Il ritratto della famiglia Chiodelli di Angelo Ceroni (1845)

di Massimo Chiodelli

I più antichi documenti conosciuti collocano la famiglia Chiodelli in Val Seriana, tra i comuni di Pradalunga e Nembro. Scrive Mario Valoti: “Le carte d’archivio documentano che i (Ferrari) Chiodelli, abitanti in Pratalonga, fin dal 1470 potevano fregiarsi del titolo di ‘citadini de bergomo’, ossia appartenevano alla ristretta cerchia di cittadini privilegiati che pagavano le tasse alla città. Questa circostanza rappresenta la conferma del fatto che la dinastia Chiodelli, già nel tardo medioevo, esercitava un ruolo egemone nella società pradalunghese”.
L’occupazione prevalente della famiglia era l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione di pietre per affilare, le cosiddette pietre coti (nota 1).
La bassa Val Seriana, in particolare Pradalunga, era rinomata fin dall’antichità per i suoi calcari silicei di età giurassica, le cui qualità abrasive rendevano quelle pietre particolarmente adatte all’affilatura di lame metalliche, armi e attrezzi agricoli. Ne parla già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia nel I secolo a.C.
Nel XIX secolo l’attività di estrazione era fiorente e le pietre coti di Pradalonga venivano esportate in tutta Europa. L’economia di molti paesi della bassa valle si basava su questa industria e sul suo indotto e i proprietari delle miniere, tra cui i Chiodelli, avevano accumulato un’importante fortuna economica e un conseguente prestigio sociale.
Nel 1836 il borghese Luigi Chiodelli sposa Elena, figlia del Conte Lodovico Martinengo Cesaresco di Brescia; è un matrimonio importante per la comunità, celebrato con sfarzo, e il noto poeta dialettale Pietro Ruggeri da Stabello dedica un componimento agli sposi (nota 2). La coppia ha molti figli in rapida successione, gli affari evidentemente prosperano.
Il pittore Angelo Ceroni (Albino, 1816-1888), già allievo dell’Accademia Carrara di Bergamo, divenuto un brillante ritrattista molto richiesto dalla borghesia della Val Seriana (nota 3), riceve l’incarico di ritrarre la famiglia Chiodelli nella sua casa di Nembro [Figura 1].

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Figura 1. Angelo Ceroni, ritratto della famiglia Chiodelli, 1845, olio su tela, cm. 193 x 269, collezione di famiglia, inedito.

Il quadro ha dimensioni imponenti e raffigura quasi a grandezza naturale i coniugi Luigi ed Elena con i figli Giuseppina, Martino, Lodovico, Emilia, Carlo e Gioachino. Alle spalle del gruppo, sulla parete di fondo, si vedono due ritratti: si tratta dei genitori di Luigi, Martino Chiodelli e la moglie [Figura 2].

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Figura 2. Identificazione dei personaggi raffigurati nel quadro di Figura 1 (disegno dell’autore).

Dal ritratto di famiglia mancano gli ultimi due figli della coppia, Pio e Adriana, nati successivamente all’esecuzione del dipinto, rispettivamente nel 1848 e 1857.
Sul lato destro del quadro appare un giornale, la Gazzetta Privilegiata di Milano, in cui è ben visibile la data: 10 aprile 1845. La data di aprile mostra una piccola incongruenza con la situazione rappresentata, che appare più estiva (i bambini mangiano ciliegie); del resto nei racconti familiari si diceva che la realizzazione del quadro avesse richiesto oltre due anni di lavorazione!
Sempre sul lato destro del quadro, seminascosto dietro al giornale e per metà fuori dal dipinto, compare uno strano oggetto: si tratta di un pacco di pietre coti imballate a coppie con la paglia e legate con giunchi di salice o nocciolo [Figura 3, nota 4], pronte per la spedizione: sono il simbolo dell’attività che ha permesso alla famiglia di costruire la sua fortuna.

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Figura 3. Pietra coti.

Curiosamente, è stato scelto di collocare quest’oggetto in secondo piano rispetto ad altri simboli di prestigio sociale: un elegante cappello a cilindro e un giornale quotidiano di Milano (che nella Val Seriana di metà Ottocento non era certo frequente!).
In basso a destra, vicino alle zampe del cane, compaiono due tipici giochi ottocenteschi: i tamburelli con la palla di legno dipinto e una trottola con lo spago per il lancio.

NOTE

[1] Mario Valoti, Le pietre coti di Pradalunga, 2010.

[2] Pietro Ruggeri da Stabello, Rime bergamasche, Monumenta Longobardica, 1979.

[3] Maria Cristina Rodeschini Galati, I pittori bergamaschi dell’Ottocento, Edizioni Bolis, 1992.

[4] Franco Nicefori, Dalla cava alla campagna, Sistema Bibliotecario Urbano, Bergamo, 2003.

Breve riflessione sui mobili raffigurati nel ritratto della famiglia Chiodelli di Angelo Ceroni (1845)
L’attenzione si concentra sul divano perché il tavolo sulla sinistra si intravede appena e quello sulla destra è “abbigliato”.
Il divano è presumibilmente in noce, rispetto agli originali francesi a cui si ispira che sono prevalentemente in mogano, sebbene l’uso del mogano non sia del tutto sconosciuto in Lombardia negli esemplari più raffinati.
Il modello è di origine francese ed è riferibile al cosiddetto stile Luigi Filippo, corrispondente agli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo. Si tratta di uno stile che si colloca all’interno del periodo della Restaurazione succeduta all’epoca napoleonica, in cui le linee squadrate e severe dello stile Impero si ammorbidiscono. In particolare, lo stile Luigi Filippo abbandona quasi completamente il Neoclassicismo per aderire al neo-Barocco.
Il divano della famiglia Chiodelli si colloca attorno al 1840 se si immagina che la fascia che raccorda i piedi anteriori, nascosta dalle persone di famiglia sedute, sia dritta [Figura A].

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Figura A. Divano, noce, Piemonte, 1840 circa, collezione privata.

L’elemento rettangolare, sormontato da un decoro intagliato, che interrompe la fascia superiore dello schienale è abbastanza tipica della declinazione data dal Piemonte allo stile Luigi Filippo, oltre a costituire un fattore di linearità geometrica che si rapporta alla fascia di base.
Nel divano della famiglia Chiodelli, la cartella rettangolare non c’è, ma la fascia superiore si rettifica al centro, ospitando un decoro intagliato simile. Potrebbe essere questo l’omaggio di un ebanista lombardo al gusto francese mediato dal Piemonte.
Tenderemmo ad escludero, ma qualora il divano in questione avesse, invece, la fascia di base mossa [Figura B], dovremmo avanzare la datazione a ridosso dell’esecuzione del dipinto perché il modello con la fascia mossa, appartenente al cosiddetto tardo stile Luigi Filippo, è quello dominante nella seconda metà degli anni Quaranta del XIX secolo.

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 Figura B. Divano, noce, Lombardia, 1845-1850 circa, collezione privata.

In tutti i casi, non vi è traccia di arredi settecenteschi e l’ambiente si presenta “moderno”, aggiornato ai gusti del tempo.

Giugno 2024

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