Il maestro del Fantoni a Parma

di Andrea Bardelli

Attorno agli anni Settanta del XVII secolo, Andrea Fantoni viene mandato a Parma dal padre Grazioso il Vecchio per imparare a fare le figure presso uno scultore che i documenti riportano come Giuseppe, il quale doveva essere piuttosto famose anche a Corte e con il quale lo stesso Grazioso doveva aver avuto rapporti. Anche la Bossaglia lo cita come Giuseppe senza approfondirne (forse per questioni di tempo) il cognome. Potrebbe essere anche uno scultore in materiali diversi dal legno, come la terracotta, materiale in cui Andrea Fantoni eccelle. Chi è questo Giuseppe ?“.
Con questa mail in data 10 ottobre 2012, il professor Volta dell’Università di Brescia, uno dei più importanti studiosi degli artefici del legno (e non solo), lombardi (e non solo), mi ha stimolato come già altre volte alla ricerca. Questo è il risultato.
Effettivamente, chi si è occupato dei Fantoni in passato, ha sempre glissato sulla questione di chi fosse stato il maestro di Andrea in quel di Parma.
La Bossaglia sopra citata, autrice di una monumentale monografia sui Fantoni, dice che Andrea “… fu accolto nella bottega di un maestro Giuseppe, non ancora chiaramente identificato nonostante le ricerche svolte negli archivi di Parma, con il quale lavorò ogni giorno a palazzo ducale” (Bossaglia 1983, p. 79). Un decennio più tardi, le fa eco la Pedrocchi (Pedrocchi DBI 1994, ad vocem) dicendo che egli “… venne messo a bottega, per imparare la tecnica dell’intaglio in legno, a Parma, da un certo maestro Giuseppe, con il quale lavorò in palazzo ducale …”.
Bisognerebbe leggere i documenti originali, ma se venisse confermato che Andrea era lì per “imparare la tecnica dell’intaglio”, credo che la ricerca vada ristretta agli intagliatori veri e propri. Alla corte di Parma erano soliti servirsi di valenti intagliatori anche per lavori d’ordine come cornici, baldacchini, ecc. Valga per tutti l’esempio del trentino Lorenzo Aili o Haili del quale si sono egregiamente occupati Cirillo e Godi (Cirillo-Godi 1983, p. 256, 267-68).
Proprio da quest’ultimo testo emerge il nome di Giuseppe Bosi (Cirillo-Godi 1983, p. 256, p. 267-268, 272). Che possa essere lui il fantomatico maestro Giuseppe ?
Pensiamo di sì.
Come è noto la permanenza di Andrea Fantoni a Parma è piuttosto breve, dal luglio 1674 al gennaio 1675, e si presume che all’epoca Giuseppe Bosi fosse già piuttosto noto poiché risulta immatricolato nel 1678 fra gli Ufficiali dell’Arte. La sua carriera pare però svilupparsi successivamente, soprattutto in relazione ai lavori fatti per i marchesi di Soragna dal 1689 al 1706, a cui si aggiunge, nel 1703, la fattura dell’ancona della Vergine della Cintura per la chiesa di Santa Croce a Fontanellato (la fonte è costituita da Documenti pubblicati sempre da Cirillo e Godi in un Regesto a cura di B. Colombi e A. Aimi, p. 265 e ss.):
1689, fusto di carrozza;
1694, tre lampadari e 32 animali intagliati;
1701, sei cornici ovali (per altrettanti dipinti del Brescianino), intagli per il Gabinetto di Soragna;
1704, ruota di carrozza;
1705, bucintoro;
1706, due cornicioni, sei piedistalli.
Sempre dal Regesto curato da Colombi notiamo che i lavori di Bosi si alternato a quelli Haili con pari dignità e sappiamo in quale considerazione l’Haili fosse tenuto a corte, al punto da “fregare il posto” di scultore e intagliatore di corte, nel 1677, proprio ad Andrea Fantoni “postulante alla carica” nel 1674-75 (Cirillo-Godi, p. 46). Prima di concludere, faccio un’ultima osservazione: nel Regesto di Colombi viene citato una sola volta un certo Giuseppe Buzzi come segue:
“1681, adì 3 Marzo. Giuseppe Buzzi scultore in Parma dev’havere L. 150 per sua fattura d’intaglio fatto alla B.M.a [?] del s.r M.se Gio: Batt.a, il quale intaglio ancora non è stato messo in opra … L. 150. A dispetto del fatto che questo lavoro del 1681 non gli viene attribuito, viene da pensare che potrebbe trattarsi dello stesso Giuseppe Bosi, anche perché nel Dizionario degli artefici che chiude il più volte citato testo di Cirillo e Godi non compare alcun Giuseppe Buzzi.
L’unico Buzzi (Buzzo) Giuseppe che conosco, facente parte di una notissima famiglia di artefici (scalpellini, ecc.) di origine varesina (Viggiù), è attivo in alcune chiese di Milano, ma siamo già attorno al 1728.
A parte qualche digressione, pare di poter dire che Giuseppe Bosi, sia per coerenza cronologica, sia, soprattutto, per il ruolo non marginale che egli doveva occupare presso la corte parmense, potrebbe essere proprio il “maestro” di Andrea Fantoni durante la sua seppur breve permanenza a Parma. Sappiamo anche che nel 1680 Bosi entra di nuovo in contatto con i Fantoni, questa volta perché gli venisse messo a bottega il fratello di Andrea, Donato, cosa che poi non è certo si sia verificata (Bossaglia 1983, p. 84).
Mi stupisce una cosa: Cirillo e Godi, dal cui testo benemerito ho tratto la maggior parte delle notizie di cui mi sono avvalso, ribadiscono “un non meglio identificato maestro Giuseppe, con cui [Andrea] lavora ogni giorno in Palazzo Ducale” (Cirillo-Godi, p. 255).
Possono aver escluso per qualche motivo che Giuseppe Bosi fosse “maestro Giuseppe”, oppure, impegnati a redigere un’opera veramente ricca sul mobile a Parma (e non sui Fantoni), potrebbero aver deciso di non curarsi di approfondire.
Va detto, a onor del vero, che il professor Volta non condivide le mie conclusioni giudicandole “una brillante intuizione, ma non una prova”.
Entrando nel merito, egli sostiene: “… Grazioso era un bravissimo intagliatore, ma gli mancava la cultura figurativa, quindi non aveva bisogno di altro maestro in quell’arte per il figlio. Perciò Andrea dovette andare presso un bravo ‘maestro Giuseppe’ scultore, ed anche plastificatore, visto le bellissime tavolette di ceramica che il Fantoni produce come progetto dei suoi primi paliotti. Il maestro doveva avere importante conoscenza del mondo accademico romano, in quanto le anatomie dell’Andrea denunciano questa tendenza”.
Possiamo pensare a una “svolta” o l’identità di maestro Giuseppe è destinata a restare avvolta nel mistero ?

