Placchetta cinquecentesca o falso di fine Ottocento?

di Attilio Troncavini

In qualche occasione, sul mercato antiquario, sono comparsi alcuni esemplari di una placchetta in bronzo raffigurante l’adorazione dei pastori [Figura 1].

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Figura 1. Adorazione dei pastori, placchetta in bronzo, Emilia (?), XVI secolo, mercato antiquario.

Di questa stessa placchetta si conoscono versioni diverse, talvolta di notevole qualità e caratterizzate da una raffinata cesellatura che arricchisce le vesti e taluni dettagli architettonici. Riportiamo in calce al presente contributo un elenco di alcuni esemplari conservati in collezioni pubbliche e private e la relativa bibliografia.
In alcune di queste placchette, sulla trabeazione che compare alle spalle del gruppo di personaggi, è visibile la scritta “.PARM.INVENT.”, su altre, nella stessa posizione si legge “IN EXCELIS DEO”, su altre ancore non compare alcuna scritta.
Per lungo tempo si è fatto credere che PARM. potesse significare Parmigianino, ossia il pittore Francesco Mazzola (1503-1540), oppure il medaglista emiliano Bonzagna che si faceva chiamare “Parmense”.
Questa duplice ipotesi è definitivamente rigettata dallo studioso Charles Avery nella scheda che correda l’esemplare conservato presso il museo Amedeo Lia di La Spezia.
Ma Avery non si limita a questo.
Facendo sobbalzare non pochi antiquari e mettendo in subbuglio il mondo dei collezionisti, infatti, egli suggerisce che dietro la scritta PARM.INVENT. si possa celare Luigi Francesco Parmeggiani (1860-1932), noto falsario che operava con il nome d’arte di Louis Marcy.

A sostegno della tesi di Avery interviene anche una considerazione d’ordine linguistico (che, per altro, lo stesso Avery sottace). L’eventuale fonditore cinquecentesco che si fosse firmato PARM. si sarebbe attribuito l’opera non con INVENT., bensì con INVENIT, eventualmente abbreviato INV., dal verbo latino invenire (nel senso di inventare). Poco plausibile, invece, l’utilizzo di INVENT. come abbreviazione di inventor, ossia inventore (Parmensis inventor), oppure di inventio, ossia invenzione (inventio Parmensi).
Parmeggiani avrebbe quindi “inventato” la placchetta imitando lo stile dei maestri fonditori e orafi del XVI secolo, dichiarandolo provocatoriamente servendosi del maccheronico INVENT.

Lo stesso Avery, in realtà, aggiusta subito il tiro ammettendo che alcuni degli esemplari noti posano essere cinquecenteschi, anche se, in questo caso, il termine INVENT., attribuito a Parmeggiani, perderebbe gran parte del suo significato.
Il punto è proprio questo.

Siamo in grado di dimostrare, innanzi tutto, che questo soggetto non è un’invenzione di Parmeggiani.
Infatti, sull’altar maggiore della chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano si trova un tabernacolo in marmo nero con inserti in marmo policromo e applicazioni in argento e bronzo dorato [Figura 2], la cui porta, decorata in argento sbalzato, riproduce esattamente il soggetto dell’adorazione dei pastori di cui stiamo discutendo.

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Figura 2. Tabernacolo, Milano, chiesa di Santa Maria del Carmine, altar maggiore.

A proposito del tabernacolo si confrontano i pareri di due studiosi: la Tea che lo definisce “Tabernacolo d’eccezione, espressione del nuovo gusto rocaille interpretato con una serietà ignota al mobile profano” (E. Tea, Le arti minori, Storia di Milano, XII, Milano 1959 p. 805, foto p. 809) …) e lo Stoppa che lo considera ottocentesco, a nostro avviso giustamente, facendo riferimento ad un’iscrizione che data anche l’insieme dell’altare: MDCCCVIII, ossia 1808 (Stoppa, Intagli lignei al Carmine di Milano, Arte Lombarda 1998, nota 38, p.56).
Se all’epoca in cui il tabernacolo è stato realizzato il Parmeggiani doveva ancora nascere, è impossibile che egli possa aver “inventato” il soggetto come la scritta lascerebbe intendere.
Ma anche qualora si fosse proposto semplicemente di “reinventare” un soggetto antico, ben difficilmente egli avrebbe attuato la sua provocazione sfruttando un’iconografia che, ancora nell’Ottocento, pochi decenni prima delle sue performance, dimostrava una certa vitalità.
Ricusiamo quindi l’ipotesi di Avery, anche se è possibile che alcuni degli esemplari in circolazione possano essere il risultato di fusioni ottocentesche, tratte da matrici ricavate da originali del XVI secolo. E’ il caso, ad esempio, di una placchetta dell’Adorazione dei pastori, apparsa sul mercato antiquario (Semenzato 15.5.2005 n. 555) insieme a una Deposizione, suo tradizionale pandant, attribuite a bronzista del XIX secolo.

Esemplari noti
-Brescia, Musei Civici, Inv. nd (Rizzini 1889 n. 153; Rossi 1974,n. 218 p. 130, fig. 89 ), 19,6×14,6, scritta GLORIA IN EXCELSIS DEO, s.d.
Padova, Musei Civici, Inv. n.213 (Banzato-Pellegrini 1989, p. 112 n. 116), 19,4×14,5, scritta PAR.INVENT., 1520.
La Spezia, Museo Civico Amedeo Lia, Inv. Bp61 (Avery 1998, p.290 n.210), 20×15, scritta PARM.INVENT., 1561.
Collezione Imbert (Imbert 1941, p. 62 n. 159, tav. XXXIII n. 1), 19,2×45,0, scritta PARM.INVENT., s.d.
Pandolfini n. 2 7.10.1985 n. 93 p. 8 e Tav. 15, 19,0×14,4, scritta PARM.INVENT., s.d.

Bibliografia
-Rizzini, Illustrazione dei Musei Civici di Brescia. Placchette e Bassorilievi, Brescia 1889.
Imbert E.-Morazzoni G., Le placchette italiane. Secolo XV-XIX, Alfieri, Milano 1941.
Rossi F., Musei Civici di Brescia. Placchette. Secoli XV-XIX, Neri Pozza, Vicenza 1974.
Banzato D. Pellegrini F., Bronzi e placchette dei Musei Civici di Padova, Editoriale Programma 1989.
Avery C., Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie (catalogo del Museo Civico Amedeo Lia di La Spezia), Fondazione CR La Spezia, La Spezia 1998.


Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2010

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