La Medusa “di Leonardo” tradotta in bronzo

di Attilio Troncavini

All’interno dell’imponente collezione di placchette in bronzo del Museo d’Arte Antica di palazzo madama a Torino si trova un rilievo che raffigura una testa di Medusa [Figura 1], identificata come il prodotto di un ignoto artefice, eseguita presumibilmente nel corso del XVII secolo.

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Figura 1. Testa di Medusa, placchetta in bronzo, XVII secolo, Torino, Palazzo Madama, Museo d’Arte Antica.

Eppure, c’è stato un tempo in cui questa placchetta era identificata con l’ambito tardo quattrocentesco fiorentino e addirittura collegata a un’idea di Leonardo.
In un articolo pubblicato su RA n. 3 del marzo 1913 (pp.50-54), Emil Schaffer rendeva note alcune opere, quadri e “oggetti in plastica”, pervenuti al Kaiser Friedrich Museum di Berlino su iniziativa del suo direttore Wilhelm Bode. Tra le opere acquistate, si segnalano in particolare due placchette raffiguranti la testa di Medusa, l’una in bronzo, l’altra in piombo, attribuite entrambe a ignoto fiorentino della fine del XV secolo [Figure 2 e 3].

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Figure 2 e 3. Testa di Medusa, placchette rispettivamente in bronzo e in piombo, ignoto artefice fiorentino, fine del XV secolo, Berlino, Musei Statali (non esposte).

Secondo il Bode le due placchette derivano dalla Medusa di Leonardo da Vinci, dipinto su tavola assai famoso a Firenze a fine Quattrocento e oggi perduto. Commenta Emil Schaffer: “… ipotesi ardita questa ma quanto più intensamente si guardano le due placchette, tanto più essa guadagna in verosimiglianza”.
La storia del perduto dipinto di Leonardo è riassumibile in poche righe.
Viene menzionato per la prima volta dall’Anonimo Gaddiano (1542-47) come opera di Leonardo “… una testa di Medusa con mirabili e rari raggruppamenti di serpi …” nel guardaroba di Cosimo I de’ Medici, successivamente in un inventario del 1533 o del 1553 e ancora dal Vasari nell’edizione definitiva delle Vite (1568), sempre esistente nel guardaroba di Cosimo I a Palazzo Vecchio a Firenze.
Dalla fine del XVIII secolo, in base a un inventario mediceo del 1784, fino a buona parte dell’Ottocento, si è ritenuto di identificarlo in una tavola che tuttora si trova agli Uffizi [Figura 4].

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Figura 4. Frank Snyders (attr.), Testa di Medusa, Firenze, Museo degli Uffizi.

A parte qualsiasi considerazione di tipo tecnico-artistico, questa attribuzione è inspiegabile perché in un catalogo di poco precedente (1769) la tavola già compariva come opera fiamminga del primo Seicento. L’opera era stata donata al granduca, probabilmente a Ferdinando de’ Medici nel 1667, da un suo paggio, Filippo de Vicq, per disposizione testamentaria dello zio Ippolito de Vicq.
Oggi il dipinto viene attribuito con qualche incertezza a Frank Snyders (1579-1657).
Nessuno può dire che aspetto avesse l’originale di Leonardo, quindi, pur non dubitando del fiuto di Whilelm Bode, resta da chiedersi su cosa egli abbia basato l’intuizione che le due placchette riproducessero il dipinto perduto. Probabilmente si tratta di solo di un’ipotesi azzardata, avanzata da una persona autorevole, difficile da smentire in assenza di riscontri oggettivi.

Ringraziamenti
Un sentiro ringraziamento a Volker Krahn, senior curator della Raccolta di sculture e del Museo per l’Arte Bizantina presso i Musei Statali di Berlino, il quale mi ha confermato che le due placchette sono tuttora a Berlino (non esposte) e pubblicate da Bange in Die italianischen Bronzen der Renaissance und des Barock, II, Relief und Plaketten, Berlino 1922, nn. 710-711.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, febbraio 2019 (non firmato)
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