Ancora sui mobili neoclassici intarsiati tra Genova e Milano … o Cremona

di Andrea Bardelli

In una serie di articoli precedenti, si è cercato di fare il punto su una bottega che accoglie mobili neoclassici intarsiati attribuiti talvolta a Genova, talaltra a Milano (nota 1).
La questione è lungi dal dirsi risolta anche se alcune recenti riflessioni farebbero propendere per una bottega attiva a Genova, probabilmente animata da artefici lombardi.
Si veda, ad esempio, un cassettone passato in asta da Boetto a Genova in due momenti successivi, nel febbraio 2001 (già pubblicato nell’articolo del 2019 citato nella nota 1, ivi Figura 22) e nel settembre dello stesso anno, arricchito con maniglie e bocchette [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato, Liguria, fine XVIII secolo, Boetto 25.9.01.

Si tratta di un mobile che presenta molte delle principali caratteristiche riscontabili nella famiglia in questione – con particolare riferimento alle lesene e alla bordura “a campanule” che separa il primo cassetto dal corpo inferiore – ma, nel contempo, caratteri tipicamente liguri come la disposizione della lastronatura che ricorda il cosiddetto “quadrifoglio” dell’ebanisteria genovese di metà Settecento (nota 2), oltre a particolari secondari, ma significativi, come la lesena leggermente aggettante e il piede a tronco di piramide desinente con una piccola cipolla.
Un caso ancora più strano, per certi versi simile, è quello di un mobile di qualità non particolarmente elevata la cui immagine è emersa recentemente dai nostri archivi: un cassettone passato in asta come lombardo da Finarte nell’ottobre del 2008 [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone neoclassico intarsiato, Liguria, fine XVIII secolo, Finarte 23.10.08 n. 302 (ivi definito lombardo).

Questo cassettone non è lombardo, bensì ligure per diversi motivi: innanzitutto, la fronte è sostanzialmente priva di decori come nel mobile di Figura 1; inoltre, lo scontorno della fronte stessa che raccorda tutti i cassetti, compreso il primo più basso, è abbastanza diffuso nell’ebanisteria ligure e non altrove; infine, le lesene sono lievemente aggettanti come nel cassettone di Figura 1.
Il loro decoro è confrontabile con quelle della maggior parte dei mobili di cui si sta discutendo la provenienza tra Genova e Milano.
È tuttavia proprio il decoro delle lesene a introdurre un elemento sconcertante, essendo identico a quello di un cassettone passato in asta da Finarte nel 2000 con una attribuzione, non condivisa universalmente, all’ebanista cremonese Giovanni Maffezzoli [Figura 3].

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Figura 3. Giovanni Maffezzoli (attr.), Cassettone neoclassico intarsiato, Finarte marzo 2000 n. 361.

A parte le lesene, anche l’organizzazione della fronte è la stessa, compreso la sottile profilatura a perline che delimita lo scontorno all’interno [Figure 2a e 3a, nota 3].

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Figura 2a. Particolare del cassettone di Figura 2.

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Figura 3a. Particolare del cassettone di Figura 3.

Si riscontra però una differenza: mentre le lesene del cassettone delle Figure 2 e 2bis sono leggermente aggettanti, quelle del cassettone delle Figure 3 e 3 bis sono a filo con la fronte.
Se diamo rilievo a quest’ultimo aspetto, potrebbe pensare che il primo sia di produzione ligure e il secondo di produzione lombarda e che sia stato il mobile attribuito a Maffezzoli (ubi maior) a fare da modello.
Non è questa la sede per discutere circa l’attribuzione a Maffezzoli del mobile di Figura 3 (nota 4), ma lo è per spostare da Milano a Cremona gli evidenti influssi lombardi sulla serie di mobili di cui stiamo trattando.
Ne troviamo conferma nel confronto tra un cassettone facente parte del corpus di cui si dibatte tra Genova e Milano [Figura 4, nota 5] e un’angoliera che attualmente è stata inserita nella produzione di un ebanista non ancora identificato se non con la definizione di “Artefice prossimo a Maffezzoli” [Figura 5, nota 6].

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Figura 4. Cassettone neoclassico intarsiato, Genova (?), fine XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 5. “Artefice prossimo a Maffezzoli”, Coppia di angoliere neoclassiche intarsiate, Lombardia (Cremona?), fine XVIII secolo, Finarte marzo 2008 n. 67.

Ad avvicinare i due mobili è un elemento apparentemente trascurabile, ma, a mio avviso, degno di considerazione: lo stesso decoro che troviamo alla base della lesena nel cassettone di Figura 4 [Figura 4a, nota 7] e ai lati del cassetto superiore nelle angoliere di Figura 5 [Figura 5a].

