Placchetta in bronzo da Lambertus Suavius e alcune divagazioni

di Attilio Troncavini

Nel novembre 2014 viene proposta in asta da Cambi una placchetta raffigurante Pietro e Giovanni che risanano uno storpio, attribuita a bronzista veneto attorno al 1570 [Figura 1].

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Figura 1. Pietro e Giovanni che risanano uno storpio, Veneto, 1570 circa, bronzo, cm. 16,5 x 23, bronzista veneto, 1570, Cambi 18.11.14 n. 210.

Di questa attribuzione e della datazione non viene data alcuna spiegazione, però la didascalia in catalogo, oltre a citare correttamente la fonte dell’episodio negli atti degli Apostoli (capitolo III, 1-8), fa riferimento a una “accurata” scheda sul retro della placchetta, presumibilmente redatta dal collezionista originario, in cui vengono citate due oggetti simili in argento sbalzato riportanti la scritta: “Petrus cum Joanne in Templum ascendens Claudium sanat. Israhel aetatis suae 74. 1570”, ossia “Pietro salendo al tempio con Giovanni risana uno storpio. Israele all’età di 74 [anni]. 1570”.
La didascalia prosegue commentando che dalla scritta “… si potrebbe desumere che l’autore sia un bronzista di origine ebrea attivo in Italia nel XVI secolo”.
Ammesso che la scritta sia stata riprodotta correttamente (nota 1) e a parte l’uso di un sostantivo (ebrea) al posto di un aggettivo (ebraica), non so quale sia il ragionamento fatto.
È possibile che l’estensore della scheda abbia pensato che l’artefice facesse riferimento al calendario ebraico, ma il 1570 dell’era cristiana corrisponda per gli ebrei a un periodo di 12 o 13 mesi tra gli anni 5329-e 5330. Quindi il 74 non è un anno, bensì potrebbe essere l’età di Pietro che è il soggetto della frase (nota 2) e il riferimento a Israele è giustificato dal fatto che l’episodio è avvenuto nel Tempio di Gerusalemme.
Non appare convincente un’altra ipotesi, ossia che Israhel sia il nome del bronzista e che questi avesse 74 anni nel 1570 (nota 3).
La placchetta riproduce quasi esattamente un’incisione di Lambertus Suavius, nato a Liegi nel 1510 circa e morto a Francoforte in Germania nel 1567, conosciuto anche come Lambert Zutman o Zoetman [Figura 2].

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Figura 2. Lambert Zoetman (Lambertus Suavius), Pietro e Giovanni che risanano uno storpio, 1553, incisione, cm. 30 x 42, Londra, British Museum, inv. D, 7-40.

Sulla destra, si legge la data 1553 e sotto INVENTORE, AC / CÆLATORE / SVAVIO; in basso, una lunga iscrizione (“Haud equide … terrena facesit”); in alto a sinistra, una dedica a Maria di Ungheria, sorella dell’imperatore Carlo V.
Non ci è dato di sapere se e quanto questa incisione abbia circolato, ma i quasi quarant’anni tra la sua produzione e la datazione presunta della placchetta possono giustificare la sua diffusione anche in Veneto e che quindi abbia potuto fungere da modello alla placchetta stessa. L’analisi stilistica, per quanto complessa, parrebbe confermarlo, rispetto all’ipotesi di considerarla di produzione fiamminga.
Sull’incisore Lambert Zoetman le notizie sono piuttosto scarse (nota 4).
Sappiamo però che per un certo periodo ha vissuto a Roma e che è stato allievo di Lambert Lombard (1506-1566), anch’egli di Liegi, noto come pittore, disegnatore, architetto e incisore, ma anche come numismatico (nota 5).
Non è chiaro se questa definizione includa anche l’attività di medaglista e ignoriamo se anche il suo discepolo Lambert Zoetman lo fosse. Mostriamo un ritratto di Lambert Lombard, eseguito da Zoetman, che pare fatto apposta per fungere da modello per una medaglia [Figura 3], ma così non è (nota 6).

