Un cassettone a ribalta firmato da Vincenzo Bussola, ebanista milanese del Settecento

di Andrea Bardelli

Nel suo fondamentale volume Il mobile lombardo, Clelia Alberici pubblica un cassettone facente parte di una coppia e recante “entro cartiglio” al centro della fronte lo stemma dei Litta, una delle più illustri famiglie del patriziato milanese. “Sul piano è intarsiata una scena pastorale derivata da stampe del pittore milanese Francesco Londonio (1723-1783)” [Figure 1 e 1 bis] (Alberici 1969-1996 p. 108).

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Figura 1. Cassettone, Lombardia, 1765 circa, collezione privata.

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Figura 1bis. Particolare del cassettone di Figura 1.

Nel 2010, Giuseppe Beretti riprende lo stesso mobile sottoponendolo a un attento esame stilistico, rivelando, tra l’altro, che l’incisione di Londonio appartiene a una serie di dodici dedicate al Cavalier Dundas, databili attorno al 1762-1763 [Figura 2, nota 1].

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Figura 2. Francesco Londonio, scena pastorale, acquaforte, Roma 1762-1763, mercato antiquario.

Accreditando la provenienza del mobile dalla famiglia Litta, Beretti riprende Giacomo Antonio Mezzanzanica, primo biografo di Maggiolini (nota 2), il quale scriveva che, attorno al 1765, avviene l’incontro di Maggiolini con il pittore Giuseppe Levati (1739-1828) e con il marchese Pompeo Litta (1727-1797); quest’ultimo, che stava ristrutturando la villa di Lainate con l’auto del Levati, commissiona un canterano disegnato dallo stesso Levati a Maggiolini, dando inizio alla sua fortunata carriera di ebanista (nota 3).
Riassunte le varie circostanze, Beretti, a proposito dell’esecutore della coppia di cassettoni, si chiede: “Chi altri, a Milano, a parte il giovane Maggiolini?” (Beretti 2010 pp. 58-61, figg. 56 e 57 p. 298).

A scompaginare un po’ le carte, rispetto a una conclusione apparentemente ineccepibile, anche se formulata come domanda retorica, compare in una collezione privata lombarda un cassettone a ribalta di particolare interesse recante sulla faccia esterna del piano ribaltabile un intarsio del tutto simile a quello che compare nel cassettone di cui abbiamo appena parlato.
Uno dei principali motivi di interesse consiste nel fatto che il mobile reca la firma dell’autore: Vincenzo Bussola [Figure 3, 3a, 3b e 3c].

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Figure 3 e 3a. Vincenzo Bussola, cassettone a ribalta, 1770 circa, collezione privata (mobile in restauro presso Simone Guarracino, Milano).

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Figura 3b. Dettaglio del mobile di Figura 3 (intarsio).

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Figura 3c. Dettaglio del mobile di Figura 3 (firma).

Mentre la parte destra dell’intarsio è occupata dalla riproduzione dello stesso soggetto pastorale che compare sul piano del cassettone di Figura 1 (vedi ancora Figure 1bis e 2), nella parte sinistra viene riprodotta un’altra incisione di Londonio che non appartiene alla serie “Dundas” [Figure 4, 4a e 3d].

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Figura 4. Francesco Londonio, scena pastorale, acquaforte, Napoli 1764, Londra, British Museum, inv. 481824001.

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Figure 4a e 3d. Confronto tra un particolare dell’incisione di Figura 4 e lo stess0 particolare nell’intarsio nel mobile di Figura 3.

Ma chi è Vincenzo Bussola, artefice del mobile?
Fortunatamente alcune su di lui erano state già acquisite. Vincenzo Bussola figura in un documento intitolato Osservazioni fatte dal Corpo degl’Individui dé Legnamari sopra i Libri, e Scritture della loro Università esistenti negli Atti del Supremo Real Consiglio, in cui risulta essere il priore dell’Università dopo il 1767. Compare anche in un altro documento intitolato Instrumento della Abolizione e Soppressione della Università o sia Scuola de Falegnami della Città di Milano, in cui, convocato in data 9 gennaio 1773 alla riunione alla riunione relativa all’abolizione della stessa Università dei falegnami, vi partecipa in qualità di consigliere di Porta Ticinese in data 11 gennaio dello stesso anno (nota 4).
È quindi un uomo importante, all’apice della carriera tra il 1765 e la metà dell’ottavo decennio del XVIII secolo.
La conferma viene anche dall’analisi stilistica. Il mobile rientra nell’ambito della tipologia definita “a urna” o “alla veneta”, databile proprio al terzo quarto del XVIII secolo (nota 5). Tuttavia, la presenza di un intarsio riquadrato, anziché di un intarsio “ad ali di farfalla”, caratteristico della mobilia databile agli anni Sessanta del XVIII secolo, fa propendere per una datazione non anteriore al 1770, costituendo un tipico esempio di transizione tra Barocchetto e Neoclassicismo.
Conclusione
L’ipotesi che la coppia di cassettoni da cui siamo partiti (vedi ancora Figura 1) possa essere stata eseguita da Maggiolini non si è incrinata. Può essere benissimo che due diversi artefici, Maggiolini e Bussola abbiano realizzato mobili, per altro molto diversi, sfruttando la medesima idea di servirsi delle incisioni di Londonio, assai noto nella stessa epoca, al fine di decorarli a intarsio.
Infine, mostriamo la ribalta di Vincenzo Bussola dopo il restauro [Figura 4e].

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Figura 4e. La ribalta di Figura 1 dopo il restauro.

NOTE

[1] Sulla prima delle dodici incisioni, tutte di argomento pastorale, si legge la seguente dedica: “Al Nobile Sig. Dundas Cavaliere Inglese amatore delle belle arti Francesco Londonio milanese ha l’onore di dedicare questi suoi studi da esso medesimo incisi e Spera Saranno di buon grado accettati e con il più profondo rispetto, Roma 1763”. Il cavalier Dundas, al momento, non è ancora stato identificato.

[2] G. A. Mezzanzanica, Genio e lavoro, Biografia e breve storia delle principali opere dei celebri intarsiatori Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, Milano, 1878.

[3] Stiamo parlando di Pompeo Giulio Litta Visconti Arese, marchese di Gambolò.

[4] Si rimanda all’articolo “Legnamari” a Milano nella seconda metà del Settecento tra associazioni e libera iniziativa (novembre 2009) [Leggi].

[5] Vedi Il cassettone lombardo alla veneta [Leggi].

Bibliografia
C. Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich 1969 (De Agostini, 1996).
G. Beretti, Il mobile dei Lumi. Milano nell’età di Giuseppe Maggiolini, Volume I (1758-1778), Inlimine, Milano, 2010.

Aprile 2022

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