Giovanni Zanni o Zanardi pittore
di Andrea Bardelli
a Corrado
Nel campo della ricerca storiografica, ci si può trovare a fare delle affermazioni delle quali non si è perfettamente convinti (si tratta in genere di questioni compendiarie), spesso per mancanza di tempo e per la necessità di chiudere il filone principale del proprio discorso. Si tende a farlo nonostante il rischio di risultare imprecisi, un po’ perché si spera sempre di averla azzeccata, ma ancor più perché si tiene aperta una sorta di sfida che magari qualcuno vorrà raccogliere.
Pare che questa volta si sia riusciti a chiudere il conto, almeno si spera, con una questione nata durante la redazione del volume Tutti nobilmente lavorati, sugli arredi lignei della chiesa di Castel Goffredo (Mn).
Uno degli arredi più belli e importanti della chiesa è sicuramente il pulpito, eseguito nel 1742 dall’artefice bresciano Rizzardo Carboni (1684 circa-1754) [Figura 1 e 1 bis].
Figura 1. Rizzardo Carboni (su disegno di Giovanni Zanardi), Pulpito, 1742, Castel Goffredo (Mn), prepositurale di Sant’Erasmo (foto di Benito Pellizzoni).
Figura 1 bis. Particolare della Figura 1 (foto di Benito Pellizzoni).
Le principali notizie sul pulpito si ricavano dalle Note spese dell’abate don Giacinto Tosani, il maggior benefattore della chiesa, di cui si hanno tre diverse versioni, conservate presso l’Archivio Storico Parrocchiale di Castel Goffredo.
Dalla versione denominata A, che è la più completa apprendiamo che il pulpito fu realizzato su disegno di un certo Gio. Zanni: “Per il regalo fatto al Signor Gio. Zanni [per] il dissegno del medemo Pulpito”. Più avanti si legge ancora di un pagamento di 180 lire piccole di Brescia “Per li fiorami alla Chinese fatti dal Signor Gio. Zanni Pittore”.
Di questo Zanni non si avevano altre notizie. Uno storico locale dell’Ottocento, il Gozzi, ne riferiva come “nostro pittore”, lasciando intendere che egli fosse castellano. In genere, però, don Tosani era solito affidare gli incarichi agli artefici più quotati, quindi difficilmente poteva trattarsi di un artista locale. In una delle ultime stesure del nostro lavoro, dopo qualche esitazione, era stata aggiunta l’ipotesi che potesse trattarsi del noto pittore e architetto cremonese Giovanni Battista Zaist (1700-1757), attivo a Brescia nel Duomo Nuovo negli stessi anni del Carboni (1735-46).
Fuochino.
La risposta, come abbiamo avuto modo di verificare a distanza di tempo, stava nella versione B delle Note di don Tosani, ma non dove si parla del pulpito, bensì dei “fiorami alla Chinese” che abbiamo già citato. Infatti, mentre le versioni A e C riportano il cognome Zanni (col nome Gio. la prima, Giovanni la seconda), nella versione B, con qualche difficoltà, si legge Giovanni Zanarghi.
Fuoco.
Quello che è stato da tutti considerato un errore di trascrizione è in realtà la chiave del problema e consente di identificare Gio. Zanni nel pittore bolognese Giovanni Zanardi (non Zanarghi), nato nel 1700, quindi coetaneo di Zaist (!) e morto nel 1769.
Zanardi giunge a Brescia il 28 luglio del 1736, chiamato dal pittore Francesco Monti, bolognese anch’egli, incaricato dai padri Filippini per la decorazione della chiesa di Santa Maria della Pace su progetto dell’architetto veneziano Giorgio Massari.
La trasferta bresciana diviene per entrambe un soggiorno definitivo tranne alcune incursioni a Cremona in san Girolamo (1743), a Sale Marasino in san Zenone (1748-54), a Grumello al Monte (1754) e, per il solo Zanardi, a Venezia (1763-64). Pensiamo che proprio durante i primi anni bresciani di Giovanni Zanardi sia avvenuto l’incontro con Rizzardo Carboni, attivo in diversi cantieri cittadini.
Come già anticipato, nel 1743, Zanardi e Monti si recano a Cremona per eseguire degli affreschi in san Gerolamo, dove suscitano il disappunto di chi se non di Gian Battista Zaist (rieccolo !) e di suo cognato Antonio Maria Panni, i quali avevano già affrescato il presbiterio della chiesa e la cappella annessa. Per altro, sarà proprio dalle invenzioni decorative di Zaist che Giovanni Zanardi trarrà numerosi spunti anche per i suoi successivi lavori.
Bibliografia (alla quale si rimanda per maggiori notizie su Carboni e Zanardi):
-A.Bardelli-A.Biondelli, Tutti nobilmente lavorati. Arredi lignei della prevostura di Castel Goffredo. Una parrocchia mantovana tra Lombardia e Veneto, Castel Goffredo, Mn, 2008.
-F.Farneti-D.Lenzi, Realtà e illusione nell’architettura dipinta. Quadraturismo e grande decorazione nella pittura d’età barocca (Atti convegno Lucca 2005), Alinea Firenze 2006, p. 255 e seguenti.
L’autore ringrazia il prof. Arturo Biondelli, coautore del volume sugli arredi lignei di Castel Goffredo, infaticabile setacciatore di archivi, il primo a fare il nome di Zanarghi e il prof. Valentino Volta di Brescia per le preziose intuizioni e conferme.
Post scriptum
Si sta verificando la possibilità che i fiorami alla chinese di cui si parla nell’articolo e nei documenti non siano andati perduti, ma possano essere individuati in alcuni fregi che contornano una serie di dipinti raffiguranti gli Apostoli, questi ultimi riferibili al pittore bresciano Giuseppe Fali (1697-1772), che si trovano sempre nella prepositurale di Castel Goffredo, ma questo sarà forse argomento di un prossimo articolo.