Dispensa gocce per scrittura cinese in bronzo

di Irene Di Paola

L’insolito oggetto che ci è stato proposto di esaminare è un “dispensa gocce d’acqua”, per brevità, contagocce (water drop nella terminologia anglosassone invalsa a livello internazionale), di provenienza cinese [Figure 1, 1a e 1b].

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Figura 1. Contagocce (water drop), bronzo, Cina, tarda epoca Ming, prima metà del XVII secolo.

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Figure 1a e 1b. Il contagocce di Figura 1 visto dall’alto (a sinistra 1a) e sotto (a destra 1b).

Si tratta di un oggetto compreso, a volte, nel set per l’arte della calligrafia, per la quale occorreva grande precisione nella composizione dei tratti e dei punti e quindi una particolare consistenza dell’inchiostro che era in bastoncini secchi.
Per caricare il recipiente, l’acqua veniva aggiunta dal foro superiore (vedi ancora Figura 1, freccina rossa a destra) e fatta uscire dal beccuccio (vedi ancora Figura 1, freccina rossa a sinistra), all’occorrenza ossia quando era necessario stemperare l’inchiostro.
In Cina, le scuole di questo genere di arte (arte del pennello insieme a pittura e poesia) erano molte, come anche i tipi di scrittura, che necessitavano di studio e pratica per molto tempo.
Nell’immagine che segue, si vede un letterato seduto tra i vari oggetti, tra cui un conta gocce a forma di tartaruga (indicato nel cerchio azzurro) [Figura 2]; nella successiva ne vediamo uno simile che si conserva presso il Minneapolis Institute of Art [Figura 3].

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Figura 2. Il letterato, dipinto su seta, epoca Tang (618-907), mercato antiquario (fonte: L’arte del ritratto in Cina in renzofreschi.com).

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Figura 3. Contagocce a forma di tartaruga (tortoise form water dropper), bronzo con intarsi in oro e argento, Cina, XVII secolo, Minneapoli Institute of Art, inv. 2001.135.7.

Il nostro contagocce potrebbe essere paragonato ad altri del periodo Ming (1368-1644); più precisamente, potrebbe essere datato verso la fine della dinastia, quando sono fiorite le scuole filosofiche che praticavano le arti oltre allo studio dei classici, ritenendo la bella calligrafia un’arte superiore. La patina rende del tutto plausibile una simile datazione, anche se manufatti simili sono stati replicati anche in epoche successive, rendendo ardua la datazione su base stilistica.
L’oggetto è formato da una grande foglia di loto leggermente curva, ornata da fiori a tre petali (vedi ancora Figura 1, freccia verde) che sembrano le inflorescenze di una tradescanzia (fiore della miseria in italiano) [Figura 4], scelta non frequente nell’iconografia cinese, che preferisce il fiore di pruno a cinque petali, perché simbolo millenario della rinascita e della primavera.

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Figura 4. Fiore di tradescanzia (fonte: sassigarden.com).

La tradescanzia cresce nei climi caldi o tra le dune; pertanto, possiamo pensare che il manufatto venga dalle regioni dell’estremo sud della Cina o dalla Mongolia cinese, dove, nella parte del deserto del Gobi, la tradescanzia è presente.
S’intravvedono anche delle chele di granchio (vedi ancora Figura 1, freccia blu), simbolo di successo e prosperità. Se vogliamo andare a fondo del significato, si può affermare che esista, sia in Cina che in Giappone, un simbolico “fiore del granchio”, formato da chele con un fiore a tre petali per indicare una vittoria o una rinascita valorosa.
Il granchio è anche il simbolo del vincitore degli esami confuciani, molto praticati nel periodo Ming, per accedere alla carriera pubblica. Guardando quindi il nostro oggetto, si può immaginare che si tratti di un regalo per un vincitore degli esami o per un funzionario letterato.

Settembre 2024

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