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Figura 4a. Particolare del cassettone di Figura 4.

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Figura 5a. Particolare del cassettone di Figura 5.

Ricaviamo un altro indizio di una possibile correlazione tra i mobili del corpus e Cremona nella vicenda che lega un cassettone di difficile collocazione e un comodino che una scritta ci porta alla famiglia Offredi.
Il cassettone di cui si parla è un mobile di qualità particolare che è stato presentato sul mercato come mobile della bottega di Giuseppe Maggiolini [Figura 6].

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Figura 6. Cassettone neoclassico intarsiato, Genova (?), fine XVIII secolo, mercato antiquario.

Rigettata l’ipotesi Maggiolini, il mobile ha “peregrinato” tra diverse famiglie, in attesa di una collocazione definitiva, per poi accasarsi, si spera definitivamente nel corpus che stiamo studiando.
A ricondurlo in quest’ambito è stato, principalmente, il confronto con un cassettone, facente parte di una coppia, passato in asta presso Pandolfini nel 2015 e più recentemente presso Christie’s, già reso noto dell’articolo del 2019 citato nella nota 1 (ivi Figura 7). Si vedano i medaglioni intarsiati con paesaggi architettonici al centro delle rispettive fronti [Figure 6a e 7, nota 8].

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Figura 6a. Particolare del cassettone di Figura 6.

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Figura 7. Particolare di un assettone neoclassico intarsiato, Genova (?), fine XVIII secolo, Pandolfini 22.4.2015.

Come già anticipato, il cassettone di Figura 6 può essere messo in relazione con un comodino apparso di recente sul mercato antiquario internazionale con un’attribuzione a Maggiolini [Figura 8].

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Figura 8. Comodino neoclassico intarsiato, fine XVIII secolo, mercato antiquario internazionale.

Si veda il confronto nelle le lesene – caratterizzate da un decoro fogliato su fondo chiaro, inusuale nell’intero corpus [Figure 6b e 8a] – e soprattutto nel decoro del primo cassetto [Figura 6c e 8b].

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Figura 6b. Particolare del cassettone di Figura 6.

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Figura 8a. Particolare del cassettone di Figura 8.

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Figura 6c. Particolare del cassettone di Figura 6.

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Figura 8b. Particolare del comodino di Figura 8.

Di grande interesse è la circostanza che il comodino di Figura 8 reca sul fondo la scritta “Casa Offredi” [Figura 8c].

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Figura 8c. Particolare del comodino di Figura 8.

Quella degli Offredi è una nobile famiglia cremonese che ha vissuto tra Cremona e provincia dal Medioevo fino al XIX secolo inoltrato. Tuttavia, una committenza cremonese del comodino in questione non pare una ragione sufficiente per riferirlo a quella che era, in assoluto, la più importante bottega della città, ossia quella di Maffezzoli, ovvero a qualche suo allievo o imitatore (nota 9).
Inoltre, il marmo incassato nel piano lasciando a vista il bordo in corrispondenza della fronte appartiene maggiormente al lessico ligure, piuttosto che a quello lombardo (a parte i “fuoriclasse” come Maggiolini), anche se il tipico comodino ligure non porta un cassetto sotto il piano, bensì un vano a giorno (nota 10).
Proseguendo nella ricerca, il comodino di Figura 8 può essere messo a sua volta in relazione a un comodino transitato sul mercato antiquario [Figura 9] per la stessa concezione sia costruttiva, sia decorativa: le lesene sono del tutto simili, così come l’intarsio sulla fronte rispetto a quello sul fianco del comodino di Figura 8 [Figura 8d].

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Figura 9. Comodino neoclassico intarsiato, fine XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 8d. Particolare del comodino di Figura 8.

Anche il mobile di Figura 9 viene fatto rientrare nell’ambito del corpus di cui si sta discutendo. Può essere utile riferire che esso proviene da una dimora il cui arredo era costituito sia da mobili appartenenti al gruppo – vedi, ad esempio, uno di quelli pubblicati nel più volte menzionato articolo del 2019 citato nella nota 1 (ivi Figura 2) – sia da mobili riferibili al cosiddetto “Artefice prossimo a Maffezzoli”, come quello pubblicato nell’articolo dell’ottobre 2023 citato nella nota 6 (ivi Figura 2].

