Eugenio Baresani mobiliere e patriota bresciano

di Andrea Bardelli

Il nome di Eugenio Baresani compare sul retro di un comodino [Figure 1 e 2] in un’etichetta a stampa in cui si legge, con una certa difficoltà:
Baresani Eugenio
Negoziante fabbricatore di mobili
con assortimento in generi di Tapezzeria
Negozio e Magazzeno in Brescia
Contrada della Mercanzia […] della Camera di Commercio [Figura 3].

eugenio-baresani-comodino-brescia-seconda-metà-xix-secolo
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Figure 1 e 2. Eugenio Baresani, comodino in noce e radica di noce, metà circa del XIX secolo, Corvione di Gambara (Bs), collezione privata.

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Figura 3. Etichetta. Particolare della Figura 2.

Il comodino, pur nella sua semplicità, è piuttosto interessante ai fini della datazione.
Concentrando la nostra attenzione sullo spigolo, troviamo una colonna costituita da una successione di sfere che si alternano ad anelli che ricorda, da un lato, la cosiddetta “godronatura” (motivo formato da una sequenza di sfere) che si afferma attorno al 1825, dall’altro, la tipica tornitura che caratterizza i cassettoni dal Secondo Impero in poi, ossia post 1850.
D’altro canto, l’arrotondamento che marca lo spigolo in alto, a livello del bordo sotto il piano, e il profilo tondeggiante che lo caratterizza in corrispondenza della fascia inferiore sono reminescenze (citazioni) dello stile Luigi Filippo (1830-1848).
La datazione che si vuole proporre è quindi il 1850 circa, non potendosi escludere una ripresa di qualche decennio più tardi.
Anche qualora non fosse indiscutibile l’origine bresciana del mobile, vi sono alcuni elementi che lo rendono “lombardo-veneto”: l’utilizzo della radica “a tutto campo”, che accomuna diversi esemplari sia veneti sia lombardi dalla metà del Settecento in avanti, e il piede tornito di forma allungata che è tipico dell’ebanisteria ottocentesca veneta (rispetto a quella lombarda che predilige il tipico piede a cipolla).
Le notizie raccolte in prima battuta sul mobiliere Eugenio Baresani si sono rivelate piuttosto scarse. Risulta titolare a Brescia di una fabbrica tradizionale, priva di macchine operatrici, con 18 falegnami e 6 apprendisti, distintosi a Firenze nel 1861 per un tavolo intarsiato (nota 1). Evidentemente ci si riferisce alla prima Esposizione Nazionale Italiana, più precisamente l’Esposizione Nazionale di Prodotti Agricoli e Industriali e di Belle Arti , svoltasi a Firenze nel 1861 subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia.
Altre notizie le ricaviamo dall’edizione del 12 marzo 1891 de Il Cittadino di Brescia (Anno XIV n.58), in cui la consueta pagina dedicata alle pubblicità era stata acquistata per intero proprio dai grandi magazzini Eugenio Baresani, con incisioni che illustravano i loro mobili in vendita e relativi prezzi.

Esiste però un Eugenio Baresani di cui parlano le cronache risorgimentali, amico di Tito Speri e legato al movimento insurrezionale bresciano (nota 2).
Grazie a un contatto con la famiglia Baresani, è stato possibile non solo accertare che si tratta della stessa persona, ma acquisire notizie in gran parte inedite (nota 3).
Eugenio Baresani, fu Pietro, nasce a Brescia il 24 febbraio 1825 e muore il 4 gennaio 1897, sempre a Brescia dove ha sempre esercitato, come già accennato sopra, l’attività di costruttore e negoziante di mobili nella casa di proprietà in via Mercanzia, ora Goffredo Mameli.
In essa si fabbricavano mobili che arredavano appartamenti signorili, specie della provincia di Brescia e di Bergamo, e la fabbrica era una delle più quotate della Lombardia per la varietà e il buon gusto”. La fabbrica, non più esistente, “diede origine ad altre fabbriche in Brescia, quali quella di Gaeti e di Maghini e di Norbis”.
Già nel 1848 Eugenio Baresani prende parte al Comitato insurrezionale presieduto da Tito Speri e alcune riunioni si tengono nelle cantine della casa di via Mercanzia. Risulta inoltre che tra le maestranze del suo negozio trovano rifugio vari perseguitati politici e che nella sua casa sono ricoverati e curati alcuni feriti. Nel giugno del 1959, si incarica, con grande sprezzo del pericolo, di portare personalmente alcuni proclami oltre le linee nemiche per promuovere l’insurrezione in Veneto; è catturato, ma riesce a fuggire nei campi e far ritorno a Brescia recando preziose informazioni sulle postazioni austriache. A conferma dell’eclettismo di Eugenio Baresani registriamo che egli “… fu un brillante ed appassionato corridore di cavalli … e riportò molti premi alle corse di Brescia ed a Milano …”.

NOTE

[1] Sergio Onger, Verso la modernità. I bresciani e le esposizioni industriali 1800-1915, Franco Angeli, Milano 2010, p. 276; ivi citato: Demetrio Carlo Finocchietti, Industrie relative alle abitazioni umane con notizie monografiche sulla scultura e tarsia in legno …, Editore G. Pellas, Firenze 1869, p. 272-273.

[2] Sul Baresani patriota si possono consultare le seguenti fonti:
http://www.dizionariorosi.it/schedaPersona.php?id=1327; http://www.ateneo.brescia.it/controlpanel/uploads/commentari-1908-2008/CAB1933.pdf
http://www.amibrescia.it/files/COMITATO-SEGRETO-BRESCIANO.pdf

[3] Quanto segue è tratto in gran parte dallo stralcio (pp. 7-11) di un dattiloscritto sulla famiglia Baresani, scritto attorno agli anni Cinquanta del Novecento da Carlo Baresani (nipote di Eugenio).

L’autore ringrazia sentitamente il signor Franco Baresani Varini per la cortese disponibilità con la quale ha fornito le notizie riguardanti il suo bisnonno Eugenio e la figlia Camilla Baresani per essersi prestata a fare da tramite.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, novembre 2014

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