Sorrisi e canzoni ovvero la pittura “licenziosa” di fine Settecento

della Redazione di Antiqua

Molti ricorderanno Agata, una canzone napoletana del 1937 scritta da Gigi Pisano, musicata da Giuseppe Cioffi e cantata da Nino Taranto e successivamente da altri artisti, tra cui Nino Ferrer, che ne hanno dato una loro versione.
Non è un mistero che la canzone nasconda un doppio senso abbastanza esplicito, laddove il protagonista, rivolgendosi all’amata che lo tradisce, recita il famoso ritornello: “Agata! Guarda! Stupisci! Com’è ridotto quest’uomo per te!
Per chi non ci fosse ancora arrivato, “Stupisci” è usato come esortativo, ma nella lingua napoletana significa anche “questo pesce” con chiara allusione al pene. Qualcuno ne ha fatto addirittura un’analisi psico-sociologica (nota 1).
Agli amanti della televisione ricordo, in proposito, la trasmissione del dicembre 2018 Guarda … stupisci di Renzo Arbore cui non è certo sfuggito il significato irriverente (nota 2).
Sullo stesso piano si muove la canzone L’uselin de la comare (L’uccellino della signora), una canzone di origine veneta (il testo originale riporta oselin) che appartiene alla tradizione popolare delle cosiddette “canzoni da osteria”, resa celebre da Cochi e Renato, ma incisa anche da Nanni Svampa, Enzo Jannacci e altri.
Entrambe queste canzoni moderne affondano le loro radici nelle canzoni licenziose secondo una tradizione che si tramanda dai tempi più antichi, come espressione di erotismo, ma anche trasgressione e forma di irriverenza verso il potere.
Per quanto attiene la storia dell’arte, tralasciando le immagini propriamente erotiche dipinte, scolpite e incise in varie epoche che danno origine a un vero e proprio genere per vouyeur, vogliamo qui segnalare alcuni piccoli dipinti i cui soggetti, apparentemente innocenti, rivelano, a nostro avviso, dei doppi sensi figurati.
Si tratta di per lo più di dipinti su vetro di piccole dimensioni databili tra la fine del XVIII secolo e i primi decenni di quello successivo. Circa la provenienza, la maggior parte di essi è attribuita al Veneto, ma molti vengono segnalati come austriaci.
Va detto che questi dipinti si presentano in genere in gruppi di quattro in cui i soggetti “licenziosi” o presunti tali si mescolano ad altre scene di genere dall’aspetto irreprensibile.
Il primo che mostriamo [Figura 1] proviene da una collezione privata dove è classificato come veneziano degli inizi del XIX secolo, mentre, nell’asta “Versace” di Londra del 2009, un esemplare pressoché identico era stato identificato come austriaco (lotto 217 insieme ad altri tre dipinti simili, ma di diverso soggetto) [Figura 2, nota 3].

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Figura 1. Scena galante, olio su vetro, Venezia, inizi del XIX secolo, cm. 45 x 40, collezione privata (uno di quattro).

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Figura 2. Scena galante, olio su vetro, Austria, fine del XVIII secolo, cm. 45 x 40, Sotheby’s Londra 18 marzo 2009 n. 217 (uno di quattro).

In tutti si vede un uomo che porge un grosso pesce a una dama, la quale regge la lenza; viene il sospetto che egli non stia esibendo le sue qualità di pescatore, quanto piuttosto le sue doti amatorie. Mentre uno di questi dipinti potrebbe fungere da illustrazione per Agata, ancor più L’uselin de la comare potrebbe avvalersi del dipinto in asta da Finarte nel marzo 1991 come veneto [Figura 3].

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Figura 3. Scena galante, olio su vetro, Veneto, fine del XVIII, cm. 32,5 x 41, Finarte 31 marzo 1991 n.312.