Conclusione
Conoscere dove sono situate le case che hanno ospitato questi arredi si rivela di grande importanza ai nostri fini. In alcuni rari casi è stato possibile accertare la provenienza di questi mobili da case genovesi.
Non solo per questo, ma tirando le somme di tutto quanto precede, si è propensi ad attribuire il corpus “conteso” tra Genova e Milano a una bottega ligure – possibilmente genovese per l’elevata qualità di ciascun esemplare – e che il suo ancora sconosciuto titolare, fosse egli ligure o lombardo, si trovasse in contatto con la bottega di Giovanni Maffezzoli, in cui potrebbe essersi formato, o di quella di qualche suo epigono (nota 11).
In attesa di possibili “colpi di scena” questa ipotesi sembra da preferire rispetto a quella di una bottega cremonese che possa aver fatto massive forniture alla Superba.

NOTE

[1] Si rimanda agli articoli: Cassettone neoclassico genovese … o milanese (giugno 2028)  [Leggi ] e Milano o Genova… o l’anello di congiunzione (luglio 2019) [Leggi ].

[2] Sul tipico cassettone ligure di epoca Luigi XV vedi l’articolo Il cassettone “quadrifoglio” genovese” [Leggi]; sul mobile neoclassico ligure vedi l’articolo Il cassettone Luigi XVI in Liguria [Leggi].

[3] Lo scontorno della fronte che raccorda tutti i cassetti, compreso il primo più basso, diffuso in ambito ligure come sopra indicato, è riscontrabile anche nella produzione di Maffezzoli, il quale però privilegia altre soluzioni (fronte apribile a vanteaux, pannello intarsiato suddiviso tra un cassetto centrale più alto e due più bassi – di uguale altezza – sopra e sotto), tutte adottate al fine di non interrompere la continuità della grande scena intarsiata.

[4] Notiamo una certa somiglianza in un cassettone – di qualità sicuramente superiore – pubblicato da Giacomo Wannenes nel 1984 e che la critica attribuisce concordemente a Maffezzoli [Figura A].

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Figura A. Giovanni Maffezzoli, cassettone intarsiato (G. Wannenes, Mobili d’Italia. Il Settecento. Storia, stili, mercato, Giorgio Mondadori, Milano 1984 p. 170d).

[5] Di questo stesso cassettone con un piano in marmo diverso o di un suo gemello è stata pubblicata, nell’articolo del 2019 citato nella nota 1 (ivi Figura 18), un’immagine in bianco e nero tratta dal volume: Piero Pinto, Il mobile italiano dal XV al XIX secolo, De Agostini, Novara 1962, tav. 41.

[6] Di questo presunto artefice operante nell’ambito di Maffezzoli si è parlato nell’articolo Rapporti tra ebanisteria marchigiana e lombarda (ottobre 2023) [Leggi], nonché in un post scriptum all’articolo Francesco Squinzi intarsiatore di inizio Ottocento (maggio 2023) [Leggi].
Giusto per aggiungere ulteriori elementi di incertezza, in attesa che si traducano in preziose indicazioni, il decoro del primo cassetto delle angoliere di Figura 5 è del tutto simile a quello che compare in un gruppo abbastanza omogeneo di mobili per il quale si rimanda all’articolo Mobili neoclassici lombardi con decoro a medaglioni, perline e vasetti (febbraio 2020) [Leggi].

[7] Una delle caratteristiche decorative del corpus “condiviso” tra Genova e Milano è la composizione delle lesene con un procedimento “a moduli” ossia cambiando la posizione degli stessi decori in esemplari diversi in modo da differenziarli per cui possiamo avere decori ricorrenti come la foglia o il braciere sia alla base della lesena, sia alla sommità (ai lati del primo cassetto). Si rimanda all’articolo del 2019 citato nella nota 1.

[8] Le ragioni per le quali il mobile di Figura 6 è stato inserito nel corpus “Genova-Milano” sono più complesse e si riferiscono a vari confronti incrociati con altri mobili del gruppo difficili da sintetizzare.

[9] Non c’è possibilità di confondersi – magari per un errata interpretazione delle scritte – con la famiglia Oldrati di Rosate (Mi), committente di un secretaire attribuito Maffezzoli (Clelia Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich, Milano 1969, p. 199).

[10] Esempio di un tipico comodino neoclassico ligure con vano a giorno sotto il piano dotato di marmo a incasso [Figura B].

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Figura 9. Comodino neoclassico intarsiato, Liguria, mercato antiquario.

Può essere importante far notare che nessuno dei comodini inseriti nel corpus “Genova-Milano” presenta questa conformazione, ossia tutti sono dotati di un cassetto.

[11] Per quanto riguarda un altro artefice collocabile nell’entourage di Maffezzoli si rimanda all’articolo Imitatore del Maffezzoli e un GBM inedito (febbraio 2022) [Leggi].

Dicembre 2024

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