Un tavolino neoclassico di Paolo Moschini
di Andrea Bardelli
In un’asta di Bonham’s a Londra nell’aprile 2015 era apparso un tavolino da centro che, a quanto mi risulta, è finora sfuggito agli studi sul mobile italiano [Figura 1].
Il piano si ritrae scorrendo su due binari metallici laterali, rivelando l’interno del cassetto, assai ben rifinito, con due tiretti e un vano centrale “a giorno” [Figura 1a].
Il catalogo della casa d’asta lo definisce italiano, segnalando che si tratta un mobile firmato P. Mosbrini [sic].
Figura 1. Paolo Moschini, tavolino, secondo decennio del XIX secolo, Bonham’s 21 aprile 2015 n. 79.
Figura 1a. Particolare del tavolino di Figura 1.
Osservano meglio la scritta, incussa sulla mazzetta interna della gamba [Figura 1b], la si può meglio decifrare come P. Moschini, ovvero l’ebanista cremonese Paolo Moschini (1789-post 1850).
Figura 1b. Particolare del tavolino di Figura 1.
Paolo Moschini era nato a Soncino (Cr) il 22 gennaio 1789 (Grasselli 1827 p. 179). Si deve a Luisa Bandera una storica scheda a lui dedicata in cui la studiosa, pubblicando alcuni mobili d’epoca Luigi Filippo, si rammaricava di non essere riuscita a “… rintracciare alcun esemplare dei lavori a tarsia dello stipettaio cremonese, che dovettero essere dei lavori di alta qualità ma non certo numerosi”.
Si riferisce evidentemente a mobili in stile Luigi XVI sui quali Moschini aveva svolto il suo apprendistato, prima a Milano presso l’intarsiatore Epifanio Moreschi (senza contare un precedente alunnato presso un artigiano nella natia Soncino), poi a Firenze presso la bottega di un altro intarsiatore Francesco Spighi (nota 1). Non spiega però quando questi stage si sarebbero verificati e quando Moschini torni a Cremona dove pare abbia svolto la sua attività (nota 2).
All’esperienza fiorentina non fa alcun cenno Alvar Gonzales Palacios Enrico nel 1986, occupandosi di alcuni arredi in stile Impero eseguiti da Moschini per Villa Croara presso Rivolta (Pc) negli anni Venti dell’Ottocento (Palacios 1986 p. 291), così come non ne parla Colle nel tracciare una breve biografia di Moschini nel 2007 (Colle, p. 450), collocandone la morte dopo il 1850, data impressa su una scrivania eseguita in collaborazione con il figlio.
Il tavolino in questione, eseguito in stile Luigi XVI, si colloca quindi in una fase giovanile della sua attività, di cui rappresenta una rara e preziosa testimonianza.
Diciamo subito che questo tavolino più “toscano” di così non potrebbe essere. Più, precisamente si notano molte affinità con il gusto inglese che in Toscana attecchisce forse più che altrove.
Mostriamo in proposito un tavolino toscano [Figura 2] che presenta un concetto di gamba molto simile, sia nella forma, sia nel decoro; subito sotto la mazzetta notiamo un filo di perle (evidenziato con un quadrato rosso) che richiama i pendoni fioriti del nostro tavolo, per altro diffusi nella mobilia neoclassica anche in altre regioni, ad esempio in Lombardia. Abbiamo anche evidenziato (cerchiandolo in rosso) un decoro tipicamente inglese, una sorta di motivo a ragnatela (nota 3) di cui ci serviremo in alcune considerazioni finali.
Figura 2. Tavolino neoclassico intarsiato, Toscana, Semenzato febbraio 2000 n.153.
Se la mazzetta vera e propria del tavolo di Figura 2, decorata con una successione di listelli verticali di colore chiaro-scuro, trova riscontro nella mobilia toscana, ma anche, ad esempio, in quella lombarda, la mazzetta svasata in massello del tavolino di Paolo Moschini (vedi ancora, in particolare, la Figura 1b) è ancora più tipicamente toscana, come dimostra il confronto con il tavolo seguente [Figura 3].
Figura 3. Tavolino neoclassico intarsiato, Toscana, Semenzato settembre 2000 n. 50.
Ancora a proposito della mazzetta del tavolino di Moschini, l’idea di firmare con caratteri incussi nel legno è da considerare, in questo caso, un altro “omaggio” all’ebanisteria inglese.
Conclusioni
Giunti a questo punto, ci si può domandare quando Paolo Moschini avrebbe eseguito questo tavolino.
Pensiamo che ciò sua avvenuto a ridosso dell’esperienza fiorentina, ma in un momento in cui Paolo Moschini aveva una propria attività autonoma al punto da firmare il mobile. Siamo quindi indotti ad anticipare entro il secondo decennio dell’Ottocento il rientro Cremona di un Moschini ormai maturo, sebbene ancora intriso di cultura “anglo-toscana”. Ci sarebbe da dire, in proposito, come la cultura di un luogo, il famoso “genius loci”, abbia potuto di influenzare una artefice con profonde radici lombarde.
Abbiamo tuttavia le prove che il gusto inglese era già penetrato a Cremona – chissà da dove – se nel 1798 Giovanni Maffezzoli (1776-1818) esegue e firma un comodino intarsiato “alla sua maniera”, ma decorato con il motivo “a ragnatela” di cui si è detto sopra [Figura 4].
Figura 4. Giovanni Maffezzoli, comodino neoclassico intarsiato, firmato e datato 1798, mercato antiquario.
NOTE
[1] Più precisamente, presso la bottega dello Spighi, sarebbe stato allievo di un certo Sostegno Benvenuti. La notizia è reperibile in varie fonti, tra cui la scheda relativa a un mobile da sacrestia di ubicazione ignota, censito dalla Diocesi di Parma [Vedi].
[2]
Alcune fonti sparse sostengono che l’apertura della sua officina a Cremona sia da datare al 1850, il che contrasterebbe con quanto scrive la Bandera, ossia che Cremona è la città in cui Moschini svolse la sua attività.
Anna Maria Cito Filomarino ne riferisce come intarsiatore a Cremona nella prima metà del XIX secolo (Anna Maria, L’Ottocento. I mobili del tempo dei nonni, Gorlich, Milano 1969, p. 6).
[3] Questo motivo [Figura A], già utilizzato dall’ebanista Thomas Chippendale (1718-1779) e dal figlio, compare negli ambienti progettati dell’architetto Robert Adams (1728-1792) e nei mobili eseguiti da ebanisti come Thomas Sheraton (1751-1806).
Figura A. Motivo decorativo che si riscontra nello stile dell’architetto Adams.
Bibliografia
-G. Grasselli, Abecedario Biografico, Milano 1827.
– L. Bandera, Scheda per Paolo Moschini, Antichità Viva n. 3 1968 pp.14-22
-A. G. Palacios, Il tempio del gusto (Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali), Longanesi, Milano 1986.
-E. Colle, Il mobile dell’Ottocento in Italia, Electa, Milano 2007.
Novembre 2022
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