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Figura 3. Lambert Zoetman (Lambertus Suavius), Ritratto di Lambert Lombard, incisione (fonte Gettyimages).

Possiamo però provare a trovare una relazione tra l’opera di Lombard e alcune placchette in bronzo ed è questa la divagazione di cui si dice nel titolo dell’articolo.
Nel Museo di Belle Arti di Liegi si trova un disegno raffigurante Caino che uccide Abele [Figura 4], acquistato a Parigi nel 2011 insieme a una Morte di Adone, entrambi riuniti a un gruppo di disegni acquistati dal museo nel 2000 (Album de Clérenbault), tutti facenti parte di un album appartenuto a Lombard e smembrato in epoca imprecisata.

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Figura 4. Lambert Lombard, Caino uccide Abele, disegno, Liegi, Museo di Belle Arti.

Il particolare dinamismo impresso alla scena ricorda una placchetta che, per altro, raffigura la Virtù che punisce il Vizio, attribuita a un artefice dell’Italia settentrionale dell’inizio del XVI secolo [Figura 5].

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Figura 5. La Virtù punisce il Vizio, Italia settentrionale, inizio XVI secolo, bronzo, Londra, Victoria and Albert Museum, inv. 7497-1862. Si legge la scritta VITIUM CAEDIT VIRTUS (la virtù abbatte il vizio).

Nella placchetta si vede la Virtù, riconoscibile come donna per il seno nonostante il corpo virile, la quale abbatte un satiro, personificazione del Vizio, colpendolo con una frusta, anziché con la mandibola di asino che, secondo la tradizione ebraica, sarebbe servita a Caino per uccidere il fratello.
Un altro disegno di Lombard raffigura Cleobi e Bitone trainanti il carro della madre [Figura 6, nota 7].

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Figura 6. Lambert Lombard, Cleobi e Bitone trainanti il carro della madre, disegno, cm. 8 x 10,5, Liegi, Gabinetto delle stampe (© IRPA-KIK, Bruxelles).

Oltre ad avere una misura “da placchetta”, il disegno può rimandare la mente a una serie di placchette allegoriche di cui mostriamo un esemplare [Figura 7].

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Figura 7. Trionfo del Bisogno, bronzo, cm. 6 x 11, Paesi Bassi, fine del XVI secolo, Gazzada (Va), Collezione Cagnola, inv. PL.94 (foto Vivi Papi).

In realtà, le quattordici placchette della serie nota come Trionfi delle conseguenze della Fortuna sono tratte da incisioni dal titolo Circulus Vicissitudines Rerum Humanorum, eseguite da Cornelis Cort (1533-1578) su disegno di Maerten van Heemskerck (1498-1574) e datate 1564, che ebbero una prima edizione ad Anversa presso Hieronymus Cock (1510-1570) (nota 8).
Infine, mostriamo una Deposizione di Lambert Lombard, destinata a far parte del Führermuseum, un progetto di Galleria d’Arte concepito da Adolf Hitler per la città di Linz in Austria e mai realizzato [Figura 8].

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Figura 8. Lambert Lombard, Deposizione, 1556, dipinto a olio su tavola, ubicazione ignota.

Si tratta di un’immagine fotografica, presumibilmente scattata tra l’ottobre 1945 e l’agosto 1946 presso il Centro di Raccolta di Monaco di Baviera (Munich Central Collecting Point), deposito utilizzato dagli Alleati dopo la Seconda Guerra Mondiale per processare, fotografare e riassegnare le opere d’arte confiscate dal Nazisti (nota 9). Non si conosce l’attuale collocazione del dipinto.
Il dipinto è tratto da un’incisione di Marcantonio Raimondi (1480-1534) [Figura 10], da cui si differenzia per la presenza, sullo sfondo, delle tre croci e di una scala.
L’incisione di Raimondi – a sua volta desunta da uno dei disegno preparatori di Raffaello per la cosiddetta Pala Baglioni, in particolare da quello che si conserva ad Oxford presso l’Ashmolean Museum – è stata messa in relazione a una placchetta di cui mi sono occupato in una precedente occasione [Figura 11, nota 10].

