Pozzi e Cazzaniga, artefici del legno tra Milano e provincia nel Settecento
di Andrea Bardelli
Nel Santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho troviamo due artefici, più precisamente un falegname e un intagliatore, che rappresentano due diverse generazioni e dimostrano come gli artefici milanesi si spingessero spesso oltre i confini comunali per aggiudicarsi le commesse ecclesiastiche.
Il primo, Antonio Maria Pozzi, rappresenta la vecchia generazione, quella spazzata via con l’abolizione dell’Università dei falegnami avvenuta nel 1773 [Leggi], seguita dalla soppressione di quella degli intagliatori nel 1774 [Leggi].
Infatti, egli viene convocato (come Pozzo Antonio Maria) in data 9 gennaio 1773 alla riunione che avrebbe sancito detta abolizione e vi partecipa due giorni dopo in qualità di consigliere di Porta Orientale. Che abitasse in porta Orientale, parrocchia di S. Babila, lo apprendiamo anche da altre fonti (Forcella 1974, p.69; Colle 2003, p. 374).
Diversi anni prima, nel 1747, egli esegue per il Santuario di Rho un coro in noce che è tutt’ora esistente, anche se ampliato nel 1938 [Figura 1].
Figura 1. Antonio Maria Pozzi, coro ligneo, 1747, Rho, Santuario.
Nello stallo centrale, bassorilievo in bronzo dello scultore Carlo Beretta (1690 ca.-1765 ca.) raffigurante Carlo Borromeo (Lavazza p. 33).
Due anni dopo, nel 1749, lo troviamo a Milano, dove stipula un contratto con la scuola del SS Sacramento di San Carpoforo per la realizzazione ivi del coro. Il lavoro potrebbe anche non essere stato eseguito perché, già nel 1760, la parrocchia di San Carpoforo, dove effettivamente aveva sede la Scuola del Santissimo Sacramento, si era ridotta al punto da avere un solo parroco ed essere soppressa nel 1787, diventando sussidiaria della chiesa di Santa Maria del Carmine, ove furono trasferiti i registri (vedi). Attualmente, la chiesa che ha sede in piazza Formentini è sconsacrata e ospita occasionalmente alcune iniziative della vicina Accademia di Brera.
Non sappiamo se vi fosse un legame di parentela con Antonio Domenico e Carlo Domenico Pozzi, i quali eseguono alcuni lavori in bronzo per l’altare della chiesa di S. Giorgio a Palazzo (Forcella 1974, p.67).
Il secondo artefice di cui ci vogliamo occupare è Benedetto Cazzaniga, del quale si hanno le prime notizie proprio in quel cruciale 1773, anno in cui, per lo stesso Santuario di Rho, intaglia un baldacchino, presumibilmente di quelli destinati a sovrastare l’altar maggiore, dorato da Paolo Ferrari. Il baldacchino è stato distrutto in occasione delle trasformazioni promosse dal Concilio Vaticano II (Lavazza, p. 48, nota 22).
Di questo Ferrari sappiamo che egli compare, come Paolo Ferrario, in qualità di doratore tra le maestranze attive a Palazzo Reale a Milano nel periodo 1775-1778 (Colle 2001, p. 208).
La notizia viene fornita anche da Paolo Cesari (sebbene con un diverso scarto temporale), secondo il quale, oltre al citato Ferrario, tra gli artefici impiegati dagli architetti imperiali per il rinnovamento delle sale di Palazzo Reale a Milano, tra il 1777 e il 1783, figura anche il nostro Benedetto Cazzaniga, insieme a Stefano Albani, intagliatore, e a Giuseppe Clerici, anch’egli doratore (Cesari 2006, 100407).
Sempre a Rho, nel 1775, Cazzaniga aveva eseguito due pulpiti intagliati, arricchiti nel 1925 con l’aggiunta nelle cimase degli stemmi pontificio e arcivescovile [Figura 2], avvalendosi questa volta della collaborazione di Vincenzo Rossi come doratore (Lavazza, p. 30).
Figura 2. Benedetto Cazzaniga, pulpito, 1775, Rho, Santuario.
Il sodalizio tra Cazzaniga e Rossi si ricompone a palazzo Greppi a Milano dove Benedetto realizza nel 1778 la decorazione lignea del salone, probabilmente su disegni di Giocondo Albertolli (Beretti, 2005, p. 23), altri lavori (idem, p. 24) e alcune cornici pagategli nel 1779 (idem, p.29), mentre Vincenzo, nello stesso luogo e negli stessi anni (1778-79) viene pagato per vari lavori di doratura e decorazione (Beretti 2005, p. 33).
Segnaliamo, infine, un ultimo lavoro di Benedetto Cazzaniga, ancora per il Santuario rodiense dove nel 1780 disegna e intaglia le due casse dell’organo [Figura 3], che vengono però dorate, non sappiamo da chi, solo nel 1791 (Lavazza, p. 34).
Figura 3. Benedetto Cazzaniga, cassa dell’organo, 1780, Rho, Santuario.
Bibliografia
-Lavazza Stefano, Il Santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho, Officina Libraria, Milano s.d..
–Forcella Vincenzo, Intarsiatori e scultori di legno che lavorano nelle chiese di Milano, Forni, Bologna 1974 (anastatica edizione 1895)
–Colle Enrico, L’arredo di Palazzo Reale, in Il Palazzo Reale di Milano a cura di E. Colle-F. Mazzocca, Skira, Milano 2001.
–Colle Enrico, Il mobile Rococò in Italia, Electa, Milano 2003
–Beretti Giuseppe, La magnificenza del banchiere, Inlimine, Milano 2005§
–Cesari Paolo (a cura di), Benedetto Cazzaniga, AbacuSistemArte, 2006, cod. 100407.
Le foto sono di Paolo Origoni e sono tratte dalla guida storico artistica di Stefano Lavazza, Il Santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho, Officina Libraria, Milano s.d..
Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2010
© Riproduzione riservata