Qui un uomo abbraccia una dama attirando l’attenzione e il braccio di lei verso una gabbietta che contiene un uccellino. Sarà la posizione un po’ lasciva, sarà lo sguardo malizioso della pastorella che osserva la scena, viene spontaneo pensare a una raffigurazione allusiva.
Nella stessa asta Versace del 2009 (lotto 218), un dipinto pressoché identico veniva attribuito anch’esso al Veneto, ma con una datazione più avanzata, precisando nella didascalia del catalogo che il soggetto era tratto da una stampa di Datère.
Purtroppo, una ricerca sul Dizionario degli incisori del Milesi (nota 4) e in rete non ha consentito di identificare alcun incisore di nome Datère.
Per contro, il dipinto raffigurante l’uomo e la dama con il pesce è tratto abbastanza fedelmente da un’incisione di Giuseppe Wagner su un’idea di Jacopo Amigoni (nota 5) che si deve considerare quindi l’inventore del soggetto. Più precisamente, si tratta di un’incisione intitolata L’acqua facente parte di una serie dedicata ai Quattro elementi. In un esemplare che si conserva presso la Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco a Milano compare in primo piano un giovane intento ad attingere dell’acqua con un secchio [Figura 4] e, alla base, si legge: “Nell’acquoso ellemento ognor vedeste Dell’umana incostanza una figura: Ha il suo corso, ha le calme, ha le tempeste E scema, è calma e cresce; ma qual è non dura”.

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Figura 4. Amigoni Jacopo (inventore)-Wagner Giuseppe (incisore), L’acqua, acquaforte, bulino, cm. 70 x 50 (foglio), Milano Raccolta di Stampe Achille Bertarelli inv. M.P.P. 615; acquisizione Museo Poldi Pezzoli (deposito, 1997).

Sembra non esserci nulla di erotico in questo inno alla volubilità umana!
Lo stesso dicasi per gli altri tre elementi, rappresentati da gruppi di figure che svolgono attività del tutto innocenti connesse allo sfruttamento dei frutti della terra. Va osservato che questi altri soggetti sono completamente diversi da quelli rappresentati nei tre dipinti ad olio che nell’asta di Porro del 2018 accompagnavano il dipinto di cui alla Figura 1.
Presso la stessa Raccolta Bertarelli si conserva un’altra versione dell’incisione appena discussa [Figura 5], alla quale il dipinto a olio su vetro in discorso si attiene ancora più fedelmente, dal momento che in essa non compare il ragazzo intento ad attingere l’acqua. Jacopo Amigoni la firma in qualità di inventore, mentre l’esecuzione spetta a Johann Georg Hertel di Augsburg (nota 6).

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Figura 5. Amigoni Jacopo (inventore/incisore)-Hertel, Johann Georg (editore), Das Wasser-L’acqua, acquaforte, cm. 29 x 18, Milano Raccolta di Stampe Achille Bertarelli inv. Popolari Profane m. 1-3.

Si tratta di un’edizione in tedesco dalla stessa serie sui Quattro elementi con il doppio titolo Das Wasser e L’acqua. La cosa non deve stupire vista la caratura internazionale di Amigoni, attivo anche ad Ausburg, ma contribuisce a spiegare il successo di questi soggetti in ambito germanico.
L’incisione è corredata da due scritte, una in tedesco e l’altra in latino che, una volta tradotte, recitano rispettivamente:
Agli uomini spesso piacciono
i pesci soprattutto se la loro mano
ha l’abitudine di acchiappare qualcosa.
Il pesce ama i fiumi, che
però lo ingannano
perché il pescatore è sempre
pronto con le reti.
A meno che non si ipotizzino grossolani sottintesi, chi avesse sperato di trovare nella versione di Augsburg dell’incisione qualche spunto licenzioso è destinato a restare deluso.
Forse quindi l’interpretazione in chiave erotica è solo dell’autore dei dipinti oppure la malizia sta nello sguardo dell’estensore di questa nota che preferisce restare anonimo.

NOTE

[1] [Leggi].

[2] Aldo Grasso, Giochi di parole, doppi sensi, varietà: divertimento con Arbore, Corriere della Sera 13.12.18 [Leggi].

[3] Nella stessa asta, un dipinto su vetro con un soggetto del tutto simile (lotto 221) veniva classificato come “possibilmente veneto”.

[4] Giorgio Milesi, Dizionario degli incisori, Minerva Italica 1989.

[5] Jacopo Amigoni (1682-1752), pittore e incisore attivo presso le principali corti europee [Leggi]. Giuseppe Wagner (Thalendorf 1706-Venezia 1786), incisore a bulino e acquaforte (Milesi, op.cit. p. 339), è stato allievo di Amigoni.

[6] Probabilmente si tratta di Johann Georg Hertel II (1719 – 1768) incisore ed editore di Ausburg.
Le date di nascita e morte sembrano più attendibili e ricorrenti nelle fonti rispetto a quelle fornite da Milesi: 1734-1762 (op. cit. p. 180). E’ il figlio di Johann Georg Hertel I, anch’egli incisore e stampatore, attivo ad Ausburg tra il 1700 e il 1775.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, febbraio 2020

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