Un interessante cassone camuno
di Andrea Bardelli
A seguito di alcuni contatti con il mercato antiquario, scaturiti da una serie di articoli sul mobile bergamasco e bresciano pubblicati in questo sito, mi è stato segnalato un cassone di particolare interesse per diversi aspetti [Figura 1].
Figura 1. Cassone in noce, Val Camonica, XVII secolo, collezione Michele Rodeschini.
Epoca e provenienza
Osservando il cassone non si hanno dubbi circa la sua vicinanza a una credenza che si trova a San Pietroburgo [Figura 2], alla quale abbiamo dedicato l’articolo Un mobile camuno a San Pietroburgo (settembre 2010) [Leggi].
Figura 2. Credenza in noce, Val Camonica, XVII secolo, San Pietroburgo, palazzo Mensikov.
In quell’occasione, mi ero occupato principalmente di capire come fosse finito a San Pietroburgo un mobile simile che si era detto riconducibile all’artigianato dell’Alta Val Camonica (nota 1).
In questa sede ho l’opportunità di circostanziarne meglio le ragioni che si basavano e si basano sul confronto con una credenza conservata presso il Museo Camuno di Breno (Bs) [Figura 3] che oggi possiamo pubblicare grazie ad alcune immagini appositamente scattate (nota 2).
Figure 3. Credenza in noce, Val Camonica, XVII secolo, Breno (Bs), Museo Camuno.
Come si può notare, la principale caratteristica che accomuna le credenze di Breno e di san Pietroburgo è costituita dal mascherone con la lingua fuori al centro di ciascuna anta, ripetuto sulla fronte dei tiretti che intercalano i due cassetti sotto il piano [Figura 3a].
Figura 3a. Particolare del tiretto celato dietro il mascherone nella credenza di Figura 3.
La credenza di Breno presenta tre lesene lievemente incurvate e fornate da una grossa foglia che ritroviamo in una credenza transitata anni fa sul mercato antiquario, dotata degli stessi tiretti con mascheroni “linguacciuti” che, in questo caso, non si ripetono sulle ante a beneficio di una cartella geometrica [Figura 4]. Anche per questo mobile, possiamo parlare di una provenienza camuna.
Figura 4. Credenza in noce, Val Camonica, XVII secolo, mercato antiquario.
Le cariatidi
Tornando al cassone di Figura 1, dopo averne circoscritto con ulteriore precisione la provenienza, ciò che maggiormente colpisce sono le cariatidi [Figura 1 a] che ritroviamo nella credenza di Figura 2.
Figura 1a. Particolare della cariatide nel cassone di Figura 1.
In tutti i casi rappresentano figure bicaudate, ossia dotate, al posto delle gambe, di due code intrecciate, che fanno pensare a mostri mitologici, in particolare a delle sirene.
Sebbene alcuni dettagli come la testa riccioluta li possano ricordare, queste cariatidi sono diverse dagli “angiolotti” intagliati che compaiono spesso nei canterani bergamaschi della stessa epoca [Figura 5, nota 3].
Figura 5. Cassettone in noce, Bergamo, XVII secolo, mercato antiquario.
Nella credenza “russa” siamo certamente in presenza di figure femminili perché dotate di seni che le due laterali cercano pudicamente di nascondere. Nel cassone, i seni sono stilizzati in riccioli che riprendono curiosamente i riccioli della fronte (vedi ancora Figura 1a). Si noti anche che, in entrambi i casi, l’intagliatore ha reso con la sgorbia sulle code, seppure in modo grossolano, la presenza di squame.
Dovrebbe quindi trattarsi proprio di sirene che vengono talvolta rappresentate con due code divaricate, secondo una tradizione figurativa che pare risalga agli etruschi (nota 4).
Abbiamo altri esempi di sirene con la duplice coda attorcigliata utilizzata come cariatide in un disegno attribuito a Stefano della Bella (1610-1664) [Figura 6] e in una scultura in legno intagliato e dorato presso il museo di palazzo Bufalini in provincia di Perugia [Figura 7].
Figura 6. Stefano della Bella, sirena, disegno inchiostro marrone su matita e acquerello grigio, mercato antiquario.
Figura 7. Sirena, bottega dell’Italia centrale, inizi XVIII secolo, legno intagliato e dorato, altezza cm. 172, San Giustino (Pg), palazzo Bufalini.
La ricerca iconografica mi ha permesso di identificare altri tipi di sirene in legno intagliato utilizzate a scopo decorativo, sebbene con caratteristiche diverse.
