Cassettone firmato Ceparano 1895

di Andrea Bardelli

La comparsa sul mercato di un bel cassettone napoletano in noce datato e firmato consente di fare alcune considerazioni di natura stilistica e di carattere metodologico [Figura 1].

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Figura 1. Ceparano Fratelli, cassettone, noce, Napoli 1895, mercato antiquario.

Più di una volta si è detto e scritto che per identificare epoca e provenienza di un mobile ci si affida all’esame stilistico, che a sua volta si basa sui confronti con mobili pubblicati (più o meno certi) oppure, più spesso, sull’esperienza che si è formata attraverso la frequentazione di commercianti specializzati, fiere e mercati, nonché la raccolta organizzata di immagini.
Purtroppo, per quanto riguarda l’Ottocento, la letteratura è piuttosto scarsa e poco specialistica (nota 1).
Nell’ambito di quella più datata, troviamo un cassettone napoletano dell’Ottocento nel volume pubblicato dal Brosio nel 1962 [Figura 2], il quale pubblica anche un comodino [Figura 3] già reso noto dalla Terni de Gregory nel 1953 (nota 2).
In tempi più recenti un esemplare, per altro molto tardo, compare in un volume a cura di Icaro Arte del 2002 [Figura 4] e un altro viene pubblicato da me nello stesso anno (nota 3). Potrei sbagliarmi, ma, con riferimento a questa tipologia di mobili, non mi risulta altro.

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Figura 2. cassettone, noce, Napoli, metà circa del XIX secolo (Brosio V., Mobili dell’Ottocento, Vallardi, Milano 1962 p. 109 b).

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Figura 3. Comodino, noce, Napoli, datato al 1855, già Arpino (Fr), Palazzo marchesi Rappini (Brosio, op. cit. p. 127b; Terni de Gregory W., Vecchi mobili italiani, Vallardi, Milano ed. 1953 p. 220).

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Figura 4. Cassettone, mogano, Napoli, fine del XIX secolo (AAVV, Arredi dell’Ottocento. Il mobile borghese in Italia, Artioli, Modena 2002 p. 288a). Il mobile è passato in asta presso Semenzato a Ercolano nel marzo 2002 n. 28.

Si tratta di mobili di dimensioni piuttosto imponenti, eseguiti in noce o palissandro, più raramente in mogano, dotati in genere di quattro cassetti e caratterizzati da spigoli intagliati nel massello [Figura 5].

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Figura 5. Cassettone, piuma di mogano, Napoli, metà circa del XIX secolo, collezione privata.

Il cassettone in esame è quindi certamente napoletano, anche perché non si registrano mobili di questa forma in altre regioni, con una sola eccezione in Toscana, soprattutto nel Livornese, dove si producono mobili simili che condividono l’ispirazione al contemporaneo mobile inglese
[Figura 6] (nota 4).

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Figura 6. Parri Francesco (attr.), cassettone, Livorno 1850 circa, Firenze, Palazzo Pitti (Chiarugi S., Botteghe di mobilieri in Toscana, Spes, Fi 1994, vol. I p. 222 n.285.

Accertata la provenienza (salvo quanto diremo nelle ultime righe), concentriamo la nostra attenzione sull’esatta datazione.
Come si può notare, i vari esemplari che abbiamo mostrato, pur riconducibili a uno stesso modello, si differenziano per alcuni dettagli come la presenza o meno di due cilindri che delimitano il bordo intagliato in corrispondenza, rispettivamente, del primo cassetto e della fascia di base, la fronte rigida o mossa e altro.
Ciò dipende dalla creatività dei vari artefici, ma soprattutto da alcuni scarti stilistici che si susseguono nel tempo a brevissima distanza.
Dopo l’epoca Impero e la successiva Restaurazione, negli anni che vanno dal 1830 al 1880 circa, si avvicendano molto rapidamente i revival di diversi stili prima che l’eclettismo di fine secolo li mescoli tra loro.
Il nostro cassettone è realizzato in uno stile che potremmo definire “Luigi XIV”, in particolare secondo la declinazione che si afferma durante i primi anni del Settecento. Va detto subito che non si tratta di una trascrizione letterale, ma di una libera interpretazione che si riscontra nell’impostazione severa rivolta ancora al pieno Seicento, corretta dalla fronte lievemente mossa e negli intagli di gusto tardo Barocco lungo gli spigoli, con cascami di frutta e fiori, che terminano con piedi incurvati a ricciolo.
Questo stile, o meglio la sua rilettura, ha una ripresa attorno alla metà dell’Ottocento. Vi sono però due dettagli che ci dovrebbe indurre a spostare leggermente in avanti la datazione: il piede incurvato a ricciolo che preannuncia il Barocchetto, ma soprattutto il bordo del piano arrotondato in corrispondenza dello spigolo che troviamo nei mobili in stile “Secondo Impero” (nota 5).
Un altro particolare ci indurrebbe, per contro, a datare il nostro cassettone prima dell’ultimo quarto dell’Ottocento: l’assenza di cartelle sulla fronte dei cassetti,eseguite con sottili cornici a rilievo che contraddistinguono, in genere e sempre in base a riscontri di tipo statistico, gli esemplari tardi, ossia quelli costruiti durante il cosiddetto periodo umbertino (1878-1900) [Figura 7].

