Il Paradiso degli Alberti

della Redazione di Antiqua (*)

Desideriamo segnalare un ciclo di affreschi tardo trecenteschi, noto come “Paradiso degli Alberti”, che si trova in una cappella ubicata in una località omonima nella periferia di Firenze.
Si tratta di affreschi raffiguranti Storie della Passione di Cristo [Figura 1], dalla Trasfigurazione al Giudizio Universale, collocati su tre pareti della cappella, mentre la quarta parete è occupata da un affresco che rappresenta Il Paradiso [Figura 2], da cui forse il toponimo.

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Figura 1. Niccolò di Pietro Gerini, Bacio di Giuda (particolare).

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Figura 2. Jacopo di Cione (?), Paradiso (particolare).

La storia racconta che nel 1392 Antonio degli Alberti, aristocratico umanista fiorentino, aveva promosso la fondazione di un monastero intitolato a santa Brigida, mistica svedese fatta santa solo un anno prima.
Nel 1395 l’Alberti fece dono alla comunità monastica anche di una preesistente, antica cappella dedicata a Santa Maria e Zanobi a Fabroro che fu subito destinata a chiesa del monastero e affrescata.
L’impresa decorativa fu affidata a Niccolò di Pietro Gerini, come dimostra una lettera del 1395 in cui si legge: “Niccholò dipintore è al Paradiso di Messer Antonio”. Suo collaboratore abituale era Ambrogio di Baldese ed è a questi due che si deve l’intero ciclo affrescato della cappella oppure, forse, solo le pareti con le storie di Cristo, mentre il Paradiso sarebbe da assegnare a Jacopo di Cione.
Il monastero e la cappella subirono varie vicende che comportarono cambi di nome, di proprietà e di identificazione fino al 1987, in cui il complesso fu inserito dal Comune di Firenze in un progetto di recupero con destinazione residenziale. Ne conseguì la realizzazione di diverse unità abitative, sebbene le parti di interesse storico-artistico siano sempre state sottoposte alla vigilanza da parte della Soprintendenza. Dopo una serie di interventi conservativi, venne avviato il restauro degli affreschi sviluppatosi dal 2005 al 2011, realizzando un bell’esempio di collaborazione tra pubblico e privato.
Nonostante alcune parti degli affreschi si siano rivelate irrecuperabili, possiamo senz’altro parlare di una pagina di grande interesse nell’ambito della cultura pittorica fiorentina di fine Trecento e di una nuova meraviglia restituita al suo splendore, che viene immediatamente voglia di visitare.
Abbiamo verificato che il luogo non è al momento pubblicizzato in rete come meta turistica e se ne parla in prevalenza in quanto titolo di un’opera letteraria di certo Giovanni di Gherardo di Prato (nota 1).
Bisogna tener conto che qualche problema in termini di visibilità e accessibilità deriva sicuramente dal fatto che la cappella affrescata (tutt’ora denominata di Santa Maria e Zanobi a Fabroro) è inglobata nel complesso residenziale in cui è stato riconvertito l’ex monastero della Vergine Maria e di Santa Brigida, ubicato nel quartiere di Gavinana.
Questo si trova sulla sponda sinistra dell’Arno nella parte sud-orientale di Firenze e, insieme a quello del Galluzzo, forma il cosiddetto Quartiere 3 (nota 2).
Ben venga, in ogni caso, la pubblicazione di un testo curato da Daniele Rapino per Polistampa che ricostruisce la storia del complesso e le vicende istituzionali, affronta l’opera sotto il profilo artistico (con particolare riguardo all’iconografia e alle questioni attributive) e illustra il progetto di recupero architettonico del complesso e il restauro del ciclo pittorico (D. Rapino (a cura di), Il Paradiso degli Alberti. Storia e recupero del monastero della Vergine e di Santa Brigida, Polistampa, Firenze 2014).

Si ringraziano sentitamente Gherardo Del Lungo, Vanna Vieri, Cinzia Berni e Vittorio Chiari.

(*) Questo articolo era stato originariamente pubblicato su Antiqua.mi nella sezione Turismo d’Arte. Viene qui proposto in versione pressoché integrale, salvo alcune piccole modifiche.

NOTE

[1] L’opera letteraria di cui si parla è un testo in prosa in vari volumi, complesso e frammentario, esempio emblematico della letteratura tardogotica italiana, ritrovato nel 1864 da Aleksander Wesselofsky (filologo e critico letterario russo, a lungo attivo in Italia). Fu lui a identificarne l’autore e ad attribuirgli il titolo di Paradiso degli Alberti.

[2] Le visite al ciclo pittorico della Cappella Paradiso degli Alberti potranno avvenire, previa prenotazione e per un numero limitato di persone, il sabato mattina; maggiori informazioni potranno essere fornite al momento della prenotazione che deve essere inviata a questo indirizzo mail: ci.berni@gmail.com (oppure telefonando al 333-4903700) [notizie aggiornate al 2014, ndr].