Le carte delle arance
della Redazione di Antiqua
Credo ci sia nel passato di molti, almeno dei cinquantenni di oggi, la celebrazione del rito di scartare un’arancia. Oltre al piacere di gustare un frutto per quei tempi esotico, il vero divertimento stava nello svolgere l’involucro di carta velina colorata, nel lisciarne i contorni con le dita, delicatamente, e nel fare un’infinità di giochi. Di solito erano i genitori a dirigere i giochi più “pericolosi”, come quello di abbandonare la cartina sulla fiamma di una candela per vederla innalzarsi sospinta dal calore, oppure quello di farne un cono, di accenderlo e di vederlo partire come un razzo verso il soffitto.
Ma la più grande sorpresa e soddisfazione consisteva nell’ammirare i disegni coloratissimi, fantasticando sulle località dai nomi curiosi: Palagonia, Francofonte, Mascali, Carlentini, Biancavilla, Floridia, Grammichele. Spesso, quindi, si cedeva alla tentazione di riporre le veline tra le pagine di un pesante libro e di farne oggetto di un’insolita collezione.
A riguardarle con occhio disincantato, queste immagini ci appaiono in tutta la loro ingenuità, ma proprio per questo il loro fascino resta pressoché immutato nel tempo, come pure immutati sono i soggetti che alcuni produttori irriducibili ci propongono anora oggi.
I più utilizzati sono gli animali: il leone, la tigre, l’elefante, l’antilope, ma anche la foca oppure il coloratissimo pavone. I cavalli sono quiasi sempre campioni come Furia o Ribot per sottolineare la qualità vincente del prodotto. C’è il Pippo disneyano che addenta un arancia, buccia compresa, ci sono anche il cane Dik e il gattino Miu Mao inventati dalla fantasia di qualche cartoonist locale.
Ogni tanto si incontrano dei soggetti surreali come un’arancia antropomorfa, vestita da bambina [Figura 1], la quale ci mostra una filastrocca che recita testualmente:
“ I piedini van più lesti
non son più gli occhietti mesti,
ci si sente forti e fieri con le arance di Calleri.
Le mie gote son paffute da che bevo le spremute
delle arance prelibate di Calleri, ricordate ! ”
… e via di questo passo.
Figura 1
Anche sulle scritte che accompagnano le varie immagini ci sarebbe da scrivere una piccola storia del costume. Il motto “Fragalà delizia e qualità” ci fa senz’altro sorridere e pensare ai modi di imbonire la merce nei mercati di paese.
Ogni tanto compaiono immagini del tutto improbabili, come quelle di un capriolo in cima a una vetta d’alta montagna. Potenza visionaria di chi, a Palagonia, di vette innevate ne deve vedere ben poche oppure il campanilismo di un importatore trentino che decide di opporre i propri vessilli allo strapotere del Sud ?
Sempre in tema di soggetti curiosi, è impossibile non citare un Superman in calzamaglia gialla, con una A sul pettorale, che spicca il volo servendosi di ali a forma di foglia d’arancio [Figura 2].
Figura 2
Sulle cartine delle arance sono raffigurate spesso procaci fanciulle in grado, forse un tempo, di procurare qualche turbamento nel consumatore. Immancabili sono poi i “negretti” che ci rimandano, sorridenti, ai climi torridi in cui si suppone le arance vengano prodotte e, forse, a vaghe nostalgie colonialiste.
Alcune cartine celebrano eventi sportivi come i mondiali di calcio oppure i gran premi di Formula 1 che fungono da pretesto per reclamizzare “l’arancia in pole position” [Figura 3].
Figura 3.
Nemmeno le veline delle arance sfuggono al gusto un po’ macabro di certe immagini religiose del nostro Sud; ed ecco un cuore trafitto e sanguinante che sembra tratto da un ex voto, oppure un calice da cui stillano gocce rosso vivo a simboleggiare la succosità del frutto [Figura 4].
Figura 4.
Altre cartine sono di gusto più sobrio e si limitano a svolgere diligentemente il loro ruolo di involucro, riportando unicamente il monogramma o la sigla del produttore. E’ il caso dell’arancia 5 + che non si capisce se sia semplicemente un marchio oppure un incoraggiamento a produrre frutti migliori. Al di la del loro intersse, alcune veline appaiono belle e preziose, nella loro fragilità, per il colore di fondo rosso acceso e per i fregi in oro zecchino.
Una delle più belle è quella dell’arancia Valentina [Figura 5], quasi certamente la figlia del proprietario dell’azienda, la cui fotografia, riprodotta in campo d’oro, ce la mostra, un po’ attonita, mentre lancia al mondo il suo tenero messaggio di freschezza.
Figura 5.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, 13 novembre 2013
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