Gasparo Forlani e i mobili a bambocci
di Andrea Bardelli

Riprendiamo una questione annosa, quella dell’origine dei cosiddetti mobili a bambocci liguri [Figure 1 e 2] e del possibile legame con mobili simili di presunta origine lucchese.

stipo-bambocci-genova-fine-xvi-secolo

Figura 1. Stipo in noce, Genova, fine del XVI secolo, Finarte, maggio 2009.

cassettone-bambocci-genova-fine-xvi-secolo

Figura 2. Cassettone in noce, Genova, fine XVI secolo, Il Ponte, Milano novembre 1998.

Quello dei mobili a bambocci diffusi sia a Genova che Lucca è un leit motiv, sul quale si è cullata a lungo la letteratura sul mobile d’antiquariato, prima che Gonzales Palacios ne smentisse l’origine toscana: “In realtà a quanto a noi risulta, non esiste un solo mobile di questo tipo la cui fattura sia documentata in quella città [Lucca]”(Gonzales Palacios 1996, p. 56).
Ad impedirci di archiviare completamente la vexata quaestio, vi è la scheda relativa a un cassone ligure [Figura 3] che Maria Clelia Galassi annette alla categoria dei mobili a bambocci, datandolo agli inizi del VI secolo e citando Gaspare Forlani, non già come uno degli autori di questi mobili, ma come uno dei pochi bancalari di cui si hanno notizie (Galassi 1993, p. 7). L’accostamento nel contesto di una (breve) scheda non è parso però casuale.

cassone-bambocci-genova-fine-xvi-secolo-nervi-museo-giannettino-luxoro

Figura 3. Cassone in noce, Genova, XVI, Genova Nervi, Museo Giannettino Luxoro Inv. n. MGL555.

Orbene, Forlani è lucchese e viene da pensare che potrebbe essere proprio lui l’anello di congiunzione tra i bambocci liguri e quelli lucchesi.
Se in questa scheda l’autrice pecca un po’ di ambiguità, la perdoniamo volentieri per l’eccellente lavoro fatto su Forlani in una sua precedente pubblicazione (richiamate nella scheda stessa), in grado di fornirci altri interessanti spunti di riflessione. Gaspare Forlani è un intagliatore in legno e di lui si hanno numerose notizie dal 1548 al 1602; delle tante opere documentate, l’unica pervenutaci è la cassa dell’organo collocato nel transetto sinistro della cattedrale di san Lorenzo a Genova (1554-55). Egli è a capo di un’equipe di intagliatori formata inizialmente da un certo Giorgio Francese, quasi subito sostituito da Jan Valton, da Oberto e Nicolò Castello, da Giovanni Passano (sul quale torneremo) e dal fratello Giuseppe Forlani, spesso al suo fianco, al quale pare competessero proprio i lavori di ebanisteria (Galassi 1987, scheda 4 p. 389).
Bisogna però subito dire che gli intagli della cassa dell’organo non hanno nulla che richiami i mobili a bambocci.
Forlani è di nuovo attivo in san Lorenzo nel 1564 per il restauro del coro ligneo anche se i documenti non chiariscono del tutto la natura dell’intervento, che pare abbia comunque riguardato il rifacimento di alcuni intagli. Del coro sappiamo da altra fonte che i lavori per la sua realizzazione si protraggono dal 1514 al 1565 e vedono impegnati diversi artefici: Anselmo de’ Fornari e il suo aiutante Elia Zocchi (1514), Gian Michele de’ Pantaleoni con Giovanni Piccardo (1527) e Gian Francesco Zambelli (1540), ai quali si aggiunge, nel 1565, il nostro Forlani (Dagnino-Di Fabio 1988 p. 28).
Osservando un’immagine del coro [Figura4], notiamo in alto dei protomi di busti umani che compaiono spesso nei mobili a bambocci genovesi a fungere da maniglie.

coro-ligneo-1514-1565-genova-basilica-san-lorenzo

Figura 4. Coro ligneo (noce), particolare, 1514-1565, Genova, Basilica di san Lorenzo (foto tratta da Dagnino-Di Fabio p. 19).

E’ forse questo l’unico elemento che accomuna i mobili a bambocci agli arredi lignei delle chiese genovesi (non solo di quelle che abbiamo qui citato).
De Fornari, Zocchi, Pantaleoni e Zambelli sono intarsiatori ed intervengono sulle spalliere, mentre, per quanto riguarda l’esecuzione degli intagli, l’unico nome pare quello di Giovanni Piccardo. Sembra poco probabile che Giovanni Piccardo possa essere quel Giovanni Passano, intagliatore, che, circa 27 anni dopo fa parte dell’equipe di Forlani impegnata nella cassa dell’organo. In ogni caso, la macchina intagliata precede in genere l’esecuzione delle tarsie, quindi saremmo propensi a datare gli intagli attorno al 1514, piuttosto che al 1527, quando il Piccardo interviene, tanto meno ricondurli alla mano di Forlani durante il restauro del 1564-65.
L’ipotesi che l’idea dei mobili a bambocci sia in qualche modo riferibile al lucchese Gaspare Forlani si indebolisce ulteriormente. A poco vale la considerazione che Forlani sia sia cimentato nel 1571 nella decorazione delle galee, produzione tipica dell’ebanisteria genovese, spesso accostata a quella dei mobili a bambocci (Morazzoni 1949 p. 28-29). Altrettanto poco significativa, appare ai nostri fini la notizia di un viaggio di Forlani presso la corte di Spagna, siamo ormai nel 1581, al seguito del pittore Luca Cambiaso (Galassi 1993); la riferiamo solo perché è proprio all’ambito culturale spagnolo che, in una precedente occasione [Leggi], abbiamo fatto risalire l’origine dei mobili a bambocci liguri, ipotesi che ci sentiamo, anche in questa sede, di confermare.

Su questa tipologia di mobili vedi anche:

Uno stipo dalla collezione Coke (gennaio 2013) [Leggi]

Bibliografia
-G.Morazzoni, Il mobile genovese, 1949.
-M.C.Galassi, Gaspare Forlani da Lucca in AAVV, La scultura a Genova e in Liguria dalle origini al Cinquecento, CR GE IM 1987.-
-A.Dagnino-C.Di Fabio, San Lorenzo e il museo del Tesoro, Sagep, Genova 1988.
-M.C.Galassi, Museo Giannettino Luxoro, Nuova Alfa, Bologna 1993.
-A. Gonzales Palacios, Il mobile in Liguria, Sagep, Genova 1996.