La prima, la cui funzione specifica non è chiara, è una figura femminile alata le cui braccia sono costituite da foglie d’acanto e le due code squamate e pinnate sono distese [Figura 8]. Si noti un particolare interessante: un grappolo d’uva al centro del panno che drappeggia i fianchi [Figura 8 a], che ritroviamo nelle cariatidi della credenza di Figura 2. Purtroppo, non è stato ancora possibile, nonostante i nostri sforzi, decifrarne il significato.
Figure 8 e 8a, Sirena, legno intagliato, bottega della Germania meridionale, XVI secolo, mercato antiquario.
Le ali costituiscono un retaggio di quando le sirene erano uccelli rapaci con testa di donna, talvolta confuse con le arpie. Con la diffusione del cristianesimo, esse perdono le ali ritenute degne solo delle figure angeliche (nota 5).
Il secondo manufatto è una sirena alata in legno intagliato che presenta un groviglio di code molto simile a quello delle cariatidi nel cassone e nella credenza camuni di cui sopra [Figura 9]. In questo caso però si tratta inequivocabilmente di una polena, ossia di una figura scolpita collocata a prua di un natante con la funzione di fendere le onde, più facilmente associabile alla natura “marina” del soggetto.
Figura 9. Sirena (a uso polena), legno intagliato cm. 80 x 63, bottega fiamminga, XIX secolo, mercato antiquario.
A questo punto ci si chiede perché l’iconografia della sirena abbia potuto attecchire in uno dei contesti meno marinari che si conosca, quello bergamasco.
È un’altra domanda destinata, per ora, a restare senza risposta. Tuttavia, quello dei mobili camuni non è l’unico esempio in terra bergamasca.
Mi riferisco a una sirena in stucco proveniente da un edificio religioso non meglio identificato se non in quanto facente parte del patrimonio censito dalla Diocesi di Bergamo [Figura 10].
Figura 10. Sirena, stucco, ambito bergamasco, ubicazione ignota.
Sempre dal medesimo censimento, per restare nell’ambito dei manufatti lignei, abbiamo tratto l’immagine di una sirena intagliata che adorna la sommità di un coro [Figure 11 e 11a].
Figure 11 e 11a. Coro ligneo, ambito bergamasco, ubicazione ignota.
Lo stemma
Vorrei infine attirare l’attenzione sullo stemma collocato al centro della fronte del cassone di Figura 1 [Figura 1b].
Figura 1b. Particolare della cariatide nel cassone di Figura 1.
In alcuni casi, abbiamo trovato lo stemma di famiglia intarsiato (nota 6), in altri, lo stemma era intagliato [Figura 12]; con riferimento a questo mobile, si veda un tipo di cariatide che compare più spesso nei mobili bergamaschi.
Figura 12. Cassone in noce, Bergamo, XVII secolo, archivio Semenzato.
Qui si tratta di uno stemma “muto”, ossia privo di elementi che possano ricondurlo alla committenza, il che può significare – circostanza riscontrabile abbastanza raramente – che le insegne araldiche fossero dipinte all’occorrenza.
NOTE
[1] Sebbene, come anche a suo tempo segnalato, la Val Camonica sia terra di confine tra le province di Bergamo e Brescia, avevamo optato per una provenienza bergamasca, sia per il riferimento a una serie di seggioloni “bergamaschi”, sia perché il piede della credenza rientra in una tipologia più frequente nei mobili bergamaschi che in quelli bresciani.
[2] All’epoca disponevo solo di una brutta immagine ricavata da una guida della serie Musei d’Italia-Meraviglie d’Italia dell’editore Calderini (Bologna 1994) dedicata al museo di Breno che non abbiamo ritenuto opportuno pubblicare.
[3] Sui canterani bergamaschi si rimanda all’articolo [Leggi ].
[4] Sul tema della sirena bicaudata: vedi
[5] §Si ipotizza che questo passaggio sia dovuto a un errore di trascrizione del termine latino pennis (penne) in pinnis (pinna). Vedi diffusamente un interessante articolo sulle sirene reperibile in rete [Leggi ].
[6] Vedi, ad esempio, l’articolo Cassone bergamasco di fine Seicento appartenuto alla famiglia Tasso (novembre 2020) [Leggi].
Ringrazio Michele Rodeschini per avermi segnalato il mobile e Federico Troletti, direttore del Museo Camuno di Breno (Bs), per le immagini del mobile di Figura 3.
Maggio 2022
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