Bibliografia
P.Tirloni, Andrea Fantoni, Amministrazione provinciale di Bergamo-Cassa Risparmio Province Lombarde, Milano s.d..
C.Briganti, Curioso itinerario delle collezioni ducali parmensi, Cassa di Risparmio di Parma, Parma 1969.
Andrea Fantoni. Confessionale in Santa Maria Maggiore, Monumenta Longobardica, Op. III, Bergamo 1974.
A.M. Pedrocchi, Donato Andrea Fantoni. Diario di viaggio e lettere 1766-1170, Monumenta Bergomensia, Bergamo 1977.
Rossana Boscaglia (a cura di), I Fantoni. Quattro secoli di bottega di scultura in Europa, Neri Pozza, Vicenza 1978.
G.Cirillo-G.Godi, Il mobile a Parma fra barocco e romanticismo, Banca del Monte di Parma, Parma 1983.
L.Rigon-T.Terzi, La bottega dei Fantoni, Ferrari, Clusone (Bg) 1988.
M.Olivari, Le Sagrestie di Alzano Lombardo nella Basilica di S.Martino, Amilcare Pizzi, Cinisello B. (Mi) 1994.
A.M. Pedrocchi, Andrea Fantoni, DBI, Treccani Vol. IV, 1994.
M.Zanchi, Il confessionale dei Fantoni, Ferrari, Clusone (Bg) 2000.
S. Milesi, Dei Fantoni e altre storie tra Seicento e Settecento, Corponove, Bergamo 2005.
AAVV, I Fantoni, Provincia di Bergamo, Bergamo 2005.
Chiara Spanio, Giovanni Giuseppe Piccini. Scultore, Bolis, Bergamo 2011.

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Le immagini che corredano l’articolo si riferiscono a cariatidi scolpite (alt. cm. 34), forse parte di mobili, che appartengono alla Collezione Cagnola di Gazzada (Va), ivi catalogati con un’attribuzione in via dubitativa alla bottega di Donato Fantoni (Foto Vivi Papi, 1996).