Tavolino firmato dall’ebanista Giuseppe Linotti di Casalmaggiore (Cr) nel 1841
di Andrea Bardelli
Nel sito di Mercanteinfiera, celebre fiera dell’antiquariato che si tiene a Parma due volte l’anno, è comparso un mobile di grande interesse perché firmato, che viene così descritto “antico tavolino di provenienza mantovana opera dell’ebanista Giuseppe Linotti firmato sotto il piano ‘Linotti Giuseppe di Casalmaggiore’ e datato al 1841, realizzato in noce e radica di noce, interamente intarsiato sul piano” [Figure 1 e 1a, nota 1].
Figura 1. Giuseppe Linotti, tavolino intarsiato, 1841, cm. 62 x 42, altezza 68, mercato antiquario.
Figura 1a. Particolare della firma sotto il piano del tavolino di Figura 1.
Stupisce che si parli di provenienza “mantovana” in quanto Casalmaggiore è un grosso borgo in provincia di Cremona, sebbene al confine con le province sia di Mantova, sia di Parma.
Inoltre, l’analisi del tavolino, soprattutto sul piano decorativa, lo assegnerebbe plausibilmente all’ebanisteria cremonese, anche in assenza di firma, per una serie di ragioni stilistiche che saranno spiegate tra breve.
Una ricerca effettuata su un ebanista di nome Giuseppe Linotti non ha prodotto alcun risultato, così come quella sul cognome Linetti che è abbastanza diffuso nel Cremonese.
Sarebbe stato interessante poter fornire notizie su di lui, ma lo scopo principale di questa serie di articoli dedicati ai mobili firmati è proprio quello di segnalare esemplari di attribuzione e datazione certa al fine di confermare alcune ipotesi formulate per quanto riguarda epoca e provenienza geografica, nonché fissare dei capisaldi in vista di una classificazione di altri esemplari simili (nota 2).
Da un punto di vista dell’epoca, la data 1841 è perfettamente in sintonia con le caratteristiche morfologiche dei tavoli di epoca Luigi Filippo (1830-1850 circa) che li vorrebbe con un piano di forma regolare, tonda o quadrata (in ogni caso non mistilinea), poggiante su un sostegno svasato (o tornito, oppure ancora a colonna scanalata), a sua volta impostato su una base poligonale retta da tre o quattro gambe divaricate (nota 3).
Per quanto riguarda la provenienza, le maggiori indicazioni le ricaviamo dall’apparato decorativo.
L’ebanisteria cremonese è caratterizzata da un audace accostamento dei legni e da un vivace cromatismo, nonché da un certo “cosmopolitismo” che la sottopone a diversi influssi (nota 4).
Vi sono poi alcuni motivi ricorrenti. Ad esempio, la sequenza di triangoli che decora il piano, la si può riscontare in un tavolo, più o meno della stessa epoca, che proviene da una famiglia di origine cremonese certa [Figura 2].
Figura 2. Tavolo, Cremona, 1840 circa, collezione privata.
Figura 1b. Particolare del tavolino di Figura 1.
Figura 2a. Particolare del tavolino di Figura 2.
Troviamo la medesima sequenza, meglio definita ed evidenziata coloristicamente, in un insolito cassettone a ribalta con decori di gusto inglese, anch’esso di provenienza cremonese [Figura 3, nota 5].
Figura 3. Cassettone a ribalta, Cremona, fine del XVIII secolo, Finarte, Roma marzo 1987 n. 287 (ivi genericamente attribuita alla Lombardia).
Con specifico riferimento a quest’ultimo mobile, possiamo anche considerare questa serie di triangoli come la versione neoclassica dei cosiddetti “lambrecchini” che caratterizzano una particolare tipologia di cassettoni prodotti a Cremona e dintorni all’inizio del XVIII secolo (nota 6).
