Fabbriche di mobili in Sicilia a fine Ottocento
di Andrea Bardelli
Durante una vacanza a Marettimo nelle isole Egadi, un’incursione nella locale pro-loco ha permesso di trovare un curioso documento che elenca, provincia per provincia, un certo numero di ditte attive in Sicilia, alla fine dell’Ottocento, nella produzione di mobili e fornisce alcune interessanti informazioni su questo specifico comparto d’attività (nota 1).
Poiché in quest’epoca numerosi mobili portavano un’etichetta con il nome del fabbricante, i nostri lettori, almeno i siciliani, potranno divertirsi a reperire in questo elenco l’artefice del proprio cassettone o della propria console.
Figura 1. Comodino siciliano della fine dell’Ottocento.
Cominciando dalla capitale, nel 1893 sono attive a PALERMO18 fabbriche di mobili comuni e artistici.
Cinque di queste producono principalmente letti in ferro e ottone.
L’industria della fabbricazione dei mobili è tra le più importanti in città, alcuni mobili vengono spediti anche sul continente o esportati all’estero. Numerose sono le iniziative non censite. Non risultano fabbriche all’infuori di Palermo, solo a Montelepre si ha la notizia di due piccoli opifici che costruiscono mobili ordinari.
La ditta più importante è la Solei Hebert (47 addetti) che produce mobili in legno di tutti i tipi e sedili imbottiti. Per questo tipo di produzione, essa ritira parte della stoffa da una propria fabbrica di tessuti a Torino (nota 2). La stessa ditta Solei Hebert ha un laboratorio per la produzione di specchi, con cristalli provenienti da Francia, Belgio, Inghilterra e Germania. Nello stesso comparto degli specchi operano anche le ditte Pietro Valenti, con cristalli dal Belgio e Giovanni Rutelli, che opera da solo. Altri nominativi di ditte attive a Palermo nella produzione dei mobili sono la Coen e C., emporio americano, le ditte La Mattina, Launaro e Bosco, e Mucoli. Meno importanti per numero di addetti sono le ditte Coco, Valenti, Raineri, Carmella, Cutania, Mandalà, Fardella.
Sono dovuti a Salvatore Valenti e a Salvatore Coco i migliori progressi fatti nell’arte dell’intaglio e della scultura in legno e della fabbricazione dei mobili in genere. I migliori artefici palermitani sono stati loro allievi. A Palermo è anche attivo l’Istituto Valentiniano, diretto da Vincenzo La Parola, scuola professionale di intaglio e scultura in legno.
Come già accennato, i letti in metallo, soprattutto ottone, costituiscono una specialità di Palermo, smerciati in tuta la Sicilia, sul continente e anche all’estero. Dei cinque stabilimenti, il più meritevole di citazione è quello di Luigi Cavallaro (50 addetti). A questi si aggiunge l‘Ospizio di Beneficenza, diretto da Antonio Catalano, che produce letti in ferro realizzati dai ragazzi ospiti.
Per quanto riguarda i materiali impiegati in quest’industria, il mogano, palissandro, ebano, ottone, packfong, nichel, stoffe provengono dal continente o dall’estero; noce, faggio e frassino sono per lo più di provenienza locale.
Procedendo in senso orario, a MESSINA nel 1897, data a cui si riferisce l’indagine, non si hanno notizie di fabbriche di grande importanza oltre alle comuni botteghe di falegname (da 9 a 4 addetti). Si fanno i nomi di Leva Luigi e figlio, Cardillo Andrea e C., De Cola Giuseppe, Ciraolo Francesco, Romeo Domenico, Romeo Francesco, Allegra Francesco, Mesiti Domenico; altre ditte ancora più piccole, 2 o 3 addetti ciascuna: Mesiti Felice, Quattrocchi Giovanni, Bitto Francesco, Mondello Giovanni, Santoro Natale.
Si costruiscono mobili comuni e di lusso, impiegando mogano, palissandro, noce, quercia, abete, castagno, ecc. Il legname per i mobili di lusso proviene da fuori quasi per intero, per quelli comuni solo in parte.
Altre ditte sono segnalate fuori Messina, a Barcellona Pozzo di Gotto, Graniti, Milazzo, Mistretta, Montalbano di Elicona, Motta Camastra, Naso, Patti, Sant’Angelo di Brolo, Santa Lucia di Mela e Taormina, ma non se ne fanno i nomi.
A Funari, operano 5 fabbriche per la produzione di pavimenti di legno.
L’industria più importante a Messina e quella della fabbricazione di sedie che vanta 18 fabbriche, tra le quali le ditte dei F.lli Calapai, di Giuseppe Vitali, dei F.lli Beglio Schirò, per un totale di 60 addetti compresi i verniciatori.
Si fabbricano in genere sedie ordinarie con legno di faggio proveniente dalla Calabria. L’impagliatura si fa con la corda ricavata dall’agave americana. L’industria della lavorazione dell’agave americana, detta volgarmente “zambara” o “zammara”, si esercita a Meri ed è considerata di una certa importanza nella provincia sebbene abbia carattere casalingo.
A CATANIA, nel 1887, si segnalano 5 fabbriche di mobili che impiegano 50 addetti, ma la ditta più importante pare essere quella di Celano Antonino (28 addetti), specializzata nella produzione di sedie “uso Chiavari”, ossia a imitazione delle celebri sedie, meglio note come “chiavarine”, prodotte a Chiavari (Ge), da Giuseppe Gaetano Descalzi. Un’altra grande fabbrica di sedie, questa volta in legno incurvato “uso Vienna”, ossia a imitazione delle sedie Thonet, è la ditta F.lli Sardella F.lli (59 addetti) ad Acireale; si specifica che quest’opificio fa uso di motori a vapore della forza di 12 cavalli dinamici. Altre fabbriche di mobili si segnalano a Caltagirone e a Bronte.
