L’ebanista milanese che si sigla GBM
di Andrea Bardelli
Il monogramma GBM viene alla ribalta quando Alvar Gonzales Palacios pubblica una coppia di cassettoni siglati e datati 1797 (A. Gonzales Palacios, Il gusto dei principi, Milano 1993, figure 612-615), variamente ripresi da altri autori.
Tra gli elementi decorativi vengono identificati “un fregio a motivo di girali di fogli d’acanto terminanti al centro con due grifi affrontati”, che li accomuna, e i medaglioni “Giove con l’aquila e Giunone” e “Due amanti abbracciati con Cupido”, che li distinguono al centro delle rispettive fronti (E. Colle, Dipingere coll’intarsiatura in legno: appunti sul mobile intarsiato in Lombardia, Rassegna di studi e notizie, Vol. XIX, Milano 1995, p.118 e p. 127).
Nelle stesse pagine, Colle ci dice che i due medaglioni identici a quelli in questione sono ripetuti su due esemplari datati 1799. Inoltre, egli si serve di questi elementi iconografici per attribuire alla bottega del monogrammista GBM alcuni altri mobili.
Si conoscono altri due mobili firmati: un cassettone proposto da Semenzato nel febbraio 1989, del quale la didascalia del catalogo riferisce di una scritta: “Ian Zonanda Luzzin (?) GBM fecit” [Figura 1] e un cassettone presentato da Semenzato-Finarte nel marzo 2003, lotto 86, firmato “G.B.M fecit dies … anno 1798, adi 31 dicc.” [Figura 2 e 2 bis].
Figura 1. Cassettone intarsiato siglato GBM, Milano, fine XVIII secolo, Semenzato, febbraio 1989, lotto 90.
Figura 2. Cassettone intarsiato siglato GBM (1798), Semenzato-Finarte, marzo 2003, lotto 86.
Figura 2 bis. Firma, particolare del cassettone di Figura 2.
Entrambi mostrano sia la fascia con i grifoni affrontati, sia il medaglione con i due amanti abbracciati e Cupido.
Che la fascia con i grifoni costituisca una sorta di firma è confermato da altri autori come Beretti il quale, a proposito di una coppia di tavoli attribuiti a GBM e proposti da Finarte il 26 ottobre 2006, lotto 375, dice, tra l’altro: “ Del tutto tipico del monogrammista è l’intarsio sulla fasce, caratterizzato da grifoni affrontati con lunghe code a mo’ di girali d’acanto”.
Il motivo del grifone si deve probabilmente a Giocondo Albertolli, il decoratore d’origine svizzera che fornisce a Giuseppe Maggiolini numerosi temi iconografici (vedi diffusamente: E. Colle, Giocondo Albertolli. I repertori d’ornato, Silvana, Cinisello B., Mi, 2002), ma doveva avere ampia diffusione anche altrove se lo troviamo intagliato e dorato sulla cimasa di una specchiera di palazzo Pitti a Firenze, eseguita nel 1789 da Lorenzo Dolci (E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005, p. 200).
Il punto è ora capire chi si possa nascondere dietro la sigla GBM.
Sulla questione aveva fatto un fugace cenno Beretti, il quale, a proposito di una coppia di commodes firmate GBM conservata presso la villa reale di Monza, decriptava la sigla come “monogramma di Giuseppe o Gaspare Bassano Milanese” (G. Beretti, Un contributo allo studio della tarsia lignea in Lombardia prima di Giuseppe Maggiolini, Rassegna Studi e Notizie, Vol. XVI, Milano 1991-92, p.33).
La cosa non ha avuto seguito – lo stesso Beretti la qualifica come semplice intuizione, verosimile ma priva di fondamenti certi – tant’è vero che nel volume di Colle sul mobile neoclassico si parla ancora di “anonimo artigiano che siglava i suoi lavori GBM” (Colle 2005, p. 326)
Tutto ciò premesso, gli stessi grifoni o comunque molto simili appaiono su una serie di mobili proposti da Finarte nell’ottobre 2002: una scrivania [Figura 3) e una coppia di comodini. Sotto il piano scorrevole della scrivania è stampigliato “alla francese”: Gaspare Bassano [Figura 3 bis].
Figura 3. Scrivania intarsiata stampigliata Gaspare Bassano, Milano, fine XVIII secolo, Finarte, ottobre 2002 lotto 389.
Figura 3 bis. Stampigliatura, particolare della Figura 3.
Una nota in calce alla didascalia che accompagna il mobile in catalogo specifica: “Il mobile potrebbe riferirsi all’ebanista Gaspare Bassani, così come menzionato da A. G. Palacios in Il Tempio del gusto tavv. 552-553-554, p. 273”.
Ciò sembrerebbe sufficiente ad avvalorare la prima intuizione di Beretti, ossia che GBM non sia altro che il milanese Gaspare Bassano o Bassani.
Vi sono però due ordini di perplessità. La prima è che alcuni addetti ai lavori, tra i quali lo stesso Beretti, dubitano dell’autenticità della scrivania. La seconda e che l’unico mobile firmato da Gaspare Bassani, reso noto da Gonzales Palacios e ripreso da numerosi altri autori, è molto diverso dai mobili di cui ci occupiamo.
E’ invece importante segnalare che un Gaspare Bassano esiste ed è citato come uno degli emuli più importanti di Giuseppe Maggiolini negli Atti della “Società patriottica di Milano diretta all’avanzamento dell’agricoltura e delle arti” pubblicati a Milano nel 1793 (Colle 1995, p.118).
In conclusione, non possiamo escludere che Gaspare Bassano e Bassani siano la stessa persona e che come Bassani abbia firmato un unicum, mentre come Bassano abbia inteso siglare una produzione, sempre di grandissima qualità, ma meno esclusiva. Potrebbe però anche essere, ed è l’ipotesi per la quale si propende, che Gaspare Bassano abbia inteso distinguersi dal quasi omonimo Bassani adottando il monogramma che tutti conosciamo e uno stile personalissimo.
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2011
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