Della bottega Caniana il cassettone Finarte maggio 2009
di Andrea Bardelli (*)
Nel corso dell’asta di Finarte del 6-7 maggio scorso a Milano è stato presentato un cassettone a tre cassetti, decorato con formelle intarsiate recanti paesaggi, volute vegetali e motivi zoomorfi (lotto n. 363), proveniente dalla bottega dei Rovelli di Cusio (Bg) e pubblicato in G. Medolago, R. Boffelli, G. Calvi, I Rovelli di Cusio, Corponove, Bergamo 2008, p. 233, scheda 380. [Figure 1 e 1 a].
Figura 1. Bottega Caniana, cassettone, inizi XVIII secolo, Finarte 6-7 maggio 2009 n. 363.
La bellezza del mobile e la presenza di un’attribuzione hanno suscitato l’interesse di antiquari e collezionisti privati, bergamaschi e non.
Tuttavia, non poche perplessità sono sorte a proposito di una particolarità costruttiva del mobile che è separabile in due parti. Ciò ha fatto pensare che il cassettone fosse originariamente a quattro cassetti e che fosse stato tagliato privandolo di un cassetto. Il risultato è che il cassettone, proposto in verità ad un prezzo abbastanza sostenuto, non è stato venduto.
Bene, possiamo sostenere che il mobile non è dei Rovelli, ma dei Caniana di Romano di Lombardia (Bg) e il fatto di essere costituito da due parti separabili non è assolutamente indice di manomissione.
Per quanto riguarda il primo punto, il volume sui Rovelli di cui sopra è stato recensito da Antiqua in modo abbastanza lusinghiero – avendo apprezzato, se non altro, lo sforzo degli autori e il coraggio dell’editore – e sono state mosse solo alcune critiche velate .
E’ questa la sede per assumere un atteggiamento più severo e affermare che l’attribuzione alla bottega dei Rovelli di una serie di mobili provenienti dal mercato o da collezioni private, quindi non suffragata da documenti, è stata decisa dagli autori senza fornire alcuna argomentazione, al punto da risultare assai poco convincente e per nulla condivisibile. Ci riferiamo ai cassettoni n. 757 a p. 232, n. 762 a p. 233, e n. 765-766 (una coppia) a p. 234, – per i quali il discorso si farebbe complesso e sarà eventualmente affrontato in altra sede – e al nostro. Quest’ultimo, in particolare, è confrontabile con almeno tre esemplari, oggetto di un recente studio, che li assegna alla bottega dei Caniana in base a una serie di confronti piuttosto stringenti con gli intarsi della seconda e terza sagrestia di Alzano Lombardo (Bg), realizzati dai Caniana tra il 1690 e il 1694 (A.Bardelli-M.Mander, Su Giovan Battista e Giovanni Paolo Caniana, Rassegna di Studi e Notizie, Castello Sforzesco, Milano 2007-2008).
Figura 1 a. Dettaglio.
Per quanto riguarda il secondo punto, quello della presunta manomissione, uno dei tre cassettoni oggetto dello studio è esposto nella collezione di mobili del Castello Sforzesco di Milano e, dalla relazione al restauro affidato a Giuseppe Beretti, si ricava proprio la particolarità della divisione in due parti. Per gli altri due, invece, da un esame diretto, è stata costatata una struttura di tipo tradizionale. Si può ipotizzare che questa curiosa costruzione – da ritenersi originale e non il frutto di interventi successivi – possa essere stata dettata dall’esigenza di collocare i cassettoni nelle camere dei piani superiori di qualche palazzo cinquecentesco in Bergamo, raggiungibili solo con scale strette e tortuose. D’altro canto, la suddivisione del fianco in due parti, perfettamente centrate da formelle a rilievo intarsiate, rende improbabile che vi possa essere stata una qualsiasi riduzione del mobile in altezza.
In definitiva, quello che sembrava fosse un cassettone della bottega dei Rovelli gravemente manomesso, si è rivelato essere un mobile della bottega dei Caniana del tutto integro. Ci piacerebbe che su questo argomento si potesse aprire un piccolo dibattito che consentisse una replica agli autori del volume sui Rovelli per conoscere il loro punto di vista.
(*) Questo articolo è stato pubblicato su Antiqua.mi nel Giugno 2009 senza firma.