La ditta Musumeci Seminara Giuseppe (40 addetti) è specializzata nella fabbricazione di aste dorate per cornici.
Figura 2. Letto siciliano in ottone della fine dell’Ottocento (collezione Dimore di A. Tornabene, Sant’Anastasia, Ct).
Nel 1895, nella provincia di SIRACUSA, non vi sono grandi fabbriche, ma solo botteghe di falegnami presenti in tutti i comuni (Siracusa, Noto, Avola, Chiaramonte Guelfi, Palazzolo Acreide, Pozzallo, Ragusa, Ragusa inferiore) con un numero abbastanza rilevante di addetti..
L’unica ditta segnalata è la Grasso Cicero (5 addetti) a Vittoria. A Ragusa ha un notevole sviluppo la produzione di sedie, sia ordinarie sia fini, nella quale trovano impiego numerose donne per la copertura dei piani delle sedie stesse, per le sedie ordinarie intrecciando una corda fatta con le foglie della palma nana, per le sedie fini intrecciando una cordicella ricavata dalla fibra del cactus detta “zamarra”.
Nella provincia di AGRIGENTO (Girgenti) non esistono fabbriche importanti in questo ramo d’industria, ma solo piccole fabbriche di mobili che si distinguono dalle semplici botteghe di falegname, quali ne esistono in ogni comune. Ad Agrigento città è segnalata la ditta Mammano, mentre a Porto Empedocle si trova la ditta Alessandro de Cristina; 3 fabbriche sono a Sambuca Zabut e 5 a Sciacca.
A Sciacca risulta impiantata da pochi anni e in pieno sviluppo la fabbriche di sedie di Pietro Tripodi; altre fabbriche di sedie ad Agrigento, Grotte, Licata e Porto Empedocle, create da operai di Palermo e Catania.
A TRAPANI, nel 1896, l’industria del mobile risulta abbastanza sviluppata, ma non si segnalano grossi stabilimenti, il numero di addetti è limitato (60) e si preferisce produrre per commesse anziché per un assortito deposito. Sono attive le ditte F.lli Scontrino, Giuseppe Ravazza, F.lli Piacentino, Diego Candia, F.lli Corso. In provincia, ad Alcamo, sono attive le ditte Arduino Salvatore, Arduino Giuseppe, Mirabella Gaetano, Galati Sebastiano, Asta Lorenzo, Lo Curto Giuseppe (totale 18 addetti); a Castelvetrano, le ditte F.lli Geraci, Lo Cicero Vincenzo, La Grassa Gaspare, F.lli Scaminaci (4 addetti ciascuno in media); a Marsala, le ditte Bucaria Domenico fu Carmelo, Pietro Bonanno, G. Russo, A. Pinna, Ruggeri Gioacchino, F.lli Salvo e altri per un totale di 10 ditte (30 addetti); infine, a Monte Giuliano operano 5 ditte (10 addetti). In tutti i comuni esistono artigiani che fabbricano mobili e altri oggetti.
Anche nel trapanese è sviluppata la produzione di sedie. A Trapani è attiva la ditta F.lli Sorrentino (15 addetti) che fabbrica sedie comuni e fini, è abbastanza importante e costruisce anche altri mobili in legno. A Marsala operano la ditta Luigi Adamo e la ditta Mulè Francesco (18 addetti in totale); a Partanna esiste una piccola fabbrica dove lavorano il padrone e un operaio.
Figura 3 e 3 bis. Sedia impagliata siciliana (Marettimo, collezione privata).
NOTE
[1]
Il documento edito nel 1988 dall’ IRAC (Istituto Regionale per il Credito e la Cooperazione, si intitola “L’economia siciliana a fine Ottocento” e consiste nella riproduzione in fac-simile, degli Annali di statistica editi dalla Direzione Generale della Statistica del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, ossia di una serie di inchieste, realizzate a fine Ottocento, circa le condizioni economiche delle singole province.
Titolo di ciascuna inchiesta: “Condizioni economiche della provincia di ….”. Le province sono elencate in ordine alfabetico, l’ordine cronologico di pubblicazione delle varie inchieste è il seguente: Caltanissetta (1825), Catania (1887), Palermo (1893), Siracusa (1895), Agrigento [Girgenti] (1896), Trapani (1896), Messina (1897). Nonostante sia presente in quest’elenco, la provincia di Caltanisetta non viene considerata (almeno per quella parte di documento che è stato possibile consultare. L’industria del mobile è trattata nell’ambito delle “Industrie diverse” che comprende anche bottai e carradori.
[2] Altre fonti riferiscono che la Solei Hebert era una ditta di stoffe per arredamento con sede a Torino e quella di Palermo era la sua filiale. A commercializzare i suoi prodotti era un certo Carlo Golia, il quale, a fine Ottocento, impianta un laboratorio di ebanisteria con circa 20 addetti. Nel 1902, in seguito alla morte del Golia, il figliastro Vittorio Ducrot diventa proprietario unico e cambia il nome della fabbrica in “Ditta Ducrot, successore di C. Golia & C e di Solei Hebert & C.”, diventando una delle più rinomate aziende per la produzione di mobilia (E. Sessa, Mobili e arredi di Ernesto Basile nella produzione Ducrot, Novecento, Palermo 1980).