Scoperto un nuovo membro della famiglia Sangiorgi?
di Anna Dellinavelli
Sulla rivista Antiquariato è stato di recente pubblicato un elegante secrétaire impiallacciato in radica di noce, con begli intarsi in mogano, palissandro, acero e bois de rose, pomelli in avorio e parti finemente intagliate, presentato da Antichità Zanon di Treviso [FIGURA 1].
Figura 1 Sangiorgi Giuseppe detto Maretta, Secretaire, 1868, Antichità Zanon, Borgo Cavour 53 Treviso (www.antichitazanon.com).
In uno spazio interno della struttura è riportata a matita, con una calligrafia di sapore “antico”, la scritta “Maretta Giuseppe lanno 1868” [FIGURA 2].
Figura 2 Dettaglio della firma.
La bella esecuzione del mobile, nonché la firma e la data, mi hanno spinto a saperne di più.
Chi è dunque Maretta Giuseppe, attivo nella seconda metà dell’Ottocento?
Da ricerche effettuate, “Maretta” (in altri casi “Maretti”) dovrebbe essere un soprannome, di cui non ci è dato sapere l’origine, attribuito a una famiglia di ebanisti attivi a Faenza durante il Settecento e l’Ottocento.
Il Dizionario degli artisti del legno attivi in Italia di Paolo Cesari, infatti, a proposito di Sangiorgi Francesco, falegname carpentiere attivo a Faenza nel XVIII secolo e capostipite di una famiglia di ebanisti attivi a lungo in città, riferisce che era detto “Maretta” (2006: “Francesco Sangiorgi”, AbacuSistemArte, a cura di Paolo Cesari, cod. 100736).
Lo stesso Dizionario elenca il figlio Giuseppe, architetto ed ebanista, il quale eredita dal padre, oltre all’arte dell’ebanisteria, anche il soprannome “Maretta (2006: “Giuseppe Sangiorgi”, AbacuSistemArte, a cura di Paolo Cesari, cod. 100737).
Egli figura tra gli ebanisti più noti ed all’avanguardia a Faenza nei primi due decenni dell’Ottocento, contribuendo ad imporre il nuovo gusto dell’epoca Direttorio e del Consolato napoleonico, preferendo, tuttavia, l’intaglio al decoro a tarsia.
Altre notizie del Sangiorgi sono riportate nel libro La Casa Faentina dell’800. Nel capitolo 16 “Casa emiliana” gli si attribuisce una cassa sarcofago, nel capitolo 19 “Casa Milzetti” un tavolo a muro con specchiera (1805-06).
Sappiamo, quindi, che un Giuseppe Sangiorgi è attivo a Faenza fino ai primi anni dell’Ottocento, ma, per evidenti motivi anagrafici, non può essere il nostro, attivo nel 1868.
Il Dizionario di Paolo Cesari menziona anche Sangiorgi Pasquale, figlio di Giuseppe e suo successore, il quale realizzò mobili di fine costruzione e riccamente decorati con essenze pregiate (2006: “Pasquale Sangiorgi”, AbacuSistemArte, a cura di Paolo Cesari, cod. 100738.) (nota 1).
Supponendo che Pasquale Sangiorgi abbia operato nel corso della prima metà dell’Ottocento, è altamente probabile che l’autore del nostro secretaire sia Giuseppe Sangiorgi junior, un figlio o un nipote di Paquale, che abbia rinnovato il nome del nonno.
In attesa che qualche ricerca d’archivio sulla famiglia Sangiorgi lo possa confermare, possiamo dire di essere in presenza di un arteficie inedito, pur sempre nell’ambito della bottega dei faentini “Maretta”, dalla cui tradizione non si discosta, sia per la scelta delle essenze lignee, sia per l’ottima esecuzione del mobile.
Nota
[1] Riferisco per completezza che il Dizionario di Paolo Cesari elenca anche un Sangiorgi Domenico, intagliatore attivo a Lugo di Ravenna nel XVIII secolo (2006: “Domenico Sangiorgi”, AbacuSistemArte, a cura di Paolo Cesari, cod. 61869).
20 Aprile 2008 © riproduzione riservata