Una Giuditta “trasformata” in un piatto Savona del XVIII secolo
della Redazione di Antiqua

In una asta Sotheby’s tenutasi in data 20 giugno 2006 è stato proposto un piatto in maiolica con la seguente didascalia: “ Piatto araldico da parata in maiolica bianca e blu, in stile savonese seicentesco decorato dall’arma di Genova ….” [Figura 1].

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Figura 1. Manifattura savonese, piatto in maiolica, d. cm.43, Sotheby’s 20.6.06 n. 18.

Si tratta indubbiamente di un piatto savonese non solo nello stile, incentrato sull’uso del blu su fondo bianco a delineare agili figure all’interno di un paesaggio a formare scene di genere oppure tratte dalla mitologia o dalle Scritture.
Qui di seguito se ne riportano alcuni esempi, tutti contrassegnati da stemmi di casato, nessuno dei quali è stato finora possibile identificare [Figure 2, 3 e 4].

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Figura 2. Manifattura savonese, due piatti in maiolica, inizi del XVIII secolo, Asta Maioliche dal XV al XIX secolo 18 Maggio 2017, Associazione Nazionale Case d’Asta italiane.

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Figura 3. Manifattura savonese, piatto in maiolica raffigurante Venere e Amore, d. cm. 38, XVIII secolo (mercato antiquario).

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Figura 4. Manifattura savonese (marca lanterna), piatto in maiolica raffigurante scena di caccia, d. cm. 40, XVIII secolo (mercato antiquario).

Evidentemente, l’estensore della didascalia è stato ingannato dallo stemma crociato che compare sul primo piatto, facilmente associabile alla città di Genova, ma non in questo caso.

Sempre con riferimento al medesimo piatto, la cosa più curiosa che si può notare è l’aver tratto l’immagine da una fonte illustre [Figura 5].

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Figura 5. Sandro Botticelli, Giuditta, tempera su tavola cm. 31×25, 1472 circa, Firenze, Uffizi.

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Particolare della Figura 1

Come è noto la scena dipinta da Botticelli rappresenta il seguito di un altrettanto celebre pendant, anch’esso conservato agli Uffizi di Firenze, in cui si vedono alcuni assiri scoprire il cadavere del loro comandante Oloferne che Giuditta, eroina biblica, ha appena decapitato.
Il ceramista ha trasformato la spada di Giuditta, la quale sta tornando alla sua città Betulia, in un lembo della sua veste, lasciandole nella mano sinistra un ramoscello di ulivo.
Ancora più sorprendente è la trasformazione del paniere, che l’ancella porta sul capo e che nell’originale di Botticelli contiene la testa di Oloferne, in un cesto di fiori.
Lo scopo è di trasformare l’autrice di un efferato omicidio, seppure “a fin di bene”, e della sua serva in una rassicurante coppia di contadine, forse meglio in una giovane con la sua ancella, di ritorno da una gita in campagna.

La scena che precede il ritorno di Giuditta e dell’ancella e la scoperta del cadavere di Oloferne è offerta da una placca in maiolica di Castelli attribuita a Bernardino Gentili in cui l’eroina biblica ha appena compiuto la sua vendetta [Figura 6].

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Figura 6. Bernardino Gentili, placca in maiolica raffigurante Giuditta che decapita Oloferne, cm. 24 x 19, Castelli, 1780 circa (Finarte, 6 marzo 1996 n. 153).