Come si sarà potuto notare, in tutti i mobili esaminati compaiono decori incentrati sull’alternanza di tasselli di legno chiari e scuri variamente disposti. Questi decori possono essere considerati caratteristici, sebbene non siano una peculiarità cremonese e compaiano anche in altri ambiti, ad esempio nella mobilia trentina.
Li troviamo “a man bassa” in una serie di mobili di sicura provenienza cremonese in quanto uno di essi, un cassettone a ribalta con alzata, risulta eseguito a Cremona nel 1787 da un artigiano di cui si è certi solo del nome … Giuseppe.
A parte il divario di tempo, escludiamo si tratti del nostro Giuseppe Linotti, anche perché in un contributo specifico si formulava l’ipotesi che l’ebanista in questione si potesse chiamare Giuseppe Lorenzi oppure Giuseppe Lorenzo Venozi (ignoto alle cronache in entrambe i casi) (nota 7).
Abbiamo però l’opportunità di mostrare, seppure attraverso immagini non belle, due cassettoni della serie che non era stato possibile pubblicare in occasione dell’uscita dell’articolo [Figure 4 e 5].
Figura 4. Giuseppe Lorenzi o Giuseppe L. Venozi (?), cassettone, Cremona, fine del XVIII secolo, Wannenes 14.5.19 n. 313.
Figura 5. Giuseppe Lorenzi o Giuseppe L. Venozi (?), cassettone, Cremona, fine del XVIII secolo, Cremona, Azienda Socio Sanitaria Territoriale (A.S.S.T.).
NOTE
[1] La scritta, di cui abbiamo solo un’immagine fotografica, non è facilmente decifrabile, ma sembra contenere un numero di parole superiore rispetto a quanto indicato nella didascalia sopra riprodotta.
[2] Ad esempio, potremmo ricondurre alla bottega di Giuseppe Linotti o, quanto meno, allo stesso ambito geografico un tavolo da centro passato in asta nel 1996 presso Finarte. Si noti la base trilobata che poggia su piedi molto bassi, caratteristica dei tavoli in stile Impero, il che giustifica una datazione anteriore (nonostante la forma poligonale del piano che è insolita) [Figura A].
Figura A. Giuseppe Linotti (?), tavolo, 1825 circa, Finarte maggio 1996 n. 300 (ivi attribuito al Veneto).
Sul mobile Impero si rimanda a: Andrea Bardelli, Il mobile dell’800 in Italia: lo stile Impero, Arte del Restauro, Crema (Cr) 2011 e Andrea Donati 1989, Il mobile d’antiquariato per tutti, Mondadori, 1989.
[3] Per le caratteristiche dei tavoli di epoca Luigi Filippo e il confronto con quelli dei tavoli che li precedono e seguono cronologicamente, si veda, in particolare: Andrea Bardelli, Il mobile dell’800 in Italia: lo stile Luigi Filippo, Arte del restauro Edizioni, 2010 (versione unica in .pdf) e Andrea Donati 1989, op. cit. [Figura B].
Figura B. Tavolino, Lombardia, 1840 circa, mercato antiquario (fonte: Archivio Edimarketing, Milano).
[4] Sugli aspetti generali del mobile cremonese si rimanda all’articolo Appunti sull’ebanisteria a Cremona (febbraio 2013) [Leggi] e a numerosi altri contributi successivi che hanno trattato vari aspetti del mobile cremonese, alcuni dei quali espressamente richiamati nel prosieguo.
[5] Il recente articolo Un tavolino neoclassico di Paolo Moschini (novembre 2022) [Leggi] si sofferma proprio sugli influssi dell’ebanisteria “tosco-britannica” sul mobile cremonese.
[6] Sull’argomento ci siamo intrattenuti in più occasioni, l’ultima delle quali con l’articolo Cassettoni lombardi a lambrecchini e a “cornicette nere” (novembre 2019) [Leggi], da cui si può accedere ai precedenti.
[7] Vedi l’articolo Un artefice cremonese di fine Settecento di nome … Giuseppe (settembre 2014) [Leggi].
Gennaio 2023
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