Moltani Giovan Battista: ebanista o altro?
di Andrea Bardelli

In una collezione privata di Legnano (Mi) si trova un cassettone con alzata lastronato in noce e radica di noce, con alzata dotata di un’unica anta a specchio e piano di scrittura “a giorno” ossia aperto, ovvero privo della tradizionale calatoia [Figura 1]; gli spigoli del corpo inferiore sono scantonati e difesi da lesene a ricciolo e i piedi sono a vaso.

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Figura 1. Cassettone con alzata, Lombardia, terzo quarto del XVIII secolo, Legnano, collezione privata.

È praticamente privo di decorazioni, fatta eccezione per un nastro mistilineo intarsiato sia sul piano di scrittura che sul relativo sotto piano scorrevole [Figura 1 a].

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Figura 1 a. Dettaglio della Figura 1.

Il mobile appartiene alla tradizione lombarda ed è collocabile attorno alla metà del Settecento; se da un lato, infatti, l’impianto è ancora rigido, il decoro a nastro (in sostituzione delle cornicette ebanizzate) è tipico dei mobili del terzo quarto del secolo.
La tipologia con piano di scrittura aperto è rara, ma non infrequente; in ogni caso non è il frutto di alcuna manomissione.
Forse il principale motivi di interesse di questo mobile è costituito dalla presenza di numerose scritte su diversi cassetti interni.
In una di queste si legge: “Batista Moltani F Milano” [Figura 1 b] che ha fatto immediatamente pensare potesse trattarsi dell’esecutore. Le altre sono invece di difficile letture e comprensione, in ogni caso: “Moltani Peppa” e “Peppa(andd [?])”; a ciò si aggiunge un marchio a fuoco “GB” all’interno di un cerchio [Figura 1 c].

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Figura 1 b. Dettaglio della Figura 1.

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Figura 1 c. Dettaglio della Figura 1.

Diciamo subito che nessun Battista Moltani compare tra gli artefici del legno che il nostro sito sta progressivamente censendo.
Si forma la convinzione che il nostro Moltani non sia l’esecutore del mobile, ma il suo proprietario e che abbia suddiviso con la moglie Peppa (?) l’uso dei cassetti interni del mobile, adatto a fungere da scrittorio e ripostiglio. La parola “f”, infatti, a patto di leggerla correttamente, non pare sufficiente a essere interpretata come un fecit.
Troviamo però negli archivi un Giovan Battista Moltino (forse il GB del marchio), pagato a saldo il 30 aprile 1728 per la doratura delle cantorie, poste sulle pareti ai lati dell’altar maggiore della parrocchiale di Busto Arsizio (Va); nello stesso documento si precisa che le cantorie sono state eseguite dai milanesi Carlo Bianchi e Francesco Bassi, impegnatisi per l’opera il 2 novembre 1726 e che la doratura doveva essere simile a quella dei pulpiti dorati dal milanese Francesco Bono nel 1726.
E’ probabile che Carlo Bianchi fosse il Carlo Bianco che nel 1728 sottoscrive gli atti di costituzione dell’Università degli intagliatori e scultori in legno di Milano e che Francesco Bassi appartenesse alla famiglia Bassi o Basso di cui faceva parte quel Gerolamo, convocato in data 9.1.1773 alla riunione relativa all’abolizione dell’Università dei falegnami, sempre di Milano (nota).
Sebbene si parli della parrocchiale di Busto Arsizio e il mobile sia da tempo immemorabile a Legnano che dista pochi chilometri, la provenienza degli altri artefici appena citati ci induce a proseguire la ricerca in ambito milanese. Qui troviamo un Giovanni Battista Moltani, orefice milanese, autore – in epoca imprecisata – di uno sportello di tabernacolo in ottone sbalzato, argentato e dorato e lapislazzuli, raffigurante la Cena di Emmaus, per una chiesa della Diocesi di Bergamo. Potrebbe trattarsi di un’omonimia, come è quasi certamente, il caso, pur restando “in zona” e nella stessa epoca, del Giovanni Battista Moltano che è stato parroco di Seregno (Mi) nel 1777.
In conclusione, la speranza di identificare l’artefice del mobile è andata delusa, ma la plausibile identificazione del proprietario nell’orefice Giovanni Battista Moltani, ci consente di confermarne la datazione alla metà circa del Settecento e a circoscrivere la zona di provenienza tra Milano e la sua provincia settentrionale.

NOTA
Sugli intagliatori milanesi della seconda metà del Settecento, tra i quali Carlo Bianchi, vedi l’articolo Intagliatori a Milano nel Settecento pubblicato in data 15.1.2012 [Leggi].
Per Gerolamo Basso o Bassi si rimanda all’articolo “Legnamari” attivi a Milano nella seconda metà del Settecento tra associazioni e libera iniziativa pubblicato in data 15.11.2009 [Leggi].
Tutte le informazioni sui vari Giovanni Battista Moltani/Moltano/Moltino sono state tratte da siti internet non più identificabili.