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Figura 10. Marcantonio Raimondi, Deposizione, incisione, Londra, British Museum, inv. WGA18977.

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Figura 11. Deposizione, bronzo dorato, cm. 10,9 x 7,22, Italia centrale, prima metà circa del XVI secolo, Collezione Scaglia, inv. p194 (ivi attribuita ad Antonio di San Marino).

I personaggi sono disposti diversamente, ma la fisionomia generale del gruppo è la medesima, così come appare molto simile lo sfondo roccioso con il Golgota in lontananza.
Non vi è alcun rapporto di derivazione tra il dipinto di Lombard e la placchetta, ma solo una parentela abbastanza stretta, mediata dall’invenzione di Raffaello.
A un seguace di Lombard, senza alcun riferimento a Raffaello o altri, è stato attribuito un dipinto, presentato in un’asta che non è stato possibile identificare [Figura 12]. Quest’ultimo dipinto è ancora più vicino alla placchetta perché ricalca un’incisione di Cornelis Cort, tratta da un dipinto di Taddeo Zuccari (1529-1566) [Figura 13], già indicata nell’articolo citato alla nota 10 come la più plausibile fonte iconografica per la placchetta (nota 11).

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Figura 12. Seguace di Lombard Lambert, Deposizione, asta non identificata (fonte Artnet).

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Figura 1. Cornelis Cort (da Taddeo Zuccari), Deposizione, 1567, incisione, Bergamo, Accademia Carrara.

Senza trarre alcuna conclusione, ma chiudendo idealmente un viaggio che ci ha condotto tra Veneto, Italia centrale e Fiandre, Cort Cornelis è anche l’autore delle incisioni da cui sono state tratte alcune placchette della serie dei Trionfi di cui la Figura 7 costituisce un esempio.

NOTE

[1] Ad esempio, è probabile che sia stato riportato “Claudium” al posto di claudum, ossia zoppo.

[2] Di Pietro non conosciamo la data di nascita, ma solo quella di morte, tra il 64 e il 67 d.C. e presumiamo che l’incontro con Gesù avvenga a poco meno di trent’anni. Quindi, che l’episodio della guarigione dello storpio sia avvenuta “all’età sua” di 74 anni è verosimile. C’è da chiedersi come l’autore della placchetta fosse in grado di datare un episodio mai storicizzato.

[3] Più o meno negli stessi anni, in Veneto, più precisamente a Verona, operavano i De Levis che erano fonditori di origine ebraica; Giuseppe De Levis, tra il 1577 e il 1605, ha apposto la sua firma su una serie di manufatti in bronzo e alla sua bottega vengono attribuite anche alcune placchette, ma trovare un nesso con la placchetta in questione appare, al momento, azzardato.
Su Giuseppe de Levis: Charles Avery, Joseph De Levis and Company, Renaissance Bronze-founders in Verona, Philip Wilson, Londra 2016.

[4] Poche ma precise informazioni sul sito dell’Università di Amsterdam [Vedi].

[5] Vedi ancora il sito dell’Università di Amsterdam [Vedi ].

[6] È semmai vero il contrario perché si conosce un’altra incisione di Zoetman raffigurante Albrecht Dürer [Figura A], presumibilmente ricavata da una medaglia del 1519-20 di Hans Schwarz (1492-1532) [Figure B e C], ripresa nel 1628 da Hans Pezolt (1561-1633) [Figura D] per celebrare il centenario della morte del pittore [Figura D].

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Figura A. Lambert Zoetman (Lambertus Suavius), Ritratto di Albrecht Dürer, 1550 circa (?), incisione (fonte Gettyimages).

