Cassettone neoclassico romagnolo di influsso lombardo-romano

della Redazione di Antiqua

Questo articolo tende a dimostrare come il metodo di analisi del mobile antico attraverso l’approccio stilistico, basato sull’identificazione di alcuni elementi decorativi, possa essere fuorviante ma che, se utilizzato in modo critico, può portare a risultati illuminanti.
Prendiamo le mosse da un cassettone neoclassico passato in asta nel 1996 come ferrarese e successivamente riapparso sul mercato antiquario con una generica attribuzione all’Emilia. Di questo mobile abbiamo evidenziato, riquadrandoli, due elementi [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato, Il Ponte aprile 1996 n. 52.

Il decoro del primo cassetto trova un riscontro abbastanza preciso in un cassettone lombardo, appartenente a una famiglia piuttosto numerosa che di recente è stata seppur cautelativamente attribuita all’ebanista milanese Gaspare Bassani [Figura 2, nota 1].

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Figura 2. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia (Gaspare Bassani?), Finarte 25.10.89 n. 345.

Il decoro al centro della fronte, invece, compare pressoché identico in un cassettone anch’esso lombardo e appartenente a una famiglia altrettanto numerosa di esemplari [Figura 3, nota 2].

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Figura 3. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia, Della Rocca ottobre 2001 n. 53.

Bastano questi riferimenti per considerare lombardo anche il cassettone di Figura 1?
In questo caso, assolutamente no.
L’impaginazione della fronte con quattro cartelle rettangolari collocate agli angoli non trova riscontro nell’ebanisteria lombarda dove si possono trovare, tuttalpiù, piccole cartelle triangolari o trapezoidali che completano idealmente, seppure distaccate, la sagoma poligonale di quella centrale (nota 3).
L’idea di quattro cartelle o riserve collocate agli estremi di una superficie è riscontrabile nell’ebanisteria romana in varie epoche. Per intenderci, mostriamo il fianco di un cassettone romano o marchigiano della metà circa del XVIII secolo [Figura 4].

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Figura 4. Particolare del fianco di un cassettone romano o marchigiano, 1760 circa, collezione privata (Cose Antiche n. 56 settembre 1997 p. 115).

Questo confronto, solo apparentemente forzato, rende plausibile la dichiarata provenienza emiliana del cassettone di Figura 1, più precisamente, consente di attribuirlo all’area romagnola.
Come è noto, gran parte della Romagna è appartenuta allo Stato della Chiesa, sebbene con alterne vicende, fino oltre la metà dell’Ottocento. Per quanto riguarda gli innegabili influssi lombardi, ne abbiamo già accennato in altre occasioni (nota 4) e qui ne abbiamo una prova ulteriore.
A conferma della necessità di non limitare l’analisi di provenienza di un mobile ad alcuni elementi decorativi, anche quando appaiono decisivi, riprendiamo il mobile di Figura 4, mostrandone la fronte [Figura 5].

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Figura 5. Fronte del cassettone di Figura 4, Roma o Marche, 1760 circa, collezione privata (Cose Antiche n. 56 settembre 1997 p. 115).

Non sussiste il minimo dubbio che il mobile sia da inquadrare nell’ambito della produzione dell’Italia centrale che ha in Roma il suo centro di diffusione.
Tuttavia, limitandoci a considerare il decoro intarsiato ai lati di ciascun cassetto, potremmo trovare sorprendenti corrispondenze, seppure con rapporto cromatico invertito, in alcuni cassettoni di provenienza lombarda di cui mostriamo un esempio [Figura 6], creando una sorta di corto circuito del tutto ingiustificato perché, lo possiamo affermare con una certa convinzione, l’ebanisteria lombarda e quella romana sono tra loro impermeabili.

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Figura 6. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia, collezione privata.

In conclusione, gli elementi decorativi – importanti al pari di quelli morfologici e tecnico-costruttivi al fine di determinare la provenienza geografica di un mobile – se presi a sé stanti possono indurre in errore. Qualora invece li si contestualizzi e li si metta in relazione ad altri dettagli, possono risultare di estrema importanza la fine di identificare esemplari che, in ragione della storia dell’ambito che li ha prodotti, hanno subito influenze talvolta assai diverse.

NOTE

[1] Si rimanda all’articolo Indizi relativi all’attribuzione di un corpus di mobili a Gaspare Bassani (luglio 2023) [Leggi ].

[2] Non è questa la sede per riassumere i passaggi che consentono di connettere questo mobile alla bottega principale di cui si è scritto nell’articolo Ferdinando Dardanone, ebanista e/o mercante di mobilia nella Milano neoclassica (aprile 2022) [Leggi] e in altri in esso richiamati.

[3] A titolo puramente esemplificativo si veda l’articolo Secretaire lombardi intarsiati con spartiti e strumenti musicale (gennaio 2021) [Leggi], ivi, in particolare, Figure 1 a A.

[4] Abbiamo parlato della duplice influenza di Lombardia e Toscana sull’ebanisteria faentina nell’articolo Cassettoni neoclassici romagnoli e l’ebanista che si firma Mrach (dicembre 2022) [Leggi]. Per quanto riguarda gli influssi dell’ebanisteria lombarda su quella marchigiana – contigua a quella romagnola – si veda l’articolo Rapporti tra ebanisteria marchigiana e lombarda in epoca neoclassica (ottobre 2023) [Leggi].

Ottobre 2024

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