Agostino Campodonico e la tratta delle reliquie
di Andrea Bardelli (*)

In tempi relativamente recenti è stato pubblicato un reliquiario a forma di tempietto [Figura 1, nota 1], recante sul retro un’tichetta in parte rovinata [Figura 1 bis] sulla quale è stato possibile leggere:

Agostino Campodonico
ROMA
Strada Papale Via […] (C)esarini 46 e 47
Il medesimo eseguis(sce) […] qualunque
lavoro di […] Facciate […] Custodie del[…] Reliquie.

agostino-campodonico-reliquiario
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Figure 1 e 1 bis. Reliquiario eseguito in legno, carta e altri materiali, cm. 50×60, recante sul retro l’etichetta di Agostino Campodonico, collezione privata.

Di questo artefice, attivo nella prima metà del XIX secolo, sono noti altri lavori, tutti reliquiari, di cui mostriamo le immagini [Figure 2, 3, 4 e 4 bis, 5 e 6], tutti contrassegnati sul retro da un’etichetta facente riferimento a una Società mariana diretta da Agostino Campodonico, con sede a Roma in via Cesarini del Gesù n. 90.

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Figura 2. Reliquiario a forma di altare, realizzato in legno e carta colorata e dorata, cm. 49,5x35x7, recante sul retro un’etichetta con la scritta “Societa Mariana di Roma, diretta da Agostino Campodonico”, venduto dalla casa d’aste Balclis di Barcellona [Vedi].

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Figura 3. Reliquiario in metallo e altri materiali contenente le reliquie di 49 santi, cm. 15,24×12,7×3,17, recante sul retro un’etichetta con la scritta “Societa Mariana, diretta da Agostino Campodonico, Roma via de’ Cesarini al Gesis N 90“, il numeo 3990 e il nome Remo Guillon [Vedi].

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Figura 4 e 4 bis. Reliquario in silverplate su ottone, cm. 8×5,8×0,9, recante sul retro un’etichetta con la scritta “Societa Mariana, Roma”, un sigillo in ceralacca della Lipsanoteca e il numero di inventario 1676.

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Figura 5. Reliquiario in metallo, cm. 6,35x 5,08, recante sul retro un’etichetta con la scritta “Societa Mariana, Roma Via de’ Cesarini, al Gesù n.90” [Vedi].

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Figura 6. Reliquiaro a forma di Croce, cm. 28X15,24, recante sul retro un’etichetta con la scritta “Societa Mariana, Roma” [Vedi].

Può darsi quindi che questo Agostino Campodonico avesse trasportato la sede della sua attività, costituita dalla produzione di reliquiari, dal civico 46-47 al civico 90 della stessa via Cesarini a Roma, costituendo, allo stesso tempo, la Società Mariana sopra indicata.
A meno che non si tratti di un caso di omonimia, la vicenda personale di Agostino Campodonico si incrocia con quella di san Gaspare del Bufalo (Roma 1786-1837), fondatore della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, proclamato beato da papa Pio X nel 1904 e santo da papa Pio XII nel 1954.
Più precisamente, Agostino sarebbe stato uno degli allievi prediletti del santo presso il collegio di Albano Laziale, ma decise in seguito di abbandonarlo andando incontro a una vita angosciosa (nota 2).
Non sappiamo esattamente come andarono le cose, ma è probabile che le angosce di Agostino fossero legate a una torbida vicenda di cui parlarono le cronache del tempo.
Ne riferisce con una notevole acrimonia, in perfetta sintonia con la più fervida polemica anti papista, un padre protestante, certo Charles Haddon Spurgeon (1834-1892), all’epoca notissimo predicatore vissuto a Londra.
Nell’edizione del gennaio 1873 della rivista Sword of Trowel appare un articolo a firma C. H Spurgeon intitolato “The Religion of Rome”, in cui lo stesso autore saluta la pubblicazione di un volume con il medesimo titolo, curato da William Howitt e consistente nella traduzione dall’italiano in inglese di alcune lettere pubblicate su un giornale romano, incentrate sugli argomenti più diversi (nota 3).
Tra le tante questioni trattate, quella che più ci interessa riguarda un traffico di false reliquie.
Parlando di reliquie e del loro proliferare sfruttando la credulità dei fedeli, viene fatto l’immancabile riferimento a “… the two heads of St. Peter in Rome” (ossia alla presenza a Roma di due teste di san Pietro), nonché all’esistenza di così tanto legno proveniente dalla Vera Croce da poter costruire una nave ( “… as much wood of the true cross as would build a navy).
Vi si legge poi dell’esistenza di uno speciale dipartimento per le reliquie, la cosidetta Lipsanoteca, diretto da un vicario papale il quale nominava un soprintendente alle reliquie, nella fattispecie un gesuita, incaricato di stabilire a quale santo le varie reliquie appartenessero e come dovessero essere distribuite.

Ciò premesso, la notizia principale consiste nella segnalazione da parte del quotidiano romano La Capitale del 6 aprile 1971 della scoperta negli archivi segreti vaticani di un’inchiesta a carico di alcuni esponenti della Lipsanoteca per traffici illeciti di reliquie. Va notato che siamo all’indomani della presa di Roma attraverso la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) e che il clima che si respira è decisamente anticlericale.
La pubblicazione scatena le rimostranze vaticane e la conseguente minaccia di denuncia per calunnie, senonché compare un cero Giuseppe Colangeli, già impiegato della Lipsanoteca, il quale svela a La Capitale il contenuto degli illeciti coinvolgendo una serie di religiosi e due laici, Vincenzo e Giuseppe Campodonico. Questa più o meno la sequenza dei fatti: i Campodonico confezionavano le false reliquie utilizzando anonima ossa umane, quando non di animali, che venivano poi autenticate dai dirigenti della Lipsanoteca che avevano libero accesso ai sigilli del vicario episcopale.
La cronaca prosegue sottolineando che questi traffici si svolgevano fin dal 1828 quando a realizzare le false reliquie era il padre dei due Campodonico in questione, ossia il nostro Agostino.
Non possiamo dimostrare che sia lui l’allievo di Gaspare del Bufalo, nonostante le date lo rendano plausibile, certamente è lui che fonda e dirige la Societa Mariana di Roma, la cui etichetta compare sul retro della maggior parte delle reliquie di cui si ha conoscenza.
Concludiamo con un’altra curiosa coincidenza.
Il resoconto del processo di cui si è fatto cenno e le lettere di autodifesa del principale teste, ossia di Giuseppe Colangeli, sono stati raccolti in un libretto dal titolo Processo delle reliquie false, tradotto anche in tedesco e altre lingue e venduto a 2 lire presso un editore che aveva sede in via de Cessarini (sic) n. 76, ossia a metà strada tra i due successivi indirizzi della ditta di Agostino Campodonico.

(*) L’articolo è stato originariamente pubblicato anonimo e conteneva degli errori di impaginazione delle immagini.

NOTE

[1] L’oggetto è apparso sul mensile Cose Antiche n. 151 dell’agosto 2005 nell’ambito della rubrica L’Esperto Risponde, p. 61.

[2] La fonte da cui abbiamo tratto questa notizia  (http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/fioretti%20di%20san%20gaspare.htm) non è più disponibile in rete (3.8.2020).

[3] La fonte da cui abbiamo tratto questa notizia (http://www.spurgeon.org/s_and_t/relrome.htm) non è più disponibile in rete (3.8.2020).