, sui motivi a rilievo, da un inconsueto “fondino colorato di base” [Figura 1a].

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Figura 1a. Particolare del vaso di Figura 1.

Il decoro floreale e le stesse dorature risultano inoltre eccessive, ridondanti, a testimonianza di un gusto “eclettico” alquanto in voga nella seconda metà dell’Ottocento, ampiamente utilizzato nelle varie fabbriche europee, soprattutto in quelle dove si “copiavano” i manufatti delle più prestigiose manifatture (Meissen, Sèvres, Vienna, ecc.).
Lo smalto bianco del contenitore è inoltre insolitamente “grasso”, eccessivamente coprente, con l’effetto di appiattire gli stessi elementi in rilievo, quasi annullandoli [Figura 1b].

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Figura 1b. Altro particolare del vaso di Figura 1.

Il marchio, poi, fa riflettere non poco, apposto in una sorta di incavo, successivamente smaltato, e chiaramente incongruo con il resto della base [Figura 1c].

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Figura 1c. Marchio sotto il vaso di Figura 1.

Per proporre l’oggetto come “sfornato” dalla fabbrica imperiale di Vienna, è stata asportata meccanicamente una piccola parte della massa ceramica (in questo caso porcellana) che sicuramente presentava il vero marchio della fabbrica realizzatrice. Sulla parte, successivamente molata, è stato apposto il classico Bindenschild della manifattura viennese o meglio una sua imitazione.
Infatti, i veri (e rari) Bindenschild sono sempre irregolari, asimmetrici, mentre il marchio di cui alla Figura 1c si presenta dipinto in forma abbastanza regolare, praticamente simmetrica, quindi assolutamente non pertinente. Inoltre, il Bindenschild originale viene utilizzato dal 1749 al 1827, mentre la fattura del vaso è decisamente ottocentesca come sopra argomentato (nota 1).
Il marchio così contraffatto è stato poi ricoperto da smalto, facendolo apparire blu sotto vernice, e sottoposto a ricottura, chiaramente testimoniata da diversi micro crateri che appaiono come puntini neri presenti sulla base.
Quella dell’asporto, dell’abrasione, di una parte dell’oggetto, generalmente sotto la base, è una procedura molto usata quando si vuol cambiare la paternità di una porcellana, per “nobilitarla”.
Occorre tener presente che un’enorme percentuale dei prodotti proposti sul mercato antiquario come “Vienna” ha ben poco a che vedere con tale manifattura.
Sono stati prodotti da oltre 150 anni in area boema, e altrove, oggetti quali vasi, potiches, vassoi, piatti ed altri tipi di vasellame (ma anche modelli plastici), che da alcuni decenni hanno invaso i vari canali di vendita.
Di solito si presentano dipinti con scene mitologiche neoclassiche (talvolta anche con risultati qualitativi più che buoni), spesso ricoprenti l’intero oggetto, senza campiture libere, firmati da fantomatici autori e con il marchio di Vienna apocrifo (nota 2).
Per correttezza d’informazione bisogna aggiungere che molto spesso raccoglitori, rivenditori, antiquari, collezionisti, agendo in perfetta buona fede, attribuiscono un manufatto a Vienna per la sola presenza del Bindenschild dipinto in blu sotto vernice e/o di altri marchi similari, in particolare quelli con l’aggiunta delle parole Austria, Vienna, Royal Vienna e via dicendo.
Questo per insistere su una regola fondamentale nello studio di un oggetto in porcellana (terraglie, maioliche, ecc.): il marchio deve essere visto come uno dei parametri conoscitivi e diagnostici, non l’unico e/o il fondamentale, e va considerato e studiato soltanto dopo un attento esame di tutti gli altri elementi valutativi, dalla pasta ceramica alla formatura, dalle dipinture agli smalti.

NOTE

[1] Il Bindenschild era lo stemma originariamente dei Babenberg, e poi degli Asburgo e dell’Austria e rappresenta uno scudo in blu con la punta in basso.
Viene apposto come marchio sulle porcellane originali di Vienna dove viene sempre dipinto come uno scudo, appunto, con la punta dello scudo verso il basso; a secondo del periodo, può essere corredato da numeri e/o lettere incisi o dipinti [Figura].

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Figura. Marchio (Bindenschild) sul fondo di un piatto “Vienna” prodotto nel terzo quarto del XVIII secolo.

Il marchio di Vienna viene spesso interpretato (erroneamente!) come un alveare (Beehive) e pertanto denominato e presentato come tale, con la parte superiore a cuspide e con il segmento più largo alla base.

[2] Quanto ai veri marchi di Vienna, alla storia della manifattura imperiale, la cosiddetta Royal Vienna, ai marchi presenti sulle copie ed imitazioni e argomentazioni correlate, si segnala il testo di Robert E. Röntgen Marks on German, Bohemian and Austrian Porcelain: 1710 to the Present, (pp. 575-576).

Marzo 2022

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