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Figura B. Hans Schwarz, Ritratto di Albrecht Dürer, 1519-20, medaglia (versione 1).

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Incolla didascalia qui

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Incolla didascalia qui

[7] Cleobis e Bitone erano i figli di Teano, sacerdotessa di Era ad Argo. In occasione di un rito propiziatorio, i due figli trascinano per cinque miglia il carro della madre al posto dei buoi. La devozione verso la madre viene premiata dagli Dei con il dono di un sonno eterno.

[8] Vedi diffusamente: Jeremy Warren, Medieval and Renaissance Sculpture. A Catalogue of the Collection in the Ashmolean Museum, Plaquettes, vol. 3. Ashmolean Museum Publications, Oxford 2014, pp. 1048-1053, nn. 507-510.

[9] Fonte wikidata [Vedi].

[10] Si rimanda all’articolo Placchetta in bronzo raffigurante il compianto sul Cristo morto (aprile 2015) [Leggi]. Non è questa la sede per discutere circa la paternità della placchetta, pressoché concordemente assegnata ad artefice dell’Italia centrale, però segnaliamo che all’attribuzione al romano Antonio di San Marino (Antonio di Paolo Fabbri) suggerita da Francesco Rossi, come già segnalato nell’articolo di cui sopra, si è aggiunta una nuova proposta di Mike Riddick, secondo il quale sarebbe stata eseguita da Cesarino da Perugia (Cesarino di Francesco del Roscetto) [Leggi].

[11] La figura di Maria che nella placchetta sorregge il figlio non trova un preciso riscontro nelle incisioni, mentre pare tratta, in controparte, da una celebre placchetta di Andrea Briosco detto il Riccio [Figura E].

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Figura E. Andrea Briosco detto il Riccio, Deposizione, Washington, National Gallery of Art.

Un ringraziamento a Eugenia Fantone e mons. Eros Monti.

Gennaio 2024
© Riproduzione riservata

Post scriptum (9.1.2024)
Subito dopo la pubblicazione dell’articolo, è stato scoperto che nel volume dedicato alle sculture del Museo Amedeo Lia di La Spezia, curato da Charles Avery, è schedata una placchetta in argento raffigurante il medesimo soggetto, di dimensioni simili (cm. 15,2 x 21,5) e datata al XIX secolo (C. Avery, Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie, Fondazione CR La Spezia, La Spezia 1998, pp. 306-307 n. 224).
Questo riferimento bibliografico era colpevolmente sfuggito sia all’autore della didascalia nel catalogo Cambi del novembre 2014, sia all’autore dell’articolo.
La scheda fa risalire la placchetta alla stessa incisione di Lambert Suavius del 1553, ma capovolge i termini della questione. La placchetta in argento, di cui si segnalano altre versioni, sempre in argento, deriverebbe da un originale in bronzo, oggi perduto, dopo essere stata segnalato in una collezione privata a Budapest nel 1917. È su questo originale in bronzo che comparirebbe la scritta “Petrus cum Joanne in Templum ascendens Claudium sanat. Israhel aetatis suae 74. 1570”.
Non possiamo pensare che l’originale in bronzo sia proprio quello qui sopra preso in esame all’inizio, dal momento che non vi compaiono scritte.
A un certo punto si ipotizza nella scheda che l’autore della placchetta – dell’originale in bronzo si intende – possa essere lo scultore Israel von der Milla, originario di Erfurt in Turingia. Sarebbe lui il settantaquattrenne Israhel a firmare la placchetta nel 1570. Tuttavia, una sua statua raffigurante Orlando, collocata di fronte al Municipio di Erfurt, è databile al 1591 sarebbe stata eseguita all’età di 95 anni; per questa ragione, l’autore della scheda medesima pensa si tratti di un altro Israel.
Disponibili a ricrederci, ma per ora continuiamo a sostenere che quella di un Israhel autore della placchetta sia una falsa pista.