Coppia di inginocchiatoi: Veneto o Ferrara?

della Redazione di Antiqua

L’analisi che ci è stato proposta di questa coppia di inginocchiatoi [Figura 1] solleva l’annoso problema di come distinguere taluni mobili veneti del Settecento da loro omologhi emiliani.

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Figura 1. Coppia di inginocchiatoi (in fase di restauro), seconda metà del XVIII secolo, collezione Offredi Saric.

Come è noto, l’influenza veneta si sviluppa sul fronte adriatico fino alle Marche includendo vaste zone non solo della Romagna, ma della stessa Emilia.
Sono tanti i dettagli da osservare per distinguere, ad esempio, una ribalta veneta da una emiliana, ma non sono stati mai chiaramente codificati, restando appannaggio degli antiquari di più lungo corso, e non è comunque questa la sede per affrontare l’argomento nella sua complessità.
Una scorciatoia che aiuta molto spesso a dirimere la questione è quella dell’essenza di legno utilizzata per costruire la struttura e di taluni criteri costruttivi.
Il Veneto, nella sua più ampia accezione territoriale, utilizza quasi invariabilmente l’abete e le assi che compongono lo schienale sono disposte in senso orizzontale (Nota), mentre l’Emilia predilige di gran lunga il pioppo e dispone le assi dello schienale accostandole nel senso dell’altezza.
Questa regola viene derogata sistematicamente quando si tratte dei mobili ferraresi che utilizzano l’abete e costruiscono lo schienale con assi disposte orizzontalmente.
Si veda questo cassettone riconoscibile come ferrarese, in particolare, per le gambe in massello dall’attaccatura particolarmente larga che il gergo antiquariale definisce “a prosciutto” [Figura 2].
Come si può vedere dall’immagine del retro, lo schienale è costituito da assi orizzontali in abete, sbozzate e inchiodate ai fianchi [Figura 2a].

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Figura 2 e 2a. Cassettone, Ferrara, seconda metà del XVIII secolo, mercato antiquario.

Troviamo nei nostri inginocchiatoi la stessa costruzione dello schienale con assi in abete disposte orizzontalmente che, come abbiamo appena detto, è una modalità costruttiva veneta che viene adottata anche a Ferrara [Figura 1a].

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Figura 1a. Schienale di uno degli inginocchiatoi di Figura 1.

Una serie di pareri raccolti tra antiquari e “addetti ai lavori” faceva propendere proprio per una loro provenienza ferrarese.
Le ragioni addotte erano le più diverse: da quelle prettamente tecniche come l’impiego di una radica dalla venatura piuttosto contrastata, tipica del noce ferrarese, a quelle “storiche” come l’ampia diffusione di inginocchiatoi in una zona all’epoca sotto il controllo politico della Chiesa.
Tuttavia, più venete che emiliane appaiono le dimensioni contenute dei due mobili e le sagome poco vistose utilizzate per delimitare i bordi e separare il cassetto dall’anta sottostante, così come il piede a mensola che si sottrae al tipico modello emiliano “a ciabatta” con la parte esterna lievemente sporgente. Non sembra invece plausibile una delle tante opinioni espresse secondo la quale non si tratterebbe di un mobile ferrarese, bensì veneto, perché le specchiature in radica di noce sono “imprigionate” all’interno di una riquadratura intarsiata. La delimitazione delle riserve lastronate in radica di noce con una filettatura più o meno accentuata ricorre, infatti, sia in Veneto, sia in Emilia.
È stato possibile dirimere la questione in modo abbastanza definitivo chiedendo venisse documentato un altro particolare tecnico: la costruzione delle parti incurvate.
Osserviamo l’interno di un’anta, realizzata con il cosiddetto sistema “a doghe”, ossia accostando sul lato lungo alcuni “magatelli” di abete, successivamente sagomati per ottenere la curvatura desiderata e raccordati in alto e in basso, rispettivamente, da due listelli orizzontali [Figura 1b].

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Figura 1b. Interno dell’anta di uno degli inginocchiatoi di Figura 1.

Possiamo considerare questo modo di costruire una peculiarità veneta perché in Emilia avrebbero utilizzato una tavola intera “in spessore” e l’avrebbero sagomato direttamente.
Questa conclusione costituisce un valido argomento, supportato dall’esperienza e dalla verifica di numerosi esemplari, al fine di considerare la coppia di inginocchiatoi di provenienza veneta.

Nota
Una curiosa eccezione è stata discussa proprio nell’abito di un articolo di questa “rubrica” a proposito di un cassettone con gli interni in pioppo di cui è stato possibile testimoniare la provenienza da Rovereto (Tn) [Leggi].

Marzo 2022

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