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Figura 7. Cassettone, noce, Napoli, 1880 circa, Semenzato novembre 2000 n.162.

In conclusione e per tutto quanto precede la datazione del nostro cassettone napoletano sarebbe da restringere attorno al 1860 circa.
Senonché, in una scritta a penna su una delle parti interne si legge chiaramente: Si fece dai fratelli Ceparano/Via Napoli 102/Castellamare di Stabia, 19 novembre 1895 [Figura 1 bis] (nota 6).

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Figura 1 bis. Dettaglio della firma del cassettone di Figura 1

Circa la provenienza dalla provincia e non dalla città di Napoli, a parte quanto detto sopra a proposito della “esportazione” in un ambito allargato dei modelli napoletani, è risaputo l’enorme sviluppo industriale e commerciale che ebbe Castellammare a seguito del collegamento ferroviario con Napoli già dal 1842; è quindi probabile che la ditta dei fratelli Ceparano sia una delle iniziative sorte per assecondare questa crescita.
L’evidenza di una datazione, il 1895, così avanzata rispetto alle coordinate stilistiche sopra evidenziate che inquadrerebbero il cassettone circa un trentennio prima, non è sufficiente a mettere in crisi il metodo fin qui seguito.
Non parlerei di “eccezione che conferma la regola”, quanto del protrarsi di stilemi nel corso dei decenni.
Ciò induce a preferire a una definizione puntuale dell’epoca, tipo “1860 circa”, che resta comunque valida come identificazione sintetica convenzionale, una definizione più ampia, tipo “mobile prodotto nella seconda metà dell’Ottocento” (nota 7).
Una cosa è certa: la consapevolezza che cassettoni come questi venissero ancora prodotti a fine secolo dovrebbe scongiurare definitivamente l’etichetta di “epoca Luigi Filippo” (ossia 1830-40 circa) con cui essi sono spesso proposti sul mercato.
Un’ultima considerazione. Sebbene l’immagine del cassettone Ceparano non sia di buona qualità, constatiamo che le copri bocchette sono in legno intagliato; è questo un dettaglio che avrebbe indotto a considerare il mobile non napoletano, ma pugliese, essendo riscontrabile abbastanza di frequente nei mobili di questa regione. Ecco quindi un altro luogo comune che questo cassettone ci consente di sfatare.

NOTE

[1] Durante l’Ottocento gli acquisti di mobilia si estendono a fasce sempre più larghe di popolazione benestante, quindi si afferma il mobile “borghese” sistematicamente snobbato dagli studi perché ritenuto per lo più ripetitivo e di qualità non eccelsa. Il mobile napoletano, in particolare, non ha mai avuto una trattazione monografica soddisfacente e i pochi libri che lo trattano non comprendono l’Ottocento, se non attraverso alcuni esemplari d’eccezione.

[2] Quando si parla di mobile napoletano, si parla di un ambito che si allarga alla provincia e a tutta la Campania. In realtà all’ebanisteria napoletana si ispirano, con qualche variante, quella pugliese e calabro-lucana.

[3] Bardelli A., Il mobile italiano di metà ‘800, Edimarketing, Milano 2002 (edizione a fascicoli allegati alla rivista Cose Antiche), p. 28 n.50. La benemerita rivista, pubblicata dal 1992, avvalendosi di immagini inviate da lettori e da antiquari da tutti i luoghi d’Italia, ha costituito un formidabile data base per provare ad aggregare le varie tipologie di mobili per epoca e ambito regionale.

[4] L’ebanisteria napoletana durante il Settecento subisce vari influssi: prevalentemente quello francese, ma anche anglo-olandese. Durante l’Ottocento si affievolisce quello francese e subentra quello spagnolo.

[5] Senza voler riassumere in tre righe la storia del mobile di metà Ottocento, possiamo dire che – non solo a Napoli, ma un po’ in tutta l’Italia – negli anni Trenta e Quaranta domina il Barocco puro, mentre nella seconda metà del secolo diventano di moda il Barocchetto e un Neoclassicismo tardo (spesso definito Secondo Impero), che convivono tra loro nonostante le differenze, fino alla svolta impressa dallo stile eclettico che caratterizza, come già detto, la “fine du siecle”.

[6] Una ricerca su chi fossero i fratelli Ceparano non ha al momento prodotto alcun risultato. Eppure il mobile è realizzato con molta cura, segno che è stato prodotto in una bottega di buon livello. Saremmo grati a chiunque fosse in grado di fornirci notizie su questi artefici e sulla loro attività.

[7] La datazione per decenni, a caratterizzare una certa continuità nella produzione di un dato modello dalla sua “invenzione” fino alle sue più fiacche riproposizioni, è proposta in uno dei libri migliori mai scritti sul mobile dell’Ottocento. Si tratta di Donati A., Il mobile d’antiquariato per tutti, Mondadori, Milano 1989.