Mobili romani di gusto etrusco-pompeiano

di Andrea Bardelli

Possiamo considerare il presente articolo come il terzo di quella che non doveva essere una serie, ma che si trova a ruotare attorno allo stesso argomento: a quale ambito geografico appartengono diversi mobili neoclassici che hanno, come comun denominatore, l’apparato decorativo incentrato su particolari soggetti tratti dal repertorio classico e, in alcuni casi, la costruzione cosiddetta a vanteaux.
La scelta nel titolo della definizione “etrusco-pompeiano” – a cui si dovrebbe aggiungere “greco” vuole suggerire un compendio dei due articoli precedenti: il primo, intitolato Cassettoni neoclassici di gusto “pompeiano”. Napoli o Milano? (giugno 2022) [Leggi], dedicato a mobili napoletani in cui si facevano intravedere influssi lombardi (con particolare riferimento all’ebanista Francesco Abbiati) e il secondo, intitolato Mobili neoclassici intarsiati all’etrusca (luglio 2023) [Leggi], che ampliava il ragionamento – e quindi il possibili campo attributivo – a Firenze e a Torino, definito “quarto incomodo”.
In questo terzo articolo viene introdotto un “quinto incomodo”: Roma che, in realtà, era già stato evocato in precedenza.
Infatti, nell’articolo del giugno 2022 (ivi nota 7, Figura C) era stata inserita l’immagine di un’angoliera romana che presentava un decoro a scontorno della fronte riscontrabile in un cassettone classificato come napoletano (ivi Figura 4).
Ci dispensiamo dal ripubblicare dette immagini, però mostriamo un cassettone romano pubblicato da Enrico Colle nel suo volume sul mobile neoclassico italiano che, a dispetto dell’assenza del decoro a scontornare la fronte, può essere messo in stretta relazione con l’angoliera citata [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone neoclassico, Roma, fine del XVIII secolo, collezione privata (Colle 2005, p. 124b).

Ancora più interessante ai nostri fini è un altro cassettone romano, pubblicato da Goffredo Lizzani nel 1970 e ripreso dallo stesso Colle nel 2005, sfuggito in occasione dei due precedenti articoli [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone neoclassico, Roma, fine del XVIII secolo, collezione privata (Lizzani 1970, p. 125 n. 213, Colle 2005, p. 122.

L’impaginazione della fronte ricorda molto quella del cassettone “napoletano” di cui si è detto appena sopra, creando un intreccio che rende difficile identificare l’esatta provenienza dei mobili.
Non aiutano certo quelle che sono tra le principali caratteristiche del mobile neoclassico: la linearità delle forme che pregiudica un’analisi di tipo morfologico e l’estrazione dei motivi decorativi da un repertorio largamente condiviso.
Esemplare, a questo proposito, è il caso di una coppia di cassettoni dell’ebanista Karl Amadeus Ross (1775-1837), battuti a Londra da Bonhams nel novembre 2019 [Figura 3].

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Figura 3 Karl Amadeus Ross, cassettone neoclassico (uno di una coppia), Roma, inizi XIX secolo, Bonhams 27.11.2019 n. 62.

Nell’ottima scheda redatta per l’occasione dall’esperto di Bonhams Thomas Moore troviamo numerose notizie sulla coppia di cassettoni e sul loro autore.
In estrema sintesi, Ross era tedesco di Ludwigsburg, ma nel 1804, al termine di un apprendistato a Parigi, si trasferisce a Roma dove svolge tutta la sua brillante carriera.
I cassettoni sono entrambi stampigliati Roos e uno di questi reca sullo schienale un cartiglio dove si legge, scritto a inchiostro: “Signora Teresa Guglielmi Castellammare di Stabbia [sic]”.
La scheda ricostruisce brevemente la biografia di Teresa Guglielmi, maritata Marzano, la cui madre, Maria Carolina Chirulli, risulta nata nel 1831 e conclude che la coppia di mobili, presumibilmente realizzata per una committenza romana all’inizio del XIX secolo è successivamente pervenuti alla Guglielmi a Castellammare di Stabia (Na) durante la seconda metà dello stesso secolo.
Il fatto che, anche in questo caso, entrino in gioco sia Roma sia Napoli non è ovviamente significativo.
Dobbiamo concludere che i mobili di questo genere, decorati con scene del repertorio classico – comunque lo si voglia meglio definire e circoscrivere – non sono legati tanto a un contesto locale al quale poterli riferire in base a criteri certi, quanto, piuttosto, all’opera di singoli ebanisti di particolare abilità oppure dei designer che ne fornivano il progetto, rispondendo a un gusto che si stava diffondendo a livello internazionale.

Bibliografia citata
-G. Lizzani 1970, Il mobile romano, Gorlich, Milano 1970.
-E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005.